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“Sposati e sii sottomessa”: la giornalista dà scandalo

Costanza Miriano“Sposati e sii sottomessa”:                        la giornalista dà scandalo
di Stefano Lorenzetto, Il Giornale

I giornalisti scrittori alla fine dei loro libri sono costretti a elogiare gli archivisti di redazione, altrimenti con che faccia potrebbero chiedergli ancora i ritagli dai quali scopiazzare per i volumi successivi? Non Costanza Miriano del Tg3, che al termine di Sposati e sii sottomessa, ma anche di Sposala e muori per lei, entrambi editi da Sonzogno, al capitolo Ringraziamenti rivolge un deferente omaggio a Dio («anche per quello che neppure capisco»), alla Madonna («in paradiso si entra solo per raccomandazione, non certo per meriti, mettici tu una parola buona»), a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI («i due Papi della mia vita»), alla Chiesa («che nei secoli ha accolto i migliori cervelli in circolazione»).
Già questi riconoscimenti a una redattrice di Telekabul potevano costare la lapidazione. Ma poi, alla Zanzara su Radio 24, la Miriano è andata oltre, dicendo che la legge sull’aborto dev’essere cancellata, che i figli indesiderati vanno comunque partoriti e dati in adozione, che le piace Vladimir Putin perché è contro la propaganda omosessualista, che il progetto sull’uomo non geneticamente modificato prevede che i bambini abbiano un padre e una madre. In 12 minuti, la summa del politically incorrect.
Eppure ancor oggi Costanza Miriano non si capacita dell’ondata di furore che l’ha travolta: «I titoli dei libri li ho presi a prestito dalla lettera di San Paolo agli Efesini, “le mogli siano sottomesse ai mariti, e voi, mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa, fino a sacrificare la sua vita per lei”, cose che neanche i preti osano più dire», sorride soave. Le offese su Facebook («il più elegante mi ha consigliato di fare del mio organo sessuale un porto di mare») sono nulla a confronto con l’indignazione che la giornalista ha suscitato in giro per l’Europa. In Spagna il Consiglio comunale di Granada, dov’è stata stampata l’edizione iberica di Sposati e sii sottomessa, ha votato un ordine del giorno di condanna e Ana Mato, ministro dell’Uguaglianza, ha chiesto il ritiro del libro dal commercio. «Ppe, Psoe e Izquierda unida hanno presentato in Parlamento una mozione che chiede alla Fiscalía, la loro Procura, un’indagine sul mio conto. Motivo per cui, quando Telecinco mi ha invitata a un dibattito in studio, mi sono ben guardata dal volare a Madrid: quelli riescono pure ad arrestarmi», ironizza.
In compenso è già stata ospite sei volte della Bbc, anche nel programma di punta Newsnight, «sempre molto professionali, gli inglesi, ho potuto esporre le mie idee senza censure», e l’hanno cercata televisioni e giornali di Russia, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Argentina, Colombia, Messico. «Gli unici a non accorgersi che un’italiana rischia di essere mandata al rogo sono stati Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Messaggero». Pur in assenza di recensioni, e nonostante sugli scaffali di molte librerie siano confinati nella sezione umorismo, i due volumi viaggiano oltre le 100.000 copie: «Romana Fabrizi, che lavora agli esteri del Tg3, mi ha confessato d’averne comprato 20 da regalare agli amici».
Tipo tosto, questa Costanza, perugina di 43 anni, dal 1997 alla Tv di Stato, che nel bel mezzo dello scandalo è stata distaccata per 12 mesi dal Tg3 alla redazione di Rai Vaticano, dove peraltro continua a sfoggiare maquillage da femme fatale, top molto scollati, tailleur neri che lasciano intravedere la schiena nuda mentre ancheggia su tacchi vertiginosi, vistoso bracciale intrecciato che in realtà è un ciotki dei monaci ortodossi trasformato in rosario: «Lo recito anche nelle pause in redazione, dove mi considero un esemplare di biodiversità». Nonostante lavori a 400 metri dalla basilica di San Pietro, va a messa tutte le mattine alle 8.30 nella sua parrocchia. Il primo a capire chi stava per mettersi in casa fu Pier Vincenzo Porcacchia, già direttore del Gr2, che guidava la Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia in cui la Miriano fu ammessa con altri 23 dopo una selezione fra 700 candidati. «Gli dissi: di fronte all’eternità, che sarà mai se diamo una notizia nell’edizione successiva?», rievoca divertita. «Nel suo sguardo vidi la mia scheda personale con il timbro “addetta alle fotocopie”».
