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Giovedì 28 giugno 2018 Sant’Ireneo di Lione, vescovo e martire, 124-202

Vangelo secondo Matteo 7,21-29

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

LA VITA E LA ROCCIA

A conclusione del grande discorso della montagna, aperto con le beatitudini, Gesù domanda la nostra vita, non la nostra potenza, il nostro attaccamento, non il nostro ingegno. La salvezza dipende ben più dalla familiarità con Cristo e dalla fiducia in lui, che non dalle imprese riuscite. Per mettere in pratica la sua parola non vale prima di tutto il proposito di coerenza, ma la decisione di volergli bene. Come Gesù ha chiesto a Pietro e a Paolo, dei quali celebriamo oggi la vigilia.