Un Pellegrinaggio di Persone
La bellezza grandiosa di Roma si innalza nelle spalancate dimensioni della Basilica del Laterano, Madre e capo di tutte le Chiese, che per prima ci accoglie nel passaggio della Porta Santa; si spalanca nel fulgore aureo della Basilica di Santa Maria Maggiore e infine nelle colonne monumentali di piazza San Pietro che abbracciano la folla convenuta dalla nostra diocesi e da mille parti d’Italia e del mondo. Nel frattempo abbiamo risalito in ginocchio i gradini della Scala Santa, sperimentando un grammo della fatica del Signore Gesù condotto al Pretorio di Pilato. Il cammino di purificazione del Giubileo è un cantico di gioia.
Eppure, la bellezza, l’imponenza e la santità delle cose e dei luoghi rimarrebbero mute se non fossero attraversate dalla presenza di persone che ci aprono lo sguardo, rendendolo consapevole e partecipe. La sorpresa del nostro Pellegrinaggio a Roma consiste nelle persone incontrate. Un giovane uomo, guida informatissima, per niente aulico o sentimentale, ci introduce nella storia del passaggio dalla basilica pagana, luogo del giudizio civile e del mercato, alla basilica cristiana, aperta ad accogliere il nuovo popolo di Dio, in cui tutti sono partecipi della lode al Signore e della celebrazione eucaristica. La Chiesa vivente apre nuovi spazi di comunione e di festa, trasformando e rinnovando gli edifici antichi. Veniamo accompagnati a intravvedere il popolo cristiano che ancora vive nell’antica Chiesa di Santa Maria in Domnica, detta della Navicella, un titolo che ci richiama una chiesa del nostro territorio.
Potremmo dire anche della meraviglia gustata nel percorso per noi nuovissimo dei Giardini Vaticani, accompagnati da una persona raffinata e intelligente, e dal nostro ‘patron’ Don Vittorio Vianello.
Ma la sorpresa più grande arriva nella Casa della Fraternità San Carlo, nella quale siamo ospitati nelle due notti della nostra permanenza a Roma. Dapprima un giovane chierico ci mostra nella cappella del suo Seminario lo splendore del vasto mosaico collocato sullo sfondo dell’altare, realizzato da Padre Mario Rupnik. Un ricco svolgimento di figure, da Sara che si nasconde dubitosa dietro la tenda, ad Abramo che apre la mano ad accogliere l’indicazione del Dio Trinità raffigurato nei tre Angeli: il Padre che guarda con l’occhio rivolto in basso, il Figlio che guarda di fronte, lo Spirito Santo che biancheggia di luce. Ecco Maria, figura intera che accoglie la novità del Corpo incarnato. Accanto a lei il tabernacolo del Cristo vivente, verso il quale accorrono i primi due discepoli, Giovanni e Andrea, protesi verso la casa dove abita Gesù.
La serata seguente due prossimi diaconi ci raccontano la loro storia e la loro vita missionaria, già iniziata in Cile e in Spagna. Ci annunciano che nella prossima settimana dieci loro amici verranno consacrati sacerdoti. Rinasce la giovinezza della Chiesa; inizia il mondo nuovo che invochiamo con urgenza nelle nostre città e nei nostri paesi.
La sorpresa più imprevista avviene l’ultima mattina. Il nostro pullman è bloccato da un inconveniente che ci mette in subbuglio e che ritarderà chissà quanto la partenza. Un tempo vuoto, mentre abbiamo ancora tanto da vedere. Discretamente, un giovane chierico ci avvisa che potremmo visitare la mostra della Misericordia, predisposta nei locali della casa con i suoi amici chierici. Accettiamo quasi rassegnati, ma la presentazione è uno spettacolo di verità e di umanità. Mai abbiamo percepito con tale intensità la parabola del Padre misericordioso e dei due figli, l’uno prodigo, l’altro ‘giusto’.
Riprendiamo il viaggio verso le catacombe dei Santi Marcellino e Pietro, aperte di recente nei pressi dell’Istituto Cavanis, pieni di gratitudine. Una guida frizzante ci fa scoprire la novità dell’Eucaristia che annuncia la vita nel luogo della sepoltura. Sperimentiamo la Provvidenza sovrabbondante di Dio, capace di trasformare un inconveniente in un’occasione di grazia. Il Giubileo della Misericordia ci rincorre a braccia aperte.