E invece?
«Furono generosi: addetta alle morning news del Tg3. Iniziavo alle 5, orario aborrito dai più. Ero sottomessa già allora. Siccome sono una maratoneta, mi coricavo alle 21 e mi svegliavo alle 3 per andare a correre prima di recarmi al lavoro. Lì ho conosciuto Guido, montatore, siamo sposati da 16 anni».
Figli?
«Quattro: Tommaso, 14, Bernardo, 11, Livia e Lavinia, gemelline, 7. Partoriti fra un contratto a termine e l’altro. Sempre correndo, anche con il pancione. Alla terza gravidanza, il mio ginecologo ha minacciato di spezzarmi le gambe».
Proviene da una famiglia cattolica?
«No. Mio padre (Nicola Miriano, magistrato in pensione, procuratore della Repubblica a Perugia all’epoca del processo per l’omicidio di Mino Pecorelli che vide Giulio Andreotti assolto con formula piena, ndr) non è mai andato a messa. Non saprei come definirlo, se ateo o agnostico. Litighiamo affettuosamente, specie sull’aborto. Lui è pro choice, dice che la 194 ci vuole. Quando ci vediamo, gli faccio le prediche per convertirlo. È molto orgoglioso di me, apprezza che sia pugnace. Abbiamo caratteri identici».
E la mamma?
«Lei a messa ci va e portava al catechismo sia me che mio fratello e mia sorella. A 16 anni mi sono allontanata dalla Chiesa. A 19 sono stata cresimata e c’è stato il riavvicinamento, complice un benefattore della parrocchia, Antonio Cassano, che non finirò mai di ringraziare».
Perché?
«Perché pagò di tasca propria un viaggio di tutti i cresimandi a Medjugorje».
Che cos’hanno di tanto sconvolgente i suoi libri?
«Ciò che più turba l’uomo moderno è l’idea di un impegno eterno. Se io mi sottometto sessualmente all’idraulico, mi dimostro emancipata. Ma se decido di rinunciare in parte alla mia volontà per completarmi a vicenda con mio marito, allora sono da manicomio. Per i miei contemporanei è inconcepibile rinunciare alla totale autodeterminazione. Credono di essere guariti, di non aver più bisogno di nulla e di nessuno. Invece noi cristiani sappiamo che c’è un mistero dentro di noi, una parte di male dal quale solo l’obbedienza può salvarci. Uomo e donna sono bacati, rappresentano la somma di due povertà. Non dobbiamo fidarci totalmente di noi stessi».
Ma che significa essere sottomessa?
«Non c’entra con il lavare i piatti. Il problema del maschio è il desiderio di dominio, quello della femmina il desiderio di controllo. La donna seduce, vuole avere tutto sott’occhio. La sottomissione è rinunciare a questo desiderio per diventare accogliente e permettere all’uomo di essere ciò che è, innescando un circolo virtuoso che induce i maschi a scollarsi dal famoso divano, gliel’assicuro. Nella relazione il pallino ce l’ha la donna. È lei che in casa tiene accesa la luce. L’uomo va fuori a fecondare il mondo».
Spesso non in senso metaforico.
«Molti guai della società derivano dalla rivoluzione dei costumi sessuali».
Se suo marito la tradisce, lei che fa?
«Oddio! Conosco solo la teoria: o chiudo la porta, come imporrebbe il senso di giustizia, o la tengo aperta, che è la via della santità. Di donne sante ne conosco. Io non so se ne sarei capace».
Ammettiamo che lei faccia la santa.Lui torna a tradirla. A quel punto?
«L’infedeltà non mi pare l’insidia principale. Spesso a guastare di più il rapporto sono le interferenze della famiglia d’origine o la madre che dimentica d’essere moglie e diventa sciatta. Ho dovuto lanciare una crociata contro le mutande ascellari dalle frequenze di Radio Maria. Ho letto che la prima causa di divorzio è la lavastoviglie: la carichi tu o la carico io? Il matrimonio è il lavoro principale di uomini e donne, non un luogo dove riposarsi».
La sottomissione mi sembra un concetto piuttosto islamico.
«Conviene obbedire a Dio e mettersi nelle mani di chi ci ama. Io riconosco che da sola combinerei dei casini tremendi. La figura maschile è sotto attacco, bastava ascoltare Luciana Littizzetto al Festival di Sanremo. L’autorità paterna è stata abrogata. I genitori di oggi non usano più con i figli il tono affermativo, solo quello interrogativo: vuoi? facciamo? andiamo? È un’emergenza educativa».
