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Vangelo secondo Giovanni, 2,13-22

 

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

 

UNITA’ DEI CRISTIANI

 

Celebrare nelle chiese del mondo la dedicazione della Basilica del Laterano, esprime un vincolo di comunione dei cristiani con la Chiesa di Roma. Sulla facciata della Basilica si legge: Omnium Urbis et Orbis Ecclesiarum Mater et Caput, Madre e Capo di tutte le chiese nella città e nel mondo. Il cristiano non vive solo l’unità della fede con gli altri cristiani, ma anche il vincolo della carità, che ci unisce nel segno sacramentale del Battesimo e dell’Eucaristia e nel legame con il Papa, vescovo di Roma.

Domenica 10 novembre 2019

XXXII DEL TEMPO ORDINARIO, Ciclo C

Giornata del ringraziamento

Introduzione del celebrante

Riuniti nella grande assemblea della Chiesa, ci rivolgiamo a Te, Dio della vita, con la fiducia dei figli amati.

  1. Signore, tu sei il Dio dei viventi, nel tempo e per l’eternità; ti ringraziamo per il dono della vita; conserva coloro che hai creato, donaci di portare buon frutto, oggi e per sempre                                                                                                                                Noi ti preghiamo:  SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI
  2. Signore, ti ringraziamo per quanti – genitori, sacerdoti, educatori - ci hanno educato alla fede come la Madre dei fratelli Maccabèi e hanno concluso il cammino terreno; dona ad essi la risurrezione per la vita,                                                         Noi ti preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI
  3. Signore, sostieni la fortezza di tanti cristiani e comunità cristiane perseguitati e uccisi nel mondo. Dona libertà e pace ai cristiani e a tutti gli uomini,                                       Noi ti preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI
  4. Signore, ti ringraziamo per i frutti della terra e del nostro lavoro. Donaci di condividerli con i nostri fratelli, sperimentando il dono della fraternità, dell’accoglienza e della pace                                                                                                             Noi ti preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

Conclusione del celebrante

O Dio, tu sei la fonte della vita e della speranza, accogli la nostra preghiera per noi e per tutti i nostri fratelli nel mondo. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Spunto della domenica

La domanda dei Sadducei sembra furba. Gesù la scavalca con una bellissima risposta: il nostro Dio è il Dio dei vivi, e tutti vivono per lui. Gesù che risorge da morte ne è la conferma e l’anticipo. La vita che segue alla nostra morte, apre questioni importanti: sopravvivenza dell’anima, risurrezione dei morti, destino eterno dell’uomo. La nostra curiosità sul dopo, trova un’unica risposta. Dopo la risurrezione di Gesù sappiamo con certezza che Dio ci fa vivere anche dopo questa vita nostra esistenza terrena e alla fine dei tempi fa risorgere il nostro corpo per una felicità totale. In questa prospettiva desideriamo vivere ‘bene’ anche la vita terrena.

 

 

Vangelo secondo Luca 16,1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».

La CODA della FURBIZIA

Un po’ di furbizia non guasta. Gesù ci spinge a metterci in paragone con quanti usano la furbizia per imbrogliare a proprio vantaggio. Perché dunque la scaltrezza dovrà essere usata solo per fini egoistici? Sarebbe interessante scrivere la storia della furbizia dei santi. Ne scopriremmo delle belle, magari nella vita di Ignazio di Loyola, di Teresa d’Avila, di Filippo Neri, di Don Bosco, e di chissà quanti altri. Possiamo metterci in coda.

