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Vangelo secondo Luca 21,12-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

IL TEMPO DELLA TESTIMONIANZA

Nel tempo che segue il ritorno di Gesù al Padre, fino al giorno della sua seconda venuta, non solo le
cose vengono sconvolte, ma anche vengono perseguitati i suoi seguaci. E’ accaduto in tutti i secoli e riaccade oggi con ampiezza e varietà di forme. Persecuzioni, torture, eliminazioni, imprigionamenti, vessazioni, limitazioni di libertà. La documentazione fornita da ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’ è impressionante. Ne riceviamo una grande testimonianza, noi, cristiani dalla fede debole e incostante.

27 novembre 2022 – Prima Domenica di AVVENTO, Anno A

Introduzione del celebrante

Ogni mattina ci svegliamo e ricominciamo. Ogni anno rinnoviamo l’attesa del Signore e la domanda della sua venuta. L’Avvento ci spinge a guardare avanti. Rivolgiamo la nostra preghiera al Signore che viene.

  1. All’inizio dell’Avvento, domandiamo al Signore di risvegliare il nostro desiderio e la nostra attesa dell’incontro con Lui, nell’esperienza viva della Chiesa,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Seguendo la Parola di Dio e l’esempio dei monaci e monache di clausura e di tutti i consacrati, domandiamo di non perderci in cose vane, ma di comportarci in modo da piacere a Dio, nel buon uso del tempo e di tutte le occasioni della vita,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Affidiamo al Signore quanti vivono la sofferenza della guerra, della lontananza dalla propria terra, della persecuzione. Preghiamo per i malati, i reclusi, le persone lasciate sole,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Preghiamo per la nostra comunità, perché ci aiutiamo a vivere il tempo di Avvento nella riscoperta della fede e nei gesti di carità e di missione,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Ti presentiamo con desiderio e fiducia le nostre invocazioni o Signore, partecipando al cammino della Chiesa in questo tempo di Avvento. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

UN’ATTESA FIDUCIOSA

Questa prima domenica del nuovo anno liturgico - inizio del triennio, anno A - ci lancia verso l’ultima venuta del Signore, che sarà manifesta e gloriosa e coinvolgerà tutti gli uomini. Ritroviamo lo scopo della nostra vita e di tutta la storia. Il mondo in cui viviamo è fragile, così come la nostra vita. Solo il Signore che viene porta a compimento il nostro destino e quello di tutta la creazione. L’Avvento rinnova la fiducia: “Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Non disperdiamoci in ciò che è vano, ma ogni giorno volgiamo il desiderio e lo sguardo verso Colui che ci viene incontro.

Vangelo secondo Luca 21,5-11

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

FRAGILITA’ E SALVEZZA

In quest’ultima settimana dell’anno liturgico l’evangelista Luca ci fa intravvedere gli ultimi giorni della storia. Il tempio di Gerusalemme distrutto ne è la premonizione; ma anche l’inganno di chi pretende di sostituirsi a Cristo, e la tragedia dI guerre e catastrofi naturali. Il mondo è fragile, così come la nostra vita; tutto ciò che esiste è destinato a finire. Ma il Dio che crea l’universo e dona la vita, in Cristo ha inaugurato una storia nuova per salvare i suoi figli.

IL PACIFICATORE UNIVERSALE

IL RACCONTO DELL’ANTICRISTO

Scritto alle soglie del ‘900 il racconto di Soloviev intravvede il dramma del nostro tempo

Collocare una persona nel contesto del suo tempo e della sua cultura, può risultare laborioso, soprattutto se si tratta di un grande pensatore e scrittore. Vladimir Soloviev è scrittore russo nato nel 1853, morto nel 1900, è noto in Occidente almeno per il famoso ‘racconto dell’Anticristo’, spesso ricordato nel suo nucleo essenziale. Trovarsi alle prese con I tre dialoghi che lo precedono e in qualche modo lo introducono, fra scontrare con la complessità del procedimento dialogico tra vari interlocutori e con l’impaccio di molti riferimenti estranei alla storia e alla cultura. Le argomentazioni dei tre dialoghi trattano in primo luogo del tema del male che rischia di prevalere sul bene, e della guerra, variamente interpretata dal punto di vista etico e culturale. Si impone infatti il discorso sulla ‘educazione’, nel quale primeggia la cultura europea o comunque occidentale e russa, alla quale tutti i popoli della terra dovranno piegarsi, essendo considerata come il top della civiltà. Su questo sfondo, l’unificazione dell’Europa è un tema che campeggia, insieme con l’ideale teocratico, che dà prevalenza alla Chiesa, in specie cattolica.