Il suo ideale di donna mi ricorda molto quello del mio conterraneo Giuseppe Sarto, diventato pontefice con il nome di Pio X: «Che la piasa, che la tasa, che la staga in casa».
«Magari che la tasa al momento opportuno. Mio marito mi ricorda sempre che la più grande prova del suo amore consiste nel fatto d’avermi sposata nonostante al cinema, da fidanzati, abbia commentato al suo orecchio per tutta la durata del film la trama di L.A. Confidential, un noir impegnativo. Sto incontrando fuori casa migliaia di donne che hanno salvato il matrimonio o messo in cantiere un figlio grazie ai miei libri. La gente normale lo sa che maschi e femmine sono diversi, che la donna è più portata per l’educazione dei figli e la cura della casa. Il resto è solo propaganda culturale».
Il fine di questa propaganda qual è?
«Il disegno ultimo penso che sia diabolico. Ma non so se si possa scrivere».
È una libertà che voglio prendermi.
«Bene. Nella famiglia, nell’unione fra un uomo e una donna, c’è il segreto della vita e della felicità. Un’unione stabile garantisce la prosecuzione della specie. Il diavolo vuole l’infelicità e la morte dell’uomo. Infatti non si fanno più figli».
Ma se l’umanità si estingue, Satana resta disoccupato o sbaglio?
«Quando sulla terra saremo tutti morti, il demonio si divertirà lo stesso, perché avrà per sempre il suo gran daffare con le moltitudini che ha spinto all’inferno».
Immagino che sia contraria ai rapporti sessuali prematrimoniali.
«Come diceva Paul Newman, perché mi dovrei comprare una mucca quando posso mungere il latte gratis? Un po’ volgare, ma rende l’idea. Il sesso è stato desacralizzato. Io penso che non si debba entrare con gli scarponi infangati nel territorio dove viene trasmessa la vita».
Sugli omosessuali, Papa Bergoglio usa un linguaggio assai diverso dal suo: «Chi sono io per giudicare?».
«Ha parlato pure di una “corrente di corruzione” rappresentata da “una lobby gay” presente nella Curia romana. Neppure io giudico. Ma sarei pronta a una crociata per impedire che i bimbi siano dati in adozione agli omosessuali».
È su una brutta strada: l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del ministero delle Pari opportunità, d’intesa con l’Ordine dei giornalisti, ha stilato un decalogo in cui ci è fatto divieto di affermare che i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre, «luogo comune» smentito dalla «letteratura scientifica».
«Linee guida non ancora operative. E in ogni caso non possono sostituire il codice penale. Di certo non scriverò “gestazione di sostegno”, come vorrebbero impormi, anziché “utero in affitto”».
Per lesbiche, gay, bisessuali e trans potremo usare solo la sigla Lgbt .
«È allucinante. Ma può esistere il reato di opinione? Io sono disposta a finire in galera, insieme con molti miei amici preti che non hanno figli da accudire».
Teme che succederà?
«In Francia succede già. Franck Talleu, padre di sei figli, è stato arrestato a Parigi “per tenuta contraria ai buoni costumi” solo perché indossava una maglia recante il logo stilizzato di una mamma e di un papà con due bambini per mano».
La direttrice del Tg3, Bianca Berlinguer, che cosa pensa dei suoi libri?
«È venuta a cena a casa mia. Nonostante suo padre fosse il segretario del Pci, sua madre faceva la catechista in parrocchia. Però non condivide le mie teorie. Difendo questo suo diritto. Un direttore deve avere la libertà di fidarsi dei collaboratori che sente più affini a sé. Io, per dire, al posto suo farei fatica a valorizzare un redattore anticlericale».
«L’amore vero è a forma di croce», scrive in Sposala e muori per lei. Non è facile condividere una simile teoria.
«È così. L’Occidente, tutto farfalle nello stomaco, non riesce a capirlo. L’amore vero è preterintenzionale. S’impara dopo vent’anni di matrimonio, dopo che hai visto i difetti dell’altro e ciononostante l’affetto resta, anzi aumenta. Richiede un’amputazione, che però non è una fregatura: è per il nostro bene».
La croce non è una prospettiva allettante per nessuno.
«Gesù rivelò a Santa Teresa d’Avila che i suoi amici li tratta così. “Per questo ne hai così pochi”, rispose lei».
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it
fonte: IL GIORNALE

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