dal sito LA NUOVA BUSSOLA, 15-04-2016
L'Esortazione post-sinodale di papa Franceso Amoris laetitia
Dal momento in cui è stata pubblicata l'esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia, tutti i commenti, a cominciare da quelli dei collaboratori più vicini al Papa, si sono concentrati sul capitolo ottavo, quello dedicato alle situazioni irregolari. Degli altri otto capitoli non si è parlato affatto, eppure - come ha rilevato La Nuova BQ il primo giorno - ci sono diversi spunti che vale la pena valorizzare. Qualcuno ha detto che è come se fossero due documenti in uno. Per questo oggi, senza nulla togliere agli approfondimenti fatti in questi giorni, vogliamo raccontare anche l'Amoris Laetitia ignorata.
Chi ce la racconta giusta? La prima raccomandazione ad amici e parrocchiani è stata: lasciate perdere i commenti dei giornali e soprattutto non fatevi catturare dai titoli ad effetto; abbiate l'intelligenza e la pazienza di leggervi il documento tutto intero. L'esortazione di papa Francesco Amoris Laetitia è lunga come un fiume e ampia come il delta del Po. Ci si può mettere qualche giorno a percorrerla tutta, intrigati fra l'edizione virtuale e quella cartacea.
Al di là dell’impuntarsi in tanti commenti e valutazioni, conviene piuttosto fare delle sottolineature. La lettura di queste pagine non provoca ansia, ma allarga il respiro. Di capitolo in capitolo non si svolge un confronto con una dottrina angolosa e puntigliosa, ma ci si imbatte in una compagnia, si entra nelle case, si vive con le persone. Si percepisce la gioia di essere cristiani e di avere una Chiesa, dei maestri e compagni strada che aiutano a vivere: mostrano la bellezza del cammino e non ti mollano quando hai un cedimento o ti ferisci.
Ci si accorge di navigare dentro una compagnia stabile e positiva: ci è capitata una grande fortuna ad essere cristiani, la fortuna di essere introdotti a un senso della vita profondamente umano, di godere per la cura che altri ci prestano, fino al rispetto e alla compassione verso chi si comporta diversamente o malamente, fino all'attenzione verso le debolezze nostre e quelle altrui. Risuona l'eco del “Preconio” pasquale, non solo per una vicinanza di tempi: «Felice colpa che meritò un così grande salvatore!».
L'esortazione del Papa si snoda lungo un ricco e variegato panorama. Nel titolo Amoris laetitia rimbalza quella Gioia del Vangelo che segna il primo grande documento di papa Francesco, e ne pervade tutti i percorsi. Se ne possono scorrere le pagine, scoprendo la ricchezza e la complessità della famiglia e delle famiglie, la loro bellezza e problematicitá, l'unità e la varietà, l'immagine di Dio, semplice e straordinaria che vi si riflette, il volto e il cuore di Cristo sposo, la grandezza dell'amore coniugale che edifica il mondo. Chi non desidererebbe comunicare questo sguardo e questo messaggio e la bellezza di questa impresa ai ragazzi, ai giovani che si sposano e a quelli che non si decidono, e soprattutto a chi abita e vive la propria famiglia? Non possiamo ridurci a rimanere succubi delle immagini stravolte che invadono le nostre case dagli schermi televisivi e dai tablet; non vogliamo rimanere schiacciati nell'angoscia delle perversioni maschio.femmina assurdamente combinate e congestionate. Abbiamo bisogno di aria e di luce.
Le case della Bibbia, nella storia dalla creazione in poi, i figli come virgulti d'ulivo che crescono sulle sponde di un Dio-comunione-famiglia; Gesù nella sua casa e nelle case degli uomini, nella nostra casa; e poi la sofferenza e il sangue, la fatica delle mani nel lavoro, la tenerezza dell'abbraccio, la perseveranza di un cammino di edificazione della vita. Qui si racconta la realtà della famiglia nel suo percorso accidentato e nell’individualismo che la corrode, nelle difficoltà che l’attraversano tra guerre e migrazioni e crisi. Ma ci si apre a una nuova speranza con la presenza di Gesù e la sua misericordia continuamente ripresa nella Chiesa: non solo nelle parole dell’annuncio, ma nei fatti reali.
Le pagine che disegnano l’intimità coniugale e la trasmissione della vita, poi quelle che raccontano l’amore in tutti i suoi passaggi, fino alla consistenza del padre e della madre, esaltano un percorso di umanità. L’amore familiare viene cantato con l’inno di carità di Paolo che ne tratteggia tutte le tessere del mosaico. Si racconta dei figli, della loro crescita, fino all’educazione sessuale e alla trasmissione della fede. Come si può riassumere un testo così? Si può guardarlo, desiderarlo, domandarlo, e persino viverlo. Si può tentare di farne l’anima della propria vita familiare e della propria azione pastorale.
E i punti controversi? E la dottrina contraddetta? E la pastorale realmente praticata? E le posizioni favorevoli e quelle contrarie? Salomone non ha tagliato in due il bambino per consegnarne metà a ciascuna delle due mamme; le ha invece provocate e fatte reagire. Papa Francesco prende sottobraccio le persone lungo la loro strada, guardandole una per una. Il suo è uno sguardo sulla realtà, è l’accompagnamento di un padre che desidera accogliere tutti i suoi figli tenendo conto «dell’innumerevole varietà di situazioni concrete».
E allora, invece di pretendere il verdetto che ci risparmia ogni fatica di discernimento e di accompagnamento, invece di esaurirci nell’esegesi delle parole dette o non dette nel documento del Papa, perché noi stessi, padri e madri, sposi e spose, figli e figlie, sacerdoti e consacrati, parrocchie e comunità, non ci facciamo carico dei nostri fratelli malati o feriti o deboli, accettando la fatica del capire, l’impegno del condividere, la carità della misericordia? La Chiesa è un popolo che cammina con tutti i suoi figli fino alla casa del Padre che ci ama.