Il complesso svolgimento dei tre dialoghi, nei quali gli interlocutori propongono tesi discordanti, conduce a uno sbocco sorprendente. Uno dei personaggi, il Signor Z, va a prendere un manoscritto e si mette a leggerlo nella piccola compagnia.
Il racconto sembra muoversi alla lontana, con l’invasione del ‘panmongolismo’ che dal Giappone alla Cina si estende a dominare il mondo, subendo alla fine un improvviso rovescio. A un certo punto della storia, spunta ‘un uomo ragguardevole’ che man mano raccoglie su di sè tutte le virtù e le doti  della condizione umana più pregevole e si impone al cospetto del mondo come punto di sintesi e di unità tra le varie nazioni. Assume in sé la condizione del Messia, sostituendosi a Cristo nella missione di benefattore e salvatore dell’umanità. In un crescendo grandioso, avvince tutto il mondo con un’opera da lui scritta, La via aperta verso la pace e la prosperità universale, che lo conduce ad essere acclamato come uomo del futuro e imperatore del mondo. L’ultima sua impresa è la convocazione a Gerusalemme di un Concilio Universale, con i rappresentanti e con il popolo di tutte le religioni, in particolare il Cattolicesimo, il Protestantesimo, l’Ortodossia, che egli gratificherà di particolari privilegi corrispondenti alle caratteristiche di ciascuno, e condurrà a unità e pace. A un’unica condizione: essere riconosciuto come ‘vostro vero capo’. Incalzano le sequenze del dramma. Uno dopo l’altro, Papa Pietro, lo staretz Giovanni e il dottor Pauli, tre rappresentanti rappresentanti delle tre confessioni cristiane prendono le distanze dall’imperatore.                                                                                 Ed ecco la vetta del racconto: (p 271-2)

Con accento di tristezza, l'imperatore si rivolse a loro dicendo:«Che cosa posso fare ancora per voi? Strani uomini! Che volete da me? Io non lo so. Ditemelo dunque voi stessi, o cristiani abbandonati dalla maggioranza dei vostri fratelli e capi, condannati dal sentimento popolare; che cosa avete di più caro nel cristianesimo?». Allora simile a un cero candido si alzò in piedi lo starets Giovanni e rispose con dolcezza: «Grande sovrano! Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui Stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità. Da te, o sovrano, noi siamo pronti a ricevere ogni bene, ma soltanto se nella tua mano generosa noi possiamo riconoscere la santa mano di Cristo. E alla tua domanda che puoi tu fare per noi, eccoti la nostra precisa risposta: confessa, qui ora davanti a noi, Gesù Cristo Figlio di Dio che si è incarnato, che è resuscitato e che verrà di nuovo; confessalo e noi ti accoglieremo con amore, come il vero precursore del suo secondo glorioso avvento». Egli tacque e piantò lo sguardo nel volto dell'imperatore. In costui avveniva qualche cosa di tremendo. Nel suo intimo si stava scatenando una tempesta infernale, simile a quella che aveva provato nella notte fatale. Aveva perduto interamente il suo equilibrio interiore e tutti i suoi pensieri si concentravano nel tentativo di non perdere la padronanza di se stesso anche nelle apparenze esteriori e di non svelare se stesso prima del tempo. Fece degli sforzi sovrumani per non gettarsi con urla selvagge sull'uomo che gli aveva parlato e sbranarlo coi denti. A un tratto sentì la voce ultraterrena a lui ben nota che gli diceva: "Taci e non temere nulla". Egli rimase in silenzio. Pero il suo volto, rabbuiato e col pallore della morte, era divenuto convulso, mentre i suoi occhi sprizzavano scintille. Frattanto durante il discorso dello starets Giovanni il gran mago che stava seduto tutto ravvolto nel suo ampio mantello tricolore che ne nascondeva la porpora cardinalizia, sembrava occupato a compiere sotto di esso arcane manipolazioni, i suoi occhi dallo sguardo concentrato scintillavano e le sue labbra si movevano. Dalle finestre aperte del tempio si scorgeva avvicinarsi un'enorme nuvola nera. Lo starets Giovanni che non staccava i suoi occhi sbigottiti e spaventati dal volto dell'imperatore rimasto ammutolito a un tratto diede un sussulto per lo spavento e voltandosi indietro gridò con voce strozzata: «Figlioli, è l'Anticristo!»….

