IL MONDO A QUATTRO DIMENSIONI
Per tutto il giorno il vento ha spazzato le strade e ripulito l'aria. La sorpresa arriva in serata. Un magnifico cielo stellato, ampio e profondo, si spalanca sopra di noi e si lascia guardare da uno spicchio di zona buia dietro il campanile. E’ lo stesso cielo impregnato di stelle a punta, che Giotto vide e dipinse più di settecentocinquant’anni fa e nel quale veniamo introdotti con la mostra che riproduce la forma della cappella degli Scrovegni. L'uomo medioevale guardava il cielo vivendo sulla terra. Non riduceva a una dimensione la realtà, come l'uomo modellato dal '68. Le date si incrociano e si scontrano. I 50 anni dal ’68, inizio conclamato dell’uomo appiattito sulla soglia del piacere individualista, vengono a coincidere con i 750 anni del pittore che guardava il mondo a quattro dimensioni. Giotto legge il Vangelo, ne guarda gli episodi, li descrive così come sono accaduti e come ancora accadono sotto i suoi occhi. Evoca la profondità delle profezie antiche disegnate nel volto dei profeti, rivive le scene con cuore cristiano rimodellato da san Francesco: storia e mito, racconto e significato, raffigurazione realistica e simbolo, occhi e cuore, intelligenza e sentimento.
Il Vangelo racconta la storia di Gesù, concentrata negli avvenimenti dell'infanzia, nei tre anni della vita pubblica, nel dramma della Passione Morte Risurrezione. I fatti accaduti sono rivissuti nella dimensione del presente, passato, futuro, con uno sfondamento verso l'eterno, in una la storia che si protende fino al compimento celeste. La pittura di Giotto descrive con realismo volti e fatti e sentimenti, e si allarga ad esprimere una simbologia che raccoglie l'umano e il divino. Lo dice anche con il rincorrersi dei numeri, tre, quattro, otto, nove, dodici. Il tre viene richiamato nel volto di Pietro ripetuto in Zaccaria e Giuseppe, e nel tempietto del Cenacolo riprodotto variamente tre volte. Gli episodi della vita di Maria vengono disposti in corrispondenza con quelli dell'infanzia di Gesù e del mistero pasquale. Il tre si sviluppa nel sei e nel dodici, nella controfaccia delle virtù e dei vizi, e via guardando. Tutti i riquadri vengono proiettati nella luce del tondo che risplende nel volto di Cristo e nello specchio del giudizio finale, spalancato sul paradiso e inabissato nell'inferno. L'uomo medioevale guarda con i sensi, intende con la ragione, dilata l'anima. Non elimina i fatti riducendoli a simboli, non ha paura dei simboli che rimandano altre se stessi.
La Cappella di Giotto viene ripercorsa dai passi di centinaia di giovani che la scrutano e la commentano, e da schiere di persone che guardano l’avvenimento di Cristo mentre riaccade sotto i loro occhi.