Tre rimbalzi in una settimana. Tre incontri che gettano sementi nel cuore di questa primavera straziata. Si comincia il 21 marzo con la Veglia ecumenica per la pace, in una cattedrale invasa dal silenzio, pervasa dalle voci del Concilio, di San Paolo e di Padre Ivan, percossa dal canto di Padre Michele, convinta dalla parola del vescovo Giampaolo. In seconda battuta, giovedì 24 la serata di preghiera con i missionari martiri: dalla piazzetta di San Domenico il portale spalancato lascia vedere l’immenso Crocifisso; attraversiamo il ponte di Vigo e il Corso di Chioggia fino alla Chiesa di Sant’Andrea e poi di San Giacomo, dove scorrono sullo schermo i nomi e i volti dei missionari martiri. Per ultimo, nel giorno dell’Annunciazione, ci uniamo a Papa Francesco che consacra al Cuore Immacolato di Maria, la Russia, l’Ucraina e l’intero mondo.
Cosa valgono questi gesti di fronte all’umanità ferita dalla guerra, dilaniata dall’inganno e dalle contese? Le persone in fuga dall’Ucraina entrano nelle nostre case accanto alle donne che già assistono gli anziani, e nelle scuole i nuovi bambini imparano il nostro alfabeto.
L’Ucraina è vicina. Le immagini degli edifici sventrati e delle piazze distrutte, dei volti arrossati di freddo e di pianto, soppiantano la delusione dell’Italia che perde i mondiali. Sentiamo nostro il disastro di questa guerra. Eppure è appena un tassello di una guerra mondiale a pezzi. Dopo il passato delle guerre mondiali, dopo le violenze coloniali che hanno depredato intere civiltà, dopo la disastrosa ‘esportazione della democrazia’, oggi si contano a decine le guerre che dilaniano popoli e devastano l’ambiente in Asia, Africa, America Latina.
Da dove rispunta l’umano, da dove rinasce la pace? All’Europa privata della sua anima, ridotta allo scheletro dell’economia e dell’energia, occorre il respiro della preghiera, la speranza dei figli di Dio, il calore della fraternità cristiana. Il desiderio di ogni uomo e di ogni donna anela alla gioia, si allieta di luce e colori nello specchio del mare, si ritempra nella musica e nell’arte, trova riposo in famiglia e nell’amicizia. E’ qui la nostra vocazione, il nostro compito, la missione della Chiesa. Nella terra desolata, germogliano piccole e grandi comunità, aperte. Con una grande fede, che cammina nel quotidiano. Con una grande speranza, che guarda lieta al futuro. Con una carità misericordiosa, che edifica la città. Perché l’Europa viva, possiamo fare i cristiani, possiamo essere cristiani.
Angelo Busetto