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Domenica 7 aprile 2019 - V di Quaresima, Ciclo C

Introduzione del celebrante
Ci affidiamo a Te, o Padre che hai mandato il tuo Figlio Gesù nel mondo non per condannarlo ma per salvarlo.

1. Signore Gesù ti ringraziamo per la misericordia con la quale ci accogli in questa eucaristia e ci perdoni nel sacramento della confessione. Dona la grazia del pentimento,
Noi ti preghiamo: SALVACI O SIGNORE

2. Signore Gesù ti affidiamo i ministri della tua misericordia: Papa, vescovi, sacerdoti; manda alla tua Chiesa nuove vocazioni sacerdotali e religiose
Noi ti preghiamo: SALVACI O SIGNORE

3. Signore Gesù, sostieni i medici e il personale umanitario presenti in zone di guerra, che rischiano la propria vita per salvare quella degli altri *; dona fiducia e speranza al nostro mondo disorientato e disperso;
Noi ti preghiamo: SALVACI O SIGNORE

4. Signore Gesù aiutaci a guardare gli altri con lo stesso sguardo con cui hai guardato la peccatrice; insegnaci a pregare in famiglia e in comunità, per ritrovare nell’adorazione il tuo volto e il tuo cuore.
Noi ti preghiamo: SALVACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Signore, il tuo perdono e il tuo abbraccio ci rendono lieti e certi. Accoglici con la tua misericordia. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Spunto della domenica
Il Signore ha aperto ‘una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti’. La novità del perdono ricostruisce un popolo, ridona la vita alla donna che tutti volevano condannare. Gesù smaschera la facile ipocrisia di chi condanna gli altri per i loro peccati, quasi per apparire lui stesso giusto. In realtà siamo tutti peccatori. Gesù mostra chiarezza di giudizio verso il peccato, e nello stesso tempo misericordia verso il peccatore.

IL CENTRO

Trovarsi da soli, tu e Lui con l’Eucaristia, càpita a volte durante l’anno e si ripete a brevi sprazzi nel corso delle 24 Ore per il Signore. Il grande ostensorio che ospita il cerchio bianco di pane, illumina di chiarore l’altare e tutt’intorno le colonne, i muri, le vetrate, i panconi, le panche, nelle grandi cattedrali e nelle chiese moderne, dove vengono a concentrarsi a raggera persone di varie comunità e provenienze ecclesiali. Il segno del pane è impressionantemente esile, tanto più quando lo prendi in mano e quando lo spezzi in due o in quattro per consegnarne appena un frammento a una persona anziana, in famiglia o in casa di riposo. Attorno a questo segno minimale, come alla sottile asse della sfera del mondo, continua a girare l’universo della Chiesa, si svolge il ritmo della vita delle persone, viene coordinato il cammino delle comunità. C’è chi si ritaglia tenacemente - tra casa e lavoro - lo spazio della messa quotidiana, mentre le comunità contemplative segnano le ore della giornata sulla cadenza dei momenti di preghiera e di adorazione. Qua e là spuntano comunità parrocchiali che proseguono l’adorazione eucaristica di giorno e di notte, per tutti i giorni dell’anno. Ma come fanno??!! Con quale fede, con quale amore, con quale cuore e mente guardano l’Ostia consacrata? Se non fosse che le parole pronunciate distintamente ad ogni celebrazione da ciascun sacerdote, fanno risuonare la voce stessa di Gesù nell’ultima cena ed evocano la compagnia dei dodici e delle donne e degli inservienti; se non fosse che vedi vibrare il suo corpo, il suo medesimo corpo che pende dalla croce, davanti ai soldati e davanti alla Madre e al piccolo gruppo di discepoli; se non fosse che – come la Maddalena al sepolcro – tendi le braccia e il cuore per toccare il suo corpo risorto; se non fosse che il fiume dei secoli e il vento dello Spirito trasportano a questa chiesa il grano e l’uva; se non fosse che la fede di nostra madre e forse di nostro padre ci conduceva da bambini a buttare un bacio al crocifisso e al tabernacolo; se non fosse per la Messa della prima Comunione, per il Matrimonio celebrato nella Messa, e pure il funerale e prima ancora il Battesimo; se non fosse per l’unica mensa e l’unico corpo nel quale si compone il popolo cristiano; se non fosse… Chi potrebbe credere, riconoscere, adorare, sperare, amare Gesù in un segno così povero e indifeso, immoto e silenzioso? Come un atomo irradiante, come un sole splendente, un pane fragrante, un vino inebriante, l’Eucaristia si colloca al cuore della vita del cristiano e di tutta la Chiesa. Al centro del mondo.

