I fuochi e i volti
Chi non va a vedere i fuochi di Ferragosto (o dell’Assunta)? Quando poi lo spettacolo pirotecnico si estende a illuminare lo scenario della laguna, allora alla gente di paese corre ad aggregarsi la gente di fuori, in un miscuglio di volti e di cadenze dialettali. Cerchiamo il bello, andiamo con i bambini piccoli, spieghiamo loro che i fuochi partono da una barca nera che si intuisce appena laggiù, dalla riva opposta del canale. Lo sbocciare dei grandi petali luminosi nel cielo e i filamenti di luce che scendono fino all'acqua disegnano brevi torrenti di bellezza nel cielo; la striscia luminosa rimbalza sulle onde leggere e scopre i lineamenti delle barche appostate a guardare. Alla fine, una serie di scoppi tumultuosi e un intreccio di corolle multicolori pongono fine allo spettacolo e mandano tutti a casa. Il cielo si spegne e vi rimane solo un pezzo di luna.
Guardiamo sempre il cielo perché cerchiamo il bello anche nel breve istante che brilla. Ma è solo una promessa, come ogni cosa e ogni persona. Una strada verso l’infinito.
Una lunga strada come nella notte del pellegrinaggio da Macerata a Loreto, quando ugualmente i contorni del paesaggio collinare vengono illuminati dalla sorpresa dei fuochi in cielo. A che servono i fuochi nella notte, a che serve la luce del mattino, se non per vedere i volti, un Volto? Il volto della Madonna nera di Loreto o lo splendore dell’Assunta che sale al cielo con gli angeli, per aprirci a riconoscere il volto dell’altro, degli altri. Siamo così chiusi nell’accaparramento della nostra esistenza, che ci dimentichiamo di avere accanto delle persone. Può accadere persino nella breve abbuffata ai tavoli delle cene patronali, dove pure tante persone dedicano lavoro e servizio.
Quanto cammino ci vuole per riconoscere che l’altro è un bene per me? L’altro: non solo l’amico o colui che mi concede favori e prestazioni, non solo il familiare e il collega simpatico. L’altro qualunque. Ecco l’anziano bisognoso e il povero importuno: è un bene per me, perché esiste e perché la sua esistenza mi schiude dal mio serraglio.
Chiunque tu sia, TU SEI UN BENE PER ME. Il piccolo manifesto che lo richiama da qualche settimana nel tabellone degli avvisi in chiesa è sempre una rivelazione. E’ il titolo del Meeting che prende avvio a Rimini appunto in questi giorni: un invito e una porta aperta, quasi ‘pendant’ della Porta del Giubileo. Entriamo in Gesù per entrare nel mondo, accogliamo Gesù per accogliere uomini e donne della porta accanto e del mondo che ci raggiunge da lontano. Le testimonianze e le immagini che incontreremo al Meeting saranno un cammino di educazione e di scoperta del tu, dell’altro, degli altri.
Ci vuole la luce e il calore di molti fuochi per illuminare la strada e sciogliere il cuore e per accendere gli occhi, rendendoci capaci di vedere e incontrare l’altro: un bene per me.