26/07/2016 - Il Messaggio di don Julián Carrón per la Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia (26-31 luglio)
La vita è piena di imprevisti. «Il mondo è stato conquistato al cristianesimo ultimamente da questa parola riassuntiva: “misericordia”» (don Giussani). Chi avrebbe scommesso sulla misericordia per “conquistare” il mondo?
Per non finire nello smarrimento la Chiesa sempre ci propone dei gesti, che offre alla verifica della nostra esperienza. Voi avete accettato una di queste proposte: partecipare alla GMG di Cracovia insieme ai giovani di tutto il mondo.
Non dimenticate a che cosa avete detto di sì: al Papa che vi ha invitati tutti. Il vostro sì è per educarvi a un legame che per noi non è opinabile, ma sostanziale: il legame con Pietro, argine stabilito da Cristo per la sicurezza del nostro cammino. Quanti andranno a Cracovia lo fanno per scoprire ancora di più il valore della Chiesa, l’appartenenza a qualcosa di stabile, con un punto di riferimento che ha un nome preciso: papa Francesco. Senza questa coscienza la nostra appartenenza sarebbe fragile.
Andate a Cracovia con una ragione precisa: una domanda a Cristo che ci liberi. Andate a chiedere in ginocchio, a mendicare da Lui − come poveracci − la Sua misericordia. Qualcuno può forse pensare di non avere bisogno della Sua misericordia? Vorrebbe dire non riconoscere la vastità del proprio bisogno, al quale solo Cristo è risposta adeguata: «Gesù Cristo è venuto ad annunciare e realizzare il tempo perenne della grazia del Signore, portando la liberazione» (Messaggio per la GMG).
Il Papa ci invita a immergerci nell’Anno Santo della Misericordia, riconoscendo che il Signore continua ad avere pietà di noi. Noi siamo oggetto del Suo amore viscerale che non ci abbandona e si preoccupa del nostro destino. «Lasciatevi raggiungere dal suo sguardo misericordioso, che sazia la sete profonda che dimora nei vostri giovani cuori: sete di amore, di pace, di gioia, e di felicità vera» (Messaggio per la GMG).
Andando alla GMG, non abbiate fretta di trovare una risposta alle vostre domande; la fretta è segno di quella insicurezza che ci spinge a voler afferrare subito qualcosa. Come capita con la scelta dello stato di vita: devo sposarmi o no? Devo fare il prete, il monaco o il memor Domini? Preoccupatevi innanzitutto di fare la strada. Se uno fa la strada, troverà la risposta. Una risposta che il Mistero darà quando ciascuno sarà pronto a riceverla, quando sarà veramente disponibile. Domandiamo questa disponibilità del cuore. Il Mistero dà a te la vocazione – a te! – e ti farà cogliere pian piano i fattori, i dati per decidere, perché alla fine sarai tu a decidere, nessuno potrà sostituirsi a te, genitori, amici, preti o capi. Nessuno! Per questo dobbiamo domandare costantemente, imparando ad abbandonarci al Mistero che ci dà tutto il tempo di cui abbiamo bisogno.
«Signore, svegliati, non ti preoccupa che affondiamo?». «Perché avete paura, uomini di poca fede?» (cfr. Mt 8,25-27), dice Gesù ai suoi discepoli terrorizzati sul lago in tempesta. Loro sono spaventati e Lui dorme pacificamente nella barca agitata dalle onde. Oppure immaginate quando Gesù viene preso nell’orto degli ulivi e Pietro dice: «No, no, questo non può essere!». Tira fuori la spada e comincia a tagliare orecchie (cfr. Gv 18,10-11). E Gesù: «Ma sei matto?». Da dove nasce la reazione di Pietro? Dalla sua insicurezza. E la reazione opposta di Gesù? Dalla sua sicurezza: Gesù si affida al Padre. Chi aveva più fattori della realtà? Pietro o Gesù? Ma noi pensiamo di essere più intelligenti di Dio. Perché Pietro si sente da solo e smarrito nell’orto degli ulivi e Gesù no? «Il Padre e io siamo una cosa sola, il Padre non mi abbandona mai» (cfr. Gv 10,30). Gesù guarda l’essenziale, ha la consapevolezza chiara di Chi è la compagnia profonda al suo cammino nel mondo.
Prendere coscienza di questo è già introdursi alla GMG, il primo passo è aiutarsi a questo. E ricordate: chi vi aiuta a fare un passo, quello è un amico. Perché l’amicizia, ci ha detto sempre don Giussani, è camminare al destino, è una «compagnia guidata al destino».
Vi auguro di vivere le giornate della GMG come obbedienza a Cristo, alla modalità con cui il Mistero vi raggiunge oggi, bussa alla porta della vostra giovinezza e vi chiede sommessamente di poter entrare per compiere in voi la promessa che siete.
Come allenamento alla GMG vi invito a guardare in faccia le domande che il Papa vi ha rivolto nel suo Messaggio: «E tu, caro giovane, cara giovane, hai mai sentito posare su di te questo sguardo d’amore infinito, che al di là di tutti i tuoi peccati, limiti, fallimenti, continua a fidarsi di te e guardare la tua esistenza con speranza? Sei consapevole del valore che hai al cospetto di un Dio che per amore ti ha dato tutto? Come ci insegna san Paolo, “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5, 8). Ma capiamo davvero la forza di queste parole?».
Vi auguro che le parole del Papa vibrino in voi, così che al vostro ritorno possiamo riconoscere in voi degli amici veri, testimoni di ciò che a Gesù piace di più: «Lasciatevi toccare dalla sua misericordia senza limiti per diventare a vostra volta apostoli della misericordia mediante le opere, le parole e la preghiera, nel nostro mondo ferito dall’egoismo, dall’odio, e da tanta disperazione, negli ambienti della vostra vita quotidiana e sino ai confini della terra. In questa missione, io vi accompagno».
Vi accompagno anch’io, offrendo le mie giornate per il vostro cammino.
Julián Carrón