Citato nel XII canto del Paradiso dantesco, san Rabano Mauro, fu un grande erudito ai tempi di Carlo Magno. A lui è attribuito il Veni Creator Spiritus, l’inno che accompagna la Chiesa nelle decisioni più importanti, nelle sue funzioni religiose più solenni. E in cui poesia e teologia si fondono in modo eccezionale.
"Rabano è qui, e lucemi da lato / il calavrese abate Giovacchino,
di spirito profetico dotato. / Ad inveggiar cotanto paladino mi mosse l’infiammata cortesia / di fra Tommaso e ‘l discreto latino;
e mosse meco questa compagnia."
È il sommo Poeta Dante a citare san Rabano Mauro nel XII canto del Paradiso, in compagnia di san Tommaso d’Aquino, san Domenico e Gioacchino da Fiore.
San Rabano, mente e cuore eccelsi di una Chiesa che parla ancora, che canta ancora le sue lodi al Signore. Un santo poco conosciuto, bisogna ammetterlo. Ma rappresenta per la cultura cattolica (quindi parliamo non solo di spiritualità) un monumento che vive in ogni verso dell’inno allo Spirito Santo: il famoso Veni Creator Spiritus, l’inno - a lui attribuito .
Lo Spirito Santo: non è, certamente, un “qualcosa” di facilmente intellegibile. In fondo, rimane e rimarrà - forse è meglio così, per la nostra imperitura ricerca di Dio - un mistero. È, infatti, il mistero a spingerci sempre più alla ricerca. E in ogni luogo. L’inno Veni Creator Spiritus, in una certa misura, ci aiuta proprio a entrare meglio nel mistero. A contemplarlo, così come si contempla un cielo stellato, un fiore al suo primo albore di primavera.
La vita di Rabano è stata sempre immersa nelle pagine della Scrittura, prima fonte - assieme alla preghiera - di ogni sua opera filosofica. La Scrittura e le parole scritte dal santo si intrecciano e si fondono. Sono un unicum di cultura e spiritualità. L’intelletto al servizio di Dio. I versi, le parole, i “concetti” espressi dalla sua mente sono stati “illuminati” dalla Sapienza di Dio.