Una notizia da andare a vedere
di Angelo Busetto
A volere aggiustare il mondo, da che parte si comincia? Chi comincia? Noi che non siamo capaci di riparare il rubinetto che perde o di sostituire il neon che si spegne? O i nuovi fornitori di energia che ti tagliano la corrente per insolvenza, quando abbiamo già pagato tutto? Non sono in gioco solo quisquiglie. Chi riedifica Aleppo e ne risana gli abitanti dopo aver dilaniato la città e depredato il corpo e l’anima di donne e uomini e bambini? Chi risana le guerre e guerriglie dell’Africa o le incursioni dell’Isis in Asia o gli attentati in Europa? Da quale governo, nazionale o europeo o globale, andiamo a mendicare il risanamento dell’economia, la ripresa del lavoro, la risorsa della natalità? Ci impantaniamo nella palude della burocrazia, rimaniamo sommersi nelle sabbie mobili degli uffici comunali e statali, navighiamo da un sito all’altro in cerca di soluzioni, ci aggrappiamo all’esperto improvvisamente spuntato dal nulla.
Come ha fatto il mondo a nascere? Come è nato il bambino, appena ieri, intasando di complimenti e auguri il cellulare di zii e altri familiari? Fare il mondo nuovo con le nostre iniziative, i nostri programmi, i nostri strumenti, è come pretendere di costruire un androide ultimo brevetto, assemblato con tutte le qualifiche della struttura umana. Fuorché l’anima. Manca il primo bottone, mancano la sorgente di vita e il principio dell’essere.
Il nostro mondo complesso e intrigato non trova la via d’uscita perché ha tralasciato il principio, ha perso la strada maestra, ha perduto la bussola. Naviga in circolo, arrotolando e imbrogliando il gomitolo.
Per salvarci occorre un intervento da fuori. Un marziano, che venga a proporre e a costruire un mondo nuovo. O un dio. Non il deus ex machina della mitologia greca, egoista e corrotto. Un Dio bambino che sparge davanti a tutti la bella notizia della sua nascita. Una notizia da andare a vedere. Un Dio così umano e vivo e così bisognoso. Un Dio che viene per noi, a farci compagnia, a dirci che ci ama. Ci ama e si fa amare e addestra ad essere amati e ad amare. Un Dio misericordioso che non ci grida dietro ma ci abbraccia ed è contento di farsi abbracciare. “Dio non ha abbandonato il suo popolo e non si è lasciato sconfiggere dal male, perché Egli è fedele, e la sua grazia è più grande del peccato”. Continua Papa Francesco all’udienza che anticipa il suo compleanno: “Con che arma vince Dio il peccato? Con l’amore! La sua potenza si china sull’umanità, si abbassa, per offrire misericordia e liberare l’uomo”.
Dove trovarlo? Cominciamo dal presepio di casa; fare il presepio significa guardare, fermarsi, accogliere.
Cominciamo con una preghiera: semplice come un bambino a mani giunte.
Cominciamo domandando perdono, dentro di noi e nella confessione, per un cuore ripulito, un cuore rifatto nuovo.
Cominciamo perdonando. Cominciamo con un atto di carità: un saluto, un dono.
Cominciamo guardando un amico, cercando una Chiesa, incontrando un prete.
Cominciamo aprendo il cuore a un luogo umano, a una comunità.
“In un bimbo appena nato, bisognoso di tutto, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, è racchiusa tutta la potenza del Dio che salva”. Con il calore del suo abbraccio, la bellezza del suo sorriso, la speranza della sua presenza, la vita ricomincia. Annuncia Papa Francesco: “È la meraviglia di Natale, a cui ci stiamo preparando, con speranza, in questo tempo di Avvento. …Questa è la gioia del Natale!”