P. Lasarte, 10 ‘Mi piace’ e 9 ‘non mi piace’: una valutazione del Sinodo sull’Amazzonia
Il tema dei “viri probati” e delle “diaconesse” ha assorbito troppe energie, a scapito di molte altre tematiche sull’ecologia umana e su un’evangelizzazione integrale. Positivi gli interventi di papa Francesco, che chiede una “sovrabbondanza” nella missione e nella fede. È mancata un’attenzione al mondo giovanile. Il bilancio di un mese di Sinodo dell’Amazzonia da parte di un padre sinodale.
Città del Vaticano (AsiaNews) – A poche ore dalla conclusione del Sinodo sull’Amazzonia, presentiamo qui alcune importanti valutazioni di p. Martin Lasarte, fra i padri sinodali nominati da papa Francesco. P. Lasarte, è salesiano uruguaiano, già missionario in Angola, membro dell’équipe di animazione missionaria mondiale della Congregazione salesiana. In particolare, egli è responsabile dell’animazione missionaria in Africa e in America. Di lui, AsiaNews ha pubblicato un suo articolo sul Sinodo, in due parti: “Sinodo Amazzonia: I preti sposati sono davvero una soluzione? (Prima parte)” e “Sinodo Amazzonia: I nuovi cammini e le malattie pastorali (Seconda parte)”.
Il Sinodo è un prezioso strumento di comunione ecclesiale e di ascolto. Questo strumento di consultazione offrirà al Santo Padre alcune riflessioni e proposte. Per me, a titolo personale, è stata un'esperienza ricchissima in cui ho imparato molto da tanti fratelli e sorelle. Faccio rapidamente una valutazione "a caldo", senza aver ricevuto ancora il documento finale del Sinodo che sarà votato domani.
Essendo io una persona positiva, metto 10 “mi piace” al Sinodo, cioè, cose che mi sono sembrate positive; e 9 “non mi piace” per segnalarne i limiti.
1. È stata una grande opportunità per riflettere pastoralmente sull'Amazzonia, sulle grandi sfide di carattere universale.
2. Si è data molta visibilità alla regione, ai suoi problemi ecologici, sociali ed ecclesiali.
3. Il Sinodo ha contribuito a creare una consapevolezza regionale dell'Amazzonia, essendovi molte realtà ecclesiali, separate, non collegate tra loro.
4. Positivo è stato lo sforzo di ascoltare in modo capillare, e di avere iniziato un processo con le comunità amazzoniche. Senza dubbio, la cosa più importante del Sinodo è il processo che esso genererà nella regione.
5. Personalmente, ho potuto imparare molto da diverse Chiese locali: approfondire i problemi, come il traffico di droga, che è davvero preoccupante per il suo potere economico, politico e culturale. E' stato anche bello conoscere "buone pratiche", o esperienze pastorali di diverse chiese locali, così come belle testimonianze di dedizione e servizio…
6. Vi è stata una chiara presa di posizione della Chiesa a favore dell'ecologia integrale (non fondamentalista) e per le popolazioni indigene amazzoniche.
7. Nel corso del Sinodo si è data maggiore importanza al tema delle città, dei giovani, delle migrazioni, qualcosa che era apparso nell' Instrumentum Laboris, ma non con l'ampiezza necessaria. La visione è stata estesa anche alle popolazioni rurali e fluviali, così come alle comunità afro (quilombolas).
8. Si è fatta più evidente la dimensione Cristo-centrica nella Chiesa e nell’evangelizzazione.
9. Nell'assemblea generale e nei circoli minori, sono stati sollevati molti argomenti di grande interesse e rilevanza (non so fino a che punto essi saranno inclusi nel documento finale):
- Sono state presentate riflessioni approfondite, in particolare da parte di esperti, sulle problematiche ecologiche.
- L'importanza di un'istruzione di qualità per tutti e in particolare per le popolazioni indigene
- Vi è stata una riflessione sui vari processi migratori.
- Sulla cultura, l'interculturalità, l'inculturazione e il Vangelo.
- Sono state evidenziate situazioni disumane di tratta di persone, traffico di droghe, sfruttamento...