DOLCETTI E PALLONCINI
Tra una chiacchiera e un’altra ci raccontiamo la vita con il mio
amico Mario. Lui mi spiega che il giorno dei santi fa una festa
con tutti i nipotini comprando dei palloncini colorati e scrivendo
su ognuno il nome di un nipotino. Una bella festa allegra tra parenti, piena di molti bambini con i loro genitori. Tra dolcetti e palloncini
colorati i bambini si divertono mentre i genitori e nonni raccontano in
breve le storie del santo di cui portano il nome.
Questo fatto mi ha dato una idea! Il pomeriggio del 31 ottobre ho lavorato. Nel mio negozio sono entrati molti bambini mascherati per la festa di Halloween, accompagnati dai genitori quelli più piccolini, mentre
quelli più grandicelli da soli o insieme a qualche amichetto. Ad ognuno
dei bambini ho consegnato una caramella e assieme a quella anche un
palloncino colorato dicendo di gonfiarlo il giorno dopo scrivendo il proprio nome sul palloncino per festeggiare il giorno dei Santi. Erano tutti
contenti e stupiti dell’aggiunta di questo regalino alla solita caramella.
Un bambino di circa dieci anni si rivolge al suo compagno dicendo:
“Che bello!! In questo negozio la festa è doppia. Ci hanno dato una caramella per Halloween e un palloncino per i santi. Così possiamo fare
festa anche domani!” In quel momento ho sperimentato che il cristianesimo è davvero il centuplo. Cristo non censura nulla e permette di
valorizzare tutto l’umano, ogni festa e ogni occasione che ci è data. Ho
imparato a chiamare per nome ciascun bambino che entrava in negozio, e loro erano contenti di essere guardati uno per uno. Non erano più
volti anonimi mascherati ma volti di bambini a cui Dio aveva pensato
fin dall’eternità e che avevano un proprio nome. Ognuno di quei piccolini ha incrociato per un attimo la mia storia che è diventata più ricca.
Oggi posso pregare per Gioia, Agata, Riccardo, Mattia, Gianmarco e
molti altri. I santi che sono in paradiso e noi che stiamo percorrendo la
strada verso la santità, oggi primo novembre facciamo festa assieme.
Cielo e terra in un’unica festa d’amore con Cristo splendente del volto
del Padre nello Spirito Santo. Da Halloween ai santi in un salto di eternità nell’umanità. Grazie al mio amico Mario e grazie a tutti quei bambini che ho conosciuto anche solo per un istante di vita!
Chioggia, 1/11/2019 Una mamma lavoratrice

Nuova Scintilla, 10.11.2019

Vangelo secondo Luca 15,1-10

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

IL DIO CERCATORE

Questo Vangelo si lega al fatto di Zaccheo e di tanti peccatori che attendono Gesù con desiderio e fiducia. Gesù racconta due parabole concrete e tenere: il pastore che cerca della pecora e la donna che cerca la moneta. Ambedue fanno festa dopo il ritrovamento. Così Dio va in cerca di noi che ci perdiamo e fa festa quando ci ritrova. Ecco com’è Dio. Siamo figli amati e ricercati. Possiamo a nostra volta cercare Dio e lasciarci trovare e ospitare.

 

Vangelo secondo Luca 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

GUARDARE LO SCOPO

Non guardiamo appena una spanna davanti a noi. Guardiamo avanti, alla fine della strada, al compiersi dell’impresa. “Se uno viene a me…”, dice Gesù. Vogliamo andare a Gesù: è lo scopo della vita, la meta del nostro vivere e agire. Tenendo fisso lo sguardo su Gesù, ecco le conseguenze: che sia l’amore più grande, sul quale tutti gli altri amori si misurano. Allora camminiamo anche con la croce in spalla, per operare la costruzione più grande e raggiungere la vittoria più clamorosa, fosse pure il martirio.

Vangelo secondo Luca 14,15-24

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

C’E’ ANCORA POSTO

Una bella notizia, dunque: c’è ancora posto per noi, se non siamo pieni di impegni, di cose da fare e da trafficare; se non siamo pieni di noi stessi e della nostra presunzione. La vita è una grande festa alla quale il Signore ci invita ogni giorno. Un cuore umile e accogliente, uno sguardo attento e desideroso, Lo riconoscere in avvenimenti e circostanze e si muove incontro a Lui. La vita non ci è ostile, e quel che accade è la sua mano che invita e accarezza.

Vangelo secondo Luca 14,12-14

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

UN CUORE LARGO

Gesù cambia il mondo a partire da ciascuno, come un sasso che agita le onde, come una semente che allarga le radici, diventa pianta e sparge il polline. Se non cambia il cuore delle persone e non diventa gesto, piccolo ma reale, come possiamo pensare che cambi il mondo, dominato da interessi e corruzione? Ci sono state e ci sono persone che hanno cambiato una famiglia, un gruppo, una città, un paese, a partire dalla loro personale dedizione. Carlo Borromeo ne è splendido esempio.

Vangelo secondo Luca 19,1-10

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

LA STRADA DI ZACCHEO

Quello di Zacchéo è uno degli episodi più ‘visitati’ del Vangelo. Vi ritroviamo tanti aspetti della nostra esperienza umana: la curiosità, l’impedimento e l’attrattiva della folla, lo sguardo e la chiamata di Gesù, la sorpresa e la prontezza di Zaccheo e la sua promessa, la ‘benedizione finale’ di Gesù. L’episodio di Zacchéo è stato ripreso da grandi autori moderni, come don Giussani (“Zacchéo sale sull’albero tutto curioso di vedere Gesù”) e don Mazzolari (“Oggi, dopo tante giornate buie, è un giorno di festa per la casa di Zacchéo”). L’iniziativa di Gesù e lo slancio di Zacchéo ci aprono la strada.