Vangelo secondo Matteo 5,1-12
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
VIVA I SANTI
Una festa simpatica, popolare. Ci fa guardare i santi della tradizione: Maria, gli apostoli, san Giuseppe e sant’Antonio; i santi amati, Ignazio di Antiochia e Cipriano, le tre Terese: d’Avila, di Lisieux, di Calcutta; Newman, Riccardo Pampuri; una serie infinita di santi giovani, Piergiorgio Frassati, Benedetta Bianchi Porro, Carlo Acutis, Andrea Mandelli e via di corsa; un nugolo di sacerdoti santi che la vita ci ha donato.
La festa ci mette in paragone con la santità, e può diventare banalmente scostante: “Io non sono mica santo”. E invece: amati e battezzati e santificati. Il santo è un uomo, un uomo vero, ripeteva don Luigi Giussani sulle orme di San Paolo che descrive l’uomo nuovo.
E’ bello amare i santi e desiderare la santità, cioè la vita vera, bella, vissuta. Camminando dietro a Gesù. Vivendo nel suo popolo santo.