- L'importanza della ministerialità di tutta la Chiesa.
- L'importanza del catecumenato e dell'iniziazione cristiana.
- Una Evangelizzazione integrale.
- La formazione del clero e dei laici per la missione.
- La pietà popolare.
- Sulla missionarietà della Chiesa.
- È apparso chiaro che vari "pastori indigeni o altri pastori" non possono andare avanti in modo autosufficiente senza un collegamento con le Chiese locali.
- Si è data più importanza alla pastorale urbana ed - al suo interno - alla pastorale indigena.
10. Mi sono piaciuti molto i tre interventi spontanei del Papa: sì alla cultura (pietà popolare, inculturazione), no a un aboriginalismo; sì alla formazione del clero in modo più pastorale, meno rigido, e ai laici. Ma no alla clericalizzazione dei laici. Attenzione alle congregazioni religiose che si ritirano in cerca di garanzie, e alla mancanza di passione dei più giovani per la missione. Prestare attenzione al clero latino americano che emigra nel Primo Mondo invece di optare per l'Amazzonia. Ha parlato della necessità di una sovrabbondanza nel Sinodo, che non intende disciplinare il conflitto, né risolvere le cose mettendoci delle pezze. C'è bisogno di una sovrabbondanza missionaria.
I 9 “non mi piace”
1. Energie eccessive dedicate a problemi intra-ecclesiali, in particolare quello dei "viri probati" e delle "diaconesse”. Sarebbe stata un'occasione senza pari per offrire un contributo qualificato e più profondo alla cura della casa comune attraverso un'ecologia integrale basata sull'etica cristiana. Invece il tema dell’ecologia umana è rimasto solo al capitolo V (su 6 capitoli del documento). Il tema dei “viri probati” e del diaconato femminile, in cui non vi era pieno consenso, ha consumato molte forze, sottraendo qualità a tutti gli altri aspetti consensuali.
2. Auto-referenzialità regionale: Il concetto di sinodalità è una questione che si è rivelata molto adattabile secondo le convenienze: sinodalità con coloro che la pensano come me; autonomia e pluralismo con chi la pensa diversamente, come nel caso delle Chiese sorelle di Asia, Europa e Africa. Penso che il tema della sinodalità della Chiesa universale avrebbe dovuto essere più presente per quanto riguarda i ministeri ordinati, perché esso è un tema sensibile ed esistenziale in tutta la Chiesa universale.
3. È mancato un più profondo senso di autocritica ecclesiale. Naturalmente, vi è stato il consueto "mea culpa" sulla colonizzazione e sui limiti della Chiesa, la sua visione antropologica eurocentrica, la limitata coscienza sociale del passato. Ma io mi riferisco alla scarsa incidenza pastorale di questi ultimi 50 anni nelle diverse realtà ecclesiali amazzoniche. Quali sono le cause della sua povertà pastorale e della sua infertilità? A mio avviso, il tema della secolarizzazione, dell’antropologismo culturale, dell’ideologizzazione sociale del ministero pastorale, della mancanza di una testimonianza credibile, coerente e splendente di santità dei ministri (fenomeno di tanti abbandoni di vita religiosa e sacerdotale, o di vita ambigua) non sono stati sufficientemente toccati.
4. Toppe nuove a un vestito vecchio. A mio avviso, i problemi più profondi dell’evangelizzazione non sono stati focalizzati: le cause dell'infertilità vocazionale; la scarsa cura pastorale in generale; la mancanza di una migliore cura pastorale della famiglia; un catecumenato che fondi la fede e la vita; l'assoluta assenza di pastorale giovanile (l'espressione non compare nel documento): di conseguenza la cura pastorale delle vocazioni è nulla, e vi è una mancanza di vitalità delle piccole comunità cristiane. I movimenti ecclesiali, le nuove comunità non si menzionano. Come mai? Non esistono davvero in Amazzonia? Mi sembra che ci sia stata una mancanza di quel dinamismo che ha portato la Chiesa a considerare il tema della "nuova evangelizzazione": nuovi metodi, nuovo fervore. Quali sono le nuove vie proposte dal Sinodo? Solo nuove strutture e le ordinazioni di viri probati..... Mi sembra che questa novità sia enormemente povera: si tratta di toppe nuove su un vecchio abito. A mio modo di vedere, la nuova veste in cui dobbiamo rivestirci con nuovo fervore è un problema di "fede": indossare Cristo.
