L’inglese Cicely che inventò per amore le cure palliative
La recente bocciatura del Consiglio regionale del Veneto della proposta di legge sul fine vita ha riacceso l’attenzione sulla delicatissima questione, alla quale anche Nuova Scintilla ha dedicato un ampio e documentato speciale nel numero del 28 gennaio. Il dibattito sul fine vita porta con sé la questione delle cure palliative, che sempre di più negli ultimi anni hanno preso piede per migliorare il più possibile la qualità della vita del malato, specialmente quello che non può guarire. Nella convinzione che, se non sempre il malato può guarire, sempre può essere curato.
In questo contesto arriva felicemente la recente pubblicazione del libro di