Il racconto procede fino alla venuta del Messia Cristo dalle nubi del cielo.

Vladimir Soloviev, I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo,                                            Prefazione di Luigi Maria Epicoco, EDB Bologna 2021

Vangelo secondo Luca 21,1-4

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

TUTTO QUELLO CHE AVEVA

Il Vangelo della vedova che offre al tempio ‘tutto quello che aveva’ richiama Maria che, presentandosi al tempio, offre se stessa. Continua poi a offrire la sua vita e la sua persona, come ‘povera serva’. Il Signore guarda all’umiltà e all’obbedienza di Maria, chiamandola ad essere Madre e sua collaboratrice per l’opera della redenzione. Invochiamo Maria come ‘Madonna della salute’, che provvede alla nostra salute e alla nostra salvezza, per il tempo e per l’eternità.

Vangelo secondo Luca 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

GUARDANDO CRISTO RE IN CROCE

Gesù in croce rivela la potenza del suo amore che si consegna al Padre e ci abbraccia con misericordia. Come per il buon ladrone, anche per noi quello vale è riconoscere Gesù come Signore della vita, mentre viviamo e mentre invochiamo la sua accoglienza in Paradiso: questo ci dona pace e sicurezza. Quando guardiamo Gesù e lo seguiamo nella Chiesa, impariamo un modo di vivere più umano, più rispondente alle attese del nostro cuore e più fraterno. Nello scorrere della giornata, lasciamoci accompagnare dalla memoria di questo Vangelo.

 

 

Vangelo secondo Luca 20,27-40

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

UNA VITA PIU’ VITA

Per credere alla risurrezione, occorre un cuore grande, un cuore aperto all’infinito. Ciascuno di noi ha un cuore così: solo deve fare attenzione a non spegnere il desiderio, a non appiattirlo su un orizzonte senza cielo. La vita che Dio ci dona, è una vita di figli: la morte del corpo ci fa uscire dal grembo della terra per una vita che continua al cospetto di Dio Padre, redenta dal sacrificio del Figlio, accolta nell’amore dello Spirito Santo. Aumenta, Signore, la nostra fede.

Vangelo secondo Luca 19,45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

FEDE, TESTIMONIANZA, MISSIONE

La fede cristiana percorre il tempo e attraversa i continenti. Dalla Palestina Pietro e Paolo giungono a Roma per circostanze diverse, e ambedue testimoniano la verità e la grandezza della loro testimonianza dando la vita per Cristo. Sul luogo del martirio di ciascuno i cristiani hanno edificato due imponenti basiliche, nelle quali il popolo cristiano, proveniente dai quattro punti cardinali, si ritrova nell’unità della fede e riparte con l’ardore della missione.

Vangelo secondo Luca 19,41-44

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

IL PIANTO DI GESU’

Gesù piange su Gerusalemme e sulla morte dell’amico Lazzaro. Oggi, su che cosa piange? Sulle città colpite dai missili, sulle persone uccise. Su di noi, che non accogliamo la sua visita, non riconosciamo la sua presenza e fabbrichiamo un mondo di guerra e di desolazione. A che cosa può attaccarsi una persona che desidera vivere in pienezza? Bastare le illusioni a mezz’aria, le promesse rassegnate di chi esclude per principio la sua presenza di risorto e taglia fuori i suoi testimoni?