STRADE DI QUARESIMA
La Quaresima invade la nostra distrazione con le sue proposte di digiuno, preghiera, carità. Restiamo incupiti come chi si sottopone malvolentieri a una penitenza: che passi presto! Il protagonismo moralistico ci fa sentire eroi della fede e della carità, quando per un giorno abbiamo fatto un ‘finto’ digiuno, mangiando ‘appena’ tre volte - un pranzo intero più due refezioni leggere, come viene prescritto - o abbiamo allargato le maglie della carità con un balzo dalla monetina al piccolo biglietto di carta nelle offerte della Messa. Il barcone della Quaresima naviga tutto inclinato dalla nostra parte.
In realtà, il percorso della Quaresima è segnato dall’imponenza della persona e dell’azione del Signore Gesù. La Quaresima e quel che segue conducono alla pienezza della vita di Cristo e ci sospingono al cuore del cristianesimo. Quel che si era appena mostrato nella tenue figura del Bambino di Betlemme, e quello che cominciava ad apparire nelle domeniche di gennaio e febbraio con le beatitudini e le urgenti esortazioni evangeliche, nella Quaresima si innalza con l’imponenza di una montagna. Dal Cristo colpito dalle tentazioni, vigile e pulito nel contrapporsi a Satana al Cristo luminoso nella trasfigurazione, gli estremi si esaltano a vicenda, come l’inizio del combattimento e lo splendore della vittoria finale. Non è possibile ‘fare Quaresima’ senza guardare questo Gesù, senza guardare l’apostolo Pietro che dice sul monte Tabor: “Facciamo qui tre tende. Stiamo con te”. Cristo ci provoca a riprendere il cammino per le strade della Giudea, dove lo incontriamo con la samaritana al pozzo e con il cieco nato, all’Ultima Cena e all’agonia nell’Orto degli Ulivi, sulla via della Croce e al Calvario, per scendere nel sepolcro e risvegliarsi alla vita nuova del mattino di Pasqua. Cristo di fronte alla fame e alla sete, di fronte alla tentazione, di fronte a satana e di fronte a Dio, di fronte al dolore, al limite, all’amore, al tradimento, alla totalità, alla perdita e al guadagno, alla morte e alla vita.
Il cammino della Quaresima lo fa Gesù. Noi possiamo solo andargli dietro, movendo qualche passo di desiderio e di preghiera, di penitenza e di carità. Con il balbettio del discepolo che ripete in qualche modo le parole del Maestro e tenta di riprodurne i tratti di vita. Possiamo scoprire cosa significa realmente amare, secondo la misura del cuore di Cristo che si ripercuote nel nostro: amare il coniuge, i figli, gli amici, il prossimo. Accogliere e perdonare, vedendo spuntare in noi e negli altri la gioia della riconciliazione e il fiore della speranza. Dentro le circostanze quotidiane amate e vissute con apertura e dedizione, si riapre la possibilità di una ricentratura della vita, nel tentativo di assimilazione a Lui, attratti della sua figura e della sua azione. E’ l’unica cosa da fare in Quaresima, l’unica possibilità per ritornare a vivere da uomini liberati.