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Misericordia, una strada che va ben oltre l’aborto

MISERICORDIA ET MISERA: La Misericordia e la Mìsera

Scrive un missionario dal Cile: “Il giorno 13 di novembre, anche noi abbiamo chiuso la Porta Santa del Santuario della nostra parrocchia “Divino Maestro”. Abbiamo celebrato una sola Messa domenicale, riunendo i fedeli di tutte le sei cappelle della nostra parrocchia. I sei cori hanno cantato e suonato tutti assieme, la comunità ha partecipato con gioia alla celebrazione e noi tre sacerdoti abbiamo celebrato e confessato”. E continua: “É sempre commovente poter confessare tanta gente che ritorna dopo molti anni di trascuratezza e dimenticanza del Signore. Non tutti possono ricevere subito l'assoluzione per le complicate situazioni in cui si trovano, però a tutti il Signore si propone per ritornare a camminare insieme”.

Quando manda questa mail agli amici, Padre Tommaso non sa ancora di compiere quello che Papa Francesco scriverà una settimana dopo alla chiusura del Giubileo a Roma, nella Lettera Apostolica Misericordia et misera. Solo seguendo il Papa nella pratica della vita, si può capire e attuare quanto egli dice, senza ridurlo a slogan.

Si è data una grande pubblicità alla decisione del Papa di estendere oltre l’anno del Giubileo la facoltà concessa a tutti i sacerdoti di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Meno sottolineata l’affermazione che segue: “Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente”.
Per il resto, uno scontato silenzio. Nasce ancor più il desiderio di andare a leggersi l’intero documento, scoprendovi un panorama aperto e vivace. E’ emozionante lasciarsi condurre dall’ouverture che spalanca il quadro: “Misericordia et misera sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera”. Il Papa racconta questo incontro in un modo che mèrita di risuonare alle orecchie e al cuore di ogni uomo e di ogni donna.

Secondo una sequenza logica, traccia quindi un cammino di pedagogia alla misericordia, per ogni cristiano e di ogni comunità. In principio, come alla sorgente, c’è la liturgia, nella celebrazione eucaristica e nella celebrazione dei ‘sacramenti di guarigione’, cioè la Riconciliazione e l’Unzione dei malati.

Sulla vita cristiana splende il sole della Parola di Dio, nella storia di misericordia di Dio con gli uomini, raccontata nella Bibbia e particolarmente nel Vangelo. Come un buon pastore Francesco suggerisce alle comunità di proporre ‘in una domenica dell’Anno liturgico’ ‘l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura’

Ma non è questione solo dei gesti dell’azione sacramentale, pur così salutari. “La misericordia possiede anche il volto della consolazione”, bellissima e concreta dimensione da vivere in tutte le condizioni della vita attraversate ‘dalla sofferenza, dal dolore e dall’incomprensione’. Nella consolazione vissuta in famiglia nel rapporto tra i coniugi e con i figli, si scopre che il cristianesimo è vita e gioia nel tratto quotidiano dell’esistenza: un positivo, una grazia, una luce che diventano medicina di consolazione.

La misericordia si allarga al mondo dei poveri e dei bisognosi. Il Papa l’ha vissuta e nuovamente praticata nei suoi ‘Venerdì della Misericordia’. Nell’intervista trasmessa domenica scorsa da Tv2000 ne raccontava qualcuno, con passione e commozione. E’ una strada da continuare insieme con tutta la Chiesa, sottolineando che non ci sono schemi da riprodurre, ma azioni da vivere, come l’opera di un artigiano, sempre unica e originale, modellata in mille modi.

Francesco allarga lo sguardo alle popolazioni che soffrono la fame e la sete, nota la preoccupazione per i bambini che nulla hanno per cibarsi’ e descrive la drammatica geografia della sofferenza umana, dalle migrazioni alle carceri. “Le opere di misericordia corporale e spirituale costituiscono la verifica della grande e positiva incidenza della misericordia come valore sociale».

Ecco nuovamente svelata l’origine: “La cultura della misericordia si forma nella preghiera assidua, nella docile apertura all’azione dello Spirito, nella familiarità con la vita dei santi e nella vicinanza concreta ai poveri. È un invito pressante a non fraintendere dove è determinante impegnarsi.”

Papa Francesco impara da quello che fa. L’esperienza vissuta nell’ultima domenica prima della chiusura del Giubileo, gli suggerisce di stabilire che “si debba celebrare in tutta la Chiesa, nella ricorrenza della XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, la Giornata mondiale dei poveri. Sarà la più degna preparazione per vivere la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il quale si è identificato con i piccoli e i poveri e ci giudicherà sulle opere di misericordia”.

Questa ‘Lettera apostolica’ delinea la fisionomia della Chiesa discepola di Cristo; imposta l’azione pastorale del singolo cristiano, di una famiglia e di una concreta comunità cristiana. “Abbiamo celebrato un Anno intenso, durante il quale ci è stata donata con abbondanza la grazia della misericordia. Come un vento impetuoso e salutare, la bontà e la misericordia del Signore si sono riversate sul mondo intero”. Così come è accaduto nella prima Pentecoste.