“Se volemo avere vittoria”
A Natalino Scarpa, il 4 agosto di trecento anni fa, la Madonna, prendendolo per un braccio, disse: “Vien qua fio, vai dal Piovan, e dighe che a fassa celebrare delle Messe per le aneme del Purgatorio, se volemo avere vittoria”: “Vieni qui, ragazzo, vai dal parroco e digli che faccia celebrare delle Messe per le anime del Purgatorio se vogliamo avere vittoria”. Di quale vittoria si trattava? Quella della Repubblica Veneta contro i turchi che invadevano il Mediterraneo e attaccavano le coste dell’Italia, depredando, uccidendo e’nel caso migliore’ costringendo quanti catturavano – uomini e donne – a diventare musulmani. La vittoria pronosticata da Maria, patrocinata dalle Messe che la gente dell’isola di Pellestrina fece subito celebrare, arrivava qualche giorno dopo, quando Venezia respinse i turchi a Corfù e a Petervaradino. Non sarebbero bastate le armi a difendere le popolazioni e a garantire la fede cristiana, come non erano bastati gli eserciti a difendere Vienna assediata dai Musulmani, quando il Beato Marco d’Aviano celebrò l’eucaristia e proclamò la penitenza e l’assoluzione dei soldati. Non erano bastate le flotte delle navi a Lepanto, quando Pio V proclamò la Madonna Regina del Rosario.
Come si difende la fede? Come si garantisce un popolo? Spezzoni di eserciti europei vanno a inseguire l’Isis nei paesi che generano il terrorismo, mentre nelle nostre città aumentano i controlli e per le strade si disseminano drappelli sempre più numerosi di ‘forze dell’ordine’.
La condizione richiesta dalla Madonna dell’Apparizione a un ragazzino di un’isola della laguna veneta, che significativamente si allunga come barriera di difesa della città di Venezia sul frontale del Mare Adriatico, è quella di celebrare delle Messe, interagendo così attraverso la più grande preghiera cristiana. Non bastano dunque le armi difensive a proteggerci; non bastano gli steccati divisori né le più raffinate tecniche investigative. Occorre la preghiera.
Perché? Prima di tutto perché la preghiera ci mette in braccio a Dio. Nella preghiera diventiamo collaboratori di Dio, che non ha scelto di agire da solo. Il Dio dell’alleanza nell’antico testamento e il Dio dell’amicizia nel nuovo testamento ci chiama ad essere suoi partners e collaboratori, e domanda di estendere nel mondo il Regno di pace e di fraternità attraverso la vita e la presenza dei suoi figli-alleati. La preghiera estende la forza e l’efficacia dell’azione di Dio.
In secondo luogo la preghiera raddrizza il nostro cuore e dice a noi stessi e agli altri chi siamo: figli di Dio e fratelli. La preghiera chiarisce e approfondisce la nostra identità, dice la nostra origine e la nostra appartenenza, rende saldo l’intendimento e lo scopo della vita, dona libertà e coraggio. Libera dall’odio, dalla violenza, dalla vendetta e dalla rappresaglia.
La preghiera è la nostra vera vittoria. Potremo vivere o morire, con la preghiera nulla va perduto di quello che siamo, come nel caso dei martiri sorpresi a pregare e di Padre Jacques Hamel ucciso mentre celebrava l’Eucaristia.
L’invito della Madonna dell’Apparizione al giovane Natalino nello specchio della laguna veneta e sulla scena della grande storia si ripresenta oggi come l’iniziativa più urgente e più mobilitante per tutto il popolo cristiano, ‘se volemo avere vittoria’.