In cerchio nel piccolo crocchio, i bambini sbuffano: “Quest’anno non arriveranno i regali di Natale. Non ci troveremo con i nonni. Non andiamo a sciare…”. Risuona l’eco dell’ondata di lamentele spruzzate in continuazione dagli schermi di tv e computer, dai discorsi in casa e dalle battute in strada. Una bimbetta, non battezzata ma attratta dal catechismo, sbotta davanti agli amichetti: “Lui (Gesù) nasce lo stesso!". E aggiunge, superando il livello della sua età: 'È l'essenziale!'.
Fra le traversie alle quali sono sottoposti i ragazzi in tempo di coronavirus, non ultima è la difficoltà circa la preparazione ai sacramenti e la loro celebrazione. Le parrocchie dispongono le celebrazioni a piccoli gruppi in turni diversi, che permettono anche di recuperare quanti saltano il proprio turno a motivo della quarantena. Il sacramento viene celebrato in una liturgia semplice e bella, questa volta anche con i canti della tradizione, come il Veni Creator. Ed ecco, uscendo di chiesa, un ragazzino correre ad abbracciare la nonna: “Nonna, sono molto contento; se divento papa voglio chiamarmi Carlo. Posso chiamarmi papa Carlo?” “Penso di sì – risponde stralunata la donna – Non ricordo nessun papa con questo nome, ma anche papa Francesco ha scelto un nome che nessun papa aveva prima di lui”. “Sai – dice il ragazzo – quando ho ricevuto l’Eucaristia ho sentito proprio che Gesù era in me, era proprio quello che succedeva a Carlo Acutis. Per questo sceglierei il nome papa Carlo”. “Beh, prima devi diventare sacerdote …e dopo chissà!”. I bimbi hanno ragione, e danno ragione a Gesù, per il quale i piccoli, con i loro angeli, vedono la faccia di Dio. E i grandi? Cos’è il Natale per noi? Cos’è l’Eucaristia, che non ci rassegniamo a ‘vedere’ da remoto, ma desideriamo vivere in presenza? I bambini mostrano com’è semplice accorgersi della presenza di Gesù, ineluttabile come un grande amore, inaspettata come la sua nascita in un luogo preciso dentro la storia. E’ bello guardare il vangelo con i loro occhi. Il cuore sussulta per una notizia incredibile: un bambino ha il volto di Dio. Insieme ci fermiamo a guardarlo, sorpresi di trovarlo con San Francesco a Gubbio e in tanti presepi, e di riconoscerlo nelle case e nelle chiese, come i pastori a Betlemme. Scopriamo la carità, la benevolenza, la pace, la misericordia, la vita, che fluiscono dalla capanna e percorrono le strade del mondo. Guardiamo Gesù con la stessa curiosità con la quale la gente lo seguiva, portandoci addosso lo stesso bisogno e la stessa domanda. Gesù che viene taglia le distanze, attraversa distrazioni e lamentele e ancora si fa incontrare dentro la nostra esperienza di vita: Lui nasce lo stesso. Natale è Natale