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Sabato 4 maggio 2019 Santi Agapio e Secondino, Martiri di Numidia, 259

Vangelo secondo Giovanni 6,16-21

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.
Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».
Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

LA TEMPESTA E LA BARCA

La barca solitaria sul mare agitato, nel buio della sera, non fa paura ai pescatori che remano per tre o quattro miglia. Incute paura invece quell’ombra che cammina sulle onde e si avvicina alla barca. Chi è? Perché? Come fa? Una voce forte e sicura: “Sono io!”. Questa voce abbiamo bisogno di udire nelle tempeste della vita, non come minaccia, ma come presenza buona, di Uno che possiamo accogliere nella barca della vita. Con Gesù guadagniamo sicuri l’altra sponda, la terra promessa.