Vangelo secondo Giovanni 5,17-30

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

SPECCHIO DEL PADRE

Gesù, Figlio Unigenito ed eterno del Padre, nella sua umanità reale ne è specchio vivo, e ne riflette la luce, il calore, la vita, ne tramette le opere di salvezza, realizza la vittoria sulla morte e dona la risurrezione agli uomini. Figlio di Dio fatto uomo, Egli è il grande comunicatore, in parole e in opere, della vita divina e della salvezza che il Padre opera per il mondo. Questa vita e questa salvezza siamo chiamati a riconoscere e accogliere.

Vangelo secondo Giovanni 5,31-47

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

LA TESTIMONIANZA DEL PADRE

Il Padre, che nella eternità infinita genera il Figlio, continua il rapporto generativo con il Figlio anche quando il Figlio assume la condizione umana. Questo si manifesta nelle opere che il Figlio Gesù compie e che rivelano la sua origine divina e la presenza amorosa del Padre. Attraverso Gesù, scopriamo la voce, il volto, l’azione del Padre che ci ama e ci salva. Il Padre è testimone e garante del Figlio. Una grazia senza confini: nell’uomo Gesù incontriamo Dio Padre.

Vangelo secondo Giovanni 5,1-16

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

LA PISCINA DELLA RINASCITA

Questo miracolo di Gesù trova una precisa collocazione nella piscina ‘con cinque portici’, precisamente identificata dall’archeologia nella città di Gerusalemme qualche decennio fa.
Questo ‘terzo segno’ compiuto da Gesù identifica l’acqua come strumento di salvezza: occorre infatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito, come dice Gesù a Nicodemo. Gesù dona quest’acqua, anzi è Lui stesso l’acqua che salva e risana. Rinasciamo dall’acqua del Battesimo. Anzi, rinasciamo dall’incontro con Cristo.

Scoperta di Dio, scoperta dell’uomo

Quando Dio non rimane ridotto a parola o a generico concetto filosofico? Succede quando non ci limitiamo a pensare Dio con la nostra fantasia, ma quando, con la mente, il cuore, la vita, ne accogliamo l’identità che Egli stesso svela percorrendo la strada che lo conduce in faccia all’uomo. Dobbiamo solo avere l’umiltà di lasciarci prendere per mano dalla sua parola e dalla sua azione, trasmesse da coloro che hanno visto e udito, e scopriremo un panorama di meraviglie. L’alibi della Trinità ‘mistero difficile’ viene smontato appena ci si lascia condurre da questo brevissimo ‘saggio’ che concentra in poche chiare pagine il lungo cammino della storia e della teologia. L’autore, nato in Moravia nel 1919 e morto nel 2010, sacerdote, gesuita, teologo, cardinale, riassume la sapienza dell’Oriente e dell’Occidente. La rivelazione di Dio è la risposta alla ricerca di senso della realtà, dai secoli antichi al presente. L’unità e la pluralità del mondo, la sua origine e il suo senso, trovano fondamento nel dinamismo del Dio Uno e Trino, sapienza e amore, principio e compimento di ogni essere. Il dinamismo delle persone divine le costituisce nell’unità che si comunica nella creazione e si palesa nell’incarnazione del Figlio. In poche stringate pagine l’autore riassume il cammino di rivelazione e di donazione di Dio dall’Antico Testamento al Nuovo, indagato dalla teologia di due millenni. La comprensione del mistero della Trinità – nella sua profondità e nei limiti della capacità umana – svela il senso della persona, della famiglia, della società, della storia, della Chiesa e dei suoi sacramenti e di tutto l’agire umano. Non un mistero intellettuale e astratto, ma una storia, una strada nella quale camminiamo, viviamo, respiriamo e amiamo. Un itinerario che auguriamo di percorrere a tutti i cristiani e a tutti coloro che desiderano e che cercano.
Tomas Spidlik, Noi nella Trinità. Breve saggio sulla Trinità, Lipa, Roma 2019 pp 137 € 13,00
Angelo Busetto

Vangelo secondo Giovanni 4,43-54

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

IL SECONDO SEGNO

Secondo l’evangelista Giovanni, Gesù non fa miracoli, ma segni. Quale differenza tra miracolo e segno? Il miracolo è un fatto concluso in se stesso, come una guarigione o una tempesta sedata. Il segno è un fatto che rimanda ad altro. Il Vangelo di Giovanni racconta sette ‘segni’, cioè fatti straordinari che ‘costringono’ a porre lo sguardo su Gesù e ne annunciano la risurrezione. I segni conducono alla fede in Cristo, come accade al funzionario e alla sua famiglia. Quanti fatti della vita ci fanno guardare a Gesù?