5. Si parla del "rito amazzonico" per la liturgia. Si rischia di cadere in un esperimento teorico di laboratorio pastorale. Le culture amazzoniche sono varie, la grande ricchezza e varietà della cultura pan-amazzonica non può essere omologata (fra le 390 lingue presenti, pensiamo solo alle grandi famiglie: Tupi-Guarani; Arawak, Tukano, Pano, Je', Jíbara, Yanomami, ecc). Non c'è dubbio che l'inculturazione del Vangelo nella liturgia e nella vita delle comunità cristiane amazzoniche sia indispensabile, ma questo deve essere fatto nella vita reale e a poco a poco, con un ragionevole adattamento e decantazione di ciò che è veramente autentico della cultura e riesce a trasmettere veramente il mistero cristiano con simboli ed espressioni originali, evitando una “folklorizzazione” superficiale e generica.
6. Clericalizzazione laica. Sarebbe stato possibile risolvere il problema di eventuali ordinazioni al sacerdozio di uomini sposati con le vie ordinarie già possibili e praticabili nella Chiesa: la dispensa dal celibato (CCC 1047): la possibilità di dispensa data dalla Santa Sede, con le opportune giustificazioni, come sapientemente proposto dal card. Gracias dall'India, essendo molto più semplice di una generalizzazione del viri probati. Sono state presentate esperienze da altre latitudini con gli stessi problemi e con la soluzione di ricchi ministeri laici, ma la proposta non è stata apprezzata. Purtroppo, il "tema" del Sinodo è stato l'ordinazione degli uomini sposati, mentre gli altri temi sono rimasti all'ombra. Mediaticamente e popolarmente questo Sinodo sarà proprio questo: il Sinodo dei viri probati.
7. Visione secolare dei ministeri, in particolare quella delle donne come "diaconesse ordinate". Quando questo tema viene toccato ovunque, compaiono motivazioni molto civili, ma non del tutto evangeliche: "Questo è il momento di ordinare le donne", "Abbiamo il diritto", "Le donne devono avere il potere” …. Questi sono discorsi validi in qualsiasi parlamento, ma non li vedo tanto in un sinodo di vescovi dove si vuole discernere alla luce del Vangelo, della Tradizione, del Magistero ecclesiale e delle sfide attuali; e non tanto sotto la forte pressione della cultura dominante. Mi è sembrato che fosse abbastanza presente un senso parlamentare e non tanto lo spirito sinodale che cerca il discernimento ("Siamo rappresentanti dei popoli amazzonici e dobbiamo portare avanti le proposte da loro avanzate").
8. Pericolo della “onganizzazione" della Chiesa (trasformata in ong). È molto bello che la Chiesa sia ben organizzata al servizio della carità, ma che non sia "onganizzata", cioè governata dai criteri pragmatici, laici e organizzativi di una Ong. Si riduce mistero, la vita e l'azione della Chiesa a varie attività di advocacy e di servizio sociale. Questa riduzione mi sembra molto presente nella sensibilità di diversi partecipanti al Sinodo. Insisto: solo con un'evangelizzazione integrale, dove il kerigma, la discepolanza, la diaconia, la koinonia e la liturgia si fondono in un progetto pastorale armonioso ed equilibrato, potremo avere una pastorale feconda.
9. L'atmosfera del Sinodo è stata abbastanza serena, fraterna e rispettosa, anche se alla fine, alcuni hanno presentato le cose in modo piuttosto dialettico: da una parte, il club fariseo che sarebbe legato alla dottrina, spaventato dal nuovo, quindi chiuso allo Spirito Santo; dall'altra, coloro che ascoltano il popolo (sensus fidei), senza paura, aperti al nuovo e quindi docili allo Spirito Santo…. C’è da ammirare uno Spirito Santo venuto così ben preparato e organizzato…