Alla Messa per le vittime del terremoto, il vescovo D'Ercole ha citato un episodio dal Don Camillo di Guareschi:
“C’è una pagina nella bellissima avventura di Don Camillo che narra di una sera malinconica nella quale questo originale parroco dovette affrontare il dramma di un’alluvione che aveva complicato terribilmente la speranza della sua gente. Leggo dal libro di Giovannino Guareschi: ‘la porta della Chiesa era spalancata, si vedeva la piazza con le case allagate e il cielo grigio e minaccioso. Fratelli, disse Don Camillo, le acque escono tumultuose dal letto del fiume e tutto travolgono, ma un giorno esser torneranno placate nel loro alveo e ritornerà a splendere il sole. E se alla fine voi avrete perso ogni cosa, sarete ancora ricchi se non avrete perso la Fede in Dio, ma chi avrà dubitato della bontà e della giustizia di Dio sarà povero e miserabile anche se avrà salvato ogni cosa. Don Camillo parlò a lungo nella Chiesa devastata e deserta e intanto la gente immobile sull’argine guardava il campanile, diffidente, come in questi momenti. E’ giusto. Ma perché Dio fa questo. E continuò però a guardarlo questo campanile, vennero i rintocchi dell’elevazione, le donne si inginocchiarono, le campane suonarono. Amici, le torri campanarie dei nostri paesi che hanno dettato i ritmi dei giorni e delle stagioni sono crollate, non suonano più, ma un giorno riprenderanno a suonare e sarà il giorno della Pasqua”.