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Stasera alle ore 21 Pellegrinaggio dalla Chiesa di San Giacomo a Chioggia alla Chiesa della Madonna della Navicella a Sottomarina

Vangelo secondo Matteo 6,19-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

IL BENE VERO

La libertà da quel che si possiede e soprattutto da quello che non si possiede, è una bellissima esperienza. I beni - posseduti o non posseduti - ci appesantiscono, mentre il rapporto con Dio ci permette di usare o di non usare dei beni della terra, senza rimanerne catturati. Abbiamo già il bene più grande, che è lo sguardo di Dio su di noi e la bellezza della sua amicizia. Lo possiamo imparare vivendo, scoprendo così ogni giorno quello che riempie il cuore e soddisfa la vita.

Vangelo secondo Matteo 6,7-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

FIGLI E FRATELLI

La preghiera è il fiato dell’anima: ci fa vivere e dice la nostra identità. Siamo figli, e per questo invochiamo il Padre, lo lodiamo e a Lui ci affidiamo. Insieme con i nostri fratelli chiediamo il pane, il perdono, la libertà dal male. Il nostro bene non è la solitudine, ma la relazione. Prendiamo origine da Dio, cresciamo come figli e fratelli. Percorriamo il mondo e la storia portando la novità di un volto e di un cuore nuovi.

Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

DAVANTI A DIO

Non si tratta del poliziesco ‘Dio ti vede’, ma dello sguardo amorevole del Padre che si compiace di te e ti sostiene. L’approvazione e le lusinghe che ti potrebbero venire dagli altri, ti liscerebbero in superficie, senza donarti la vera pace. Lo sguardo del Padre ti basti: il digiuno, la preghiera, la carità, che già fanno bene a te, nel riflesso del Padre diventano un sole che illumina e un’acqua che disseta. Davanti a Dio diventiamo noi stessi, diventiamo grandi, diventiamo veri.

Vangelo secondo Matteo 5,43-48
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
 
AVANTI IL PROSSIMO
 
Chi è il prossimo? Chi ci sta vicino, un familiare, un amico, un collega simpatico? Come per gli antichi ebrei, siamo portati a considerare come prossimo una persona che ci corrisponde. Gesù salta queste categorie e considera prossimo anche il nemico e il persecutore. Così accade persino che i perseguitati convertano i loro persecutori. Gesù introduce nel mondo una corrente di umanità nuova; mette nel cuore degli uomini un sentimento diverso, nella loro mente una valutazione superiore. Conviene lasciarsi convertire.

LUCE SULLA PIAZZA

All'imbrunire, sullo sfondo di un cielo disegnato da cumuli di nubi, la Basilica di San Pietro si illumina di una bellezza nuova. Non resisto all'impulso di condividerne la foto con qualche amico. Questa piazza protesa nell'abbraccio, fa spalancare lo sguardo e il cuore. Ci troviamo al centro del mondo. Nonostante le file e i controlli, ci si sente a casa, nella casa di tutti. È l'incontro con il Papa a sciogliere le barriere e a far cadere tutti i muri. Lui, che anticipa di oltre mezz'ora l'ingresso in piazza San Pietro per l'udienza del mercoledì, vuole incontrare tutti e gira con camionetta in lungo e in largo tra le file della gente che acclama. Giunto sul palco antistante la facciata, fa salire accanto a sé una piccola schiera di ragazzini, che rimangono seduti composti per tutto il tempo dell'udienza. Alla fine, compie a piedi un giro infinito tra le file di persone che circondano il palco. Una per una: un saluto, un abbraccio, un dono, un ricordo. "Ma non si stanca?". Incede con ritmo a campana, come chi si difenda da un impaccio segreto, e procede, procede. Vescovi, qualche personalità, bambini piccolissimi che qualcuno gli porge da baciare, gruppetti familiari, sposi novelli. C'è anche chi festeggia i 25 anni di Matrimonio e ha già incontrato il Papa alla Messa di Santa Marta, ricevendone la benedizione personale ed esaltandosi per le foto dell’incontro, recuperate in fretta al Centro Vaticano. La Messa, la parola, la memoria del Matrimonio, la celebrazione della prima comunione, una malattia incipiente o ormai superata, una ricorrenza della parrocchia o della scuola, una circostanza della vita, i problemi delle nazioni, della pace e dell’economia, della povertà e dell’ambiente: tutto quanto viene vissuto, celebrato, sofferto, amato, qui prende nuove dimensioni e viene sperimentato con una intensità mai provata. Acquista le dimensioni della Chiesa, si apre al mondo e sale verso l'alto. I bimbi trovano certezza, gli sposi riprendono slancio, i preti purificano intenzioni e opere, ciascun cristiano ritrova conforto alla sua povera fede, il visitatore occasionale si sorprende. Papa Francesco e ogni papa prima di lui, è il granellino di senape cresciuto fino ad ospitare tutti gli uccelli del cielo. Ritroviamo l'attrattiva e la benevolenza del Padre e sperimentiamo la libertà dei fratelli che si riconoscono dalla Liguria alla Sardegna, dal Libano alla Spagna all'America Latina alle nazioni d'Oriente. Il particolare non ci soffoca con il suo peso, ma diventa leggero librandosi sull'orizzonte della Chiesa Cattolica.

INCONTRO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
CON LA DELEGAZIONE DEL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI

Sala Clementina  Sabato, 16 giugno 2018

Discorso del Santo Padre a braccio

Buongiorno a tutti,

io pensavo che sarebbe stato un discorso di benvenuto… Ma sentendo parlare Gianluigi ho visto che lì c’era fuoco, c’era mistica. È una cosa grande: da tempo non sentivo parlare della famiglia con tanta passione. E ci vuole coraggio per farlo oggi! Ci vuole coraggio. E per questo, grazie! Io ho preparato un discorso, ma dopo il calore con il quale ha parlato lui, questo lo trovo freddo. Lo consegno, perché lui dopo lo distribuisca, e poi lo pubblicherò.

Mentre lui parlava, mi venivano alla mente e al cuore tante cose, tante cose sulla famiglia, cose che non si dicono, non si dicono normalmente, o, se si dicono, si dicono in modo bene educato, come fosse una scuola sulla famiglia... Lui ha parlato col cuore, e tutti voi volete parlare così. Prenderò qualcosa che lui ha detto, e anch’io vorrei parlare col cuore, e dire a braccio quello che mi è venuto nel cuore quando lui parlava.

Lui ha usato un’espressione: “guardarsi negli occhi”. L’uomo e la donna, il marito e la sposa, si guardano negli occhi. Racconto un aneddoto. A me piace salutare nelle udienze le coppie che fanno il cinquantesimo, il venticinquesimo…; anche quando vengono a Messa a Santa Marta. Una volta, c’era una coppia che faceva il sessantesimo. Ma erano giovani, perché si erano sposati a diciotto anni, come a quei tempi. A quei tempi si sposavano giovani. Oggi, perché si sposi un figlio…, povere mamme! Ma la ricetta è chiara: non stirare più le camicie, e così si sposerà presto, o no? Mi trovo davanti questa coppia, e mi guardavano... Ho detto: “Sessant’anni! Ma ancora avete lo stesso amore?”. E loro, che mi guardavano, si sono guardati fra loro, poi sono tornati a guardarmi, e io ho visto che avevano gli occhi bagnati. E tutti e due mi hanno detto: “Siamo innamorati”. Non lo dimentico mai. “Dopo sessant’anni siamo innamorati”. Il calore della famiglia che cresce, l’amore che non è un amore di romanzo. È un vero amore. Essere innamorati tutta la vita, con tanti problemi che ci sono… Ma essere innamorati. ...continua a leggere "Papa Francesco e la famiglia — Udite, udite…."

 

Vangelo secondo Matteo 5,38-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

CAMBIO DI PROSPETTIVA

Violenza chiama violenza, e la spirale delle violenze corrompe persone e società. Impressionano le vendette e le condanne, come pure la ricerca senza fine di chi ha compiuto delitti, come se l’offesa potesse venire sanata dalla ‘giusta’ condanna dell’assassino. Gesù percorre una strada inversa, quella dell’arrendevolezza e del perdono. La cronaca e la storia offrono esempi clamorosi: figli che perdonano gli assassini dei genitori; popoli che si perdonano reciprocamente omicidi e ruberie. Un mondo rovesciato? Per raddrizzare i cuori e la società.

Vangelo secondo Marco 4,26-34

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

LA POTENZA DEL SEME

La potenza del seme dice la meraviglia della vita. Getti nel terreno piccole sementi e - nel tempo loro assegnato - vedi germogliare un fiore, una pianta, una vita. Fiorisce il giardino, cresce la campagna, si allieta la famiglia. Il Regno di Dio, del quale parla Gesù, si sviluppa con una potenza che supera anche il vigore delle piante. Che cosa spetta dunque all'agricoltore, al genitore, al pastore? Si inventano programmi e progetti estranei alle sementi gettate, alle persone esistenti, ai carismi emergenti; si modifica il ritmo della crescita, si opprimono i figli dentro una prospettiva che non corrisponde alla loro attitudine, si mortificano carismi e comunità ecclesiali senza badare alla loro specifica fisionomia. “Lascialo crescere”, occorre dire al genitore oppressivo. ‘Fateli vivere’ bisognerebbe dire al dirigente autoritario, in ambito civile o ecclesiale.

Il Regno di Dio, semente gettata nel terreno della vita, cresce per la potenza dello Spirito. Va guardato con paternità, accompagnato con simpatia, spalancato al rapporto con le piante che gli crescono accanto. Il Regno di Dio diventa ospitale per tutti gli uccelli del cielo e per tutti gli uomini della terra.

 

Vangelo secondo Matteo 5,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».

SEMPLICI DAVANTI A DIO

Quante parole consumiamo per confermare o magari smentire quello che abbiamo detto o fatto?
Le parole e le azioni hanno un senso davanti a Dio e davanti agli uomini e quindi bastano a se stesse. Per liberare il cuore e il linguaggio da ciò che li appesantisce e li rende equivoci, conviene anche alleggerire il peso delle parole vuote e inutili che ascoltiamo e delle immagini che vediamo. Tenere a bada l’assedio e l’aggressione dei mass.media, semplifica e allieta la vita.