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GIORNATA DELLA MEMORIA Lettera al giornale diocesano NUOVA SCINTILLA

Caro Direttore,
“LA MEMORIA RENDE LIBERI”: uno degli slogan più efficaci apparso nella giornata della Memoria. Fa eco alla drammatica e irrisoria iscrizione sbandierata all'ingresso di Auchswitz,’il lavoro rende liberi’. La memoria dell'Olocausto.Shoah dovrebbe liberarci dalla tentazione di ripetere altre stragi. E’ una memoria che andrebbe dunque estesa a ogni tipo di sterminio e genocidio.
Sembra tuttavia che la grande macchina della memoria, che muove un numero sterminato di iniziative e viene amplificata dai media per intere giornate, rimanga inceppata rispetto ad altri genocidi, contemporanei o precedenti o seguenti la Shoah. Dove esiste qualche proposta di memoria per le vittime della rivoluzione russa del 1917 e delle stragi facenti capo a Lenin e a Stalin? Chi è disposto a ricordare i milioni di morti per la fame indotta da Stalin in Ucraina? Qualcosa di simile si può dire per il primo 'esemplare' di genocidio moderno, perpetrato sugli Armeni da parte dei Turchi. E le stragi della Cina di Mao, e la sistematica abolizione dell'uomo nella Cambogia di Pol Pot? Dimentichiamo a piè pari le violenze dei regimi coloniali in Africa.
Queste e altre sono memorie non liberate e non liberanti. Perché?
Dove va a nascondersi la coscienza umana e come arriva a giustificarsi?
Perché coloro che circondavano i capi e i generali non si sono ribellati? Perché non hanno bloccato leggi perverse? Come hanno potuto approvare e collaborare?
Nella nostra società persistono varie forme di 'abolizione dell'uomo'. Tre su tutte. La prima riguarda la mancanza di soccorsi e accoglienza verso chi lascia la propria terra e trasmigra. Tutta la storia è attraversata da migrazioni, raramente tranquille, spesso piene di razzie e violenze. Milioni di italiani hanno cercato l'oro dell'America e i pascoli dell'Australia; molte nazioni sono costituite da una varia mescolanza di colori della pelle. Se oggi provochiamo patimenti e morte con barriere, respingimenti, mancanze di soccorso, come potremo evitare che le generazioni future ci dicano: “Ma voi, dove eravate? Perché non vi siete opposti e non avete organizzato accoglienza, istruzione, integrazione?”
La seconda abolizione dell’uomo riguarda la diretta uccisione del bambino nel seno materno. Siamo ancora gente civile se questo precoce ‘genocidio’ ‘accade in modo sempre più usuale e scontato?
La terza si riferisce ai milioni di cristiani violentati, esiliati, uccisi nel mondo.
Non avremo dunque bisogno di venire liberati attraverso un altro tipo di memoria?