Un film originale, scattante, coinvolgente
La sorpresa c’è stata tutta, anzi si è moltiplicata. Cosa può essere un film su Padre Marella? Una rassegna dei fatti della vita, una carrellata di personaggi, un dibattito sulle idee e sulla interpretazione delle vicende… Macchè! Veniamo buttati dentro le immagini del passato e del presente, tra ragazzi e famiglie di ieri e di oggi, con sequenze che si attraversano e si intrecciano e un uomo barbuto che spunta da ogni angolo di casa e di campagna e di laguna, tra bambini che scrivono la cosa che domandano alla vita e giocano con un pallone sfilacciato; avventori d’osteria che discutono sul prete col cappello che raccoglie offerte all’angolo della strada o va al mercato a recuperare verdura, o si impatta in una pattuglia di tedeschi che stanno per ammazzare degli uomini. La musica martella le immagini, le parole sono rade, se non fosse per il chiacchiericcio delle ragazze che preparano gli esami. Padre Marella è una figura più evocata che descritta, più suggerita che raccontata, come si fa per la vita che non si può mai dire tutta, come si fa per la santità che non viene mai ostentata.
Racconta una spettatrice: “Non mi aspettavo un film così pieno d'amore. Padre Marella più che predicare l'amore lo viveva e lo dimostrava attraverso il suo accettare tutti come erano” E aggiunge: “Bellissimo il dialogo sulla libertà in barca con uno dei suoi ragazzi. E l’umile sobrietà nel raccontare il suo allontanamento dal ministero sacerdotale: è vero per la santità bisogna passare attraverso la croce”. Appaiono di volata alcune sorprese sorridenti: il poeta Davide Rondoni che sullo scalone della scuola si domanda con un collega quale filosofia può insegnare quell’uomo così perso dietro i suoi ragazzi; e il cardinale Zuppi, nella figura di un avventore che porge una bottiglia di vino agli amici.
Quando terminano le scene del film, dopo i portici di Bologna, ecco una sequenza di foto, a ricordarci che non si è trattato di una favola bella ma di una storia vera. Quest’uomo è ancora vivo nella memoria della città di Bologna, di cui è diventato la coscienza, e la sua opera di accoglienza, di carità, di unità mette in collegamento due diocesi, Bologna e Chioggia, ed esalta Pellestrina, l’isola che taglia l’acqua tra mare e laguna. Questo film è un’opera fortunosa, tirata su nel gelido vuoto della pandemia, con centinaia di ragazzi e di adulti in scena, nel raccordo di patrocini ecclesiastici e civili, nel lavoro tenace di chi l’ha voluto e costruita.
In questa magnifica serata nel teatro dei salesiani, abbiamo con noi ‘in presenza viva’ il regista Otello Cenci, che ricorda le disavventure di un lavoro profondamente amato, lo sceneggiatore Giampiero Pizzol, che richiama il desiderio di vita di chi si è coinvolto, l’attore Stefano Abbati, che si è immerso nella figura di Padre Marella, il postulatore della causa di beatificazione, che attualizza il Beato Marella nel cammino del Sinodo, il rappresentante della diocesi di Bologna che sottolinea questa comunione di Chiese. Ed ecco due vescovi: il vescovo emerito Adriano che ha condotto la diocesi a partecipare all’impresa e ha dedicato al nuovo Beato il seminario diocesano, e il ‘nuovo’ vescovo Giampaolo, che riceve in regalo la santa umanità di Marella. La sorpresa continua.
Angelo Busetto
Settimanale 'Nuova Scintilla' 8 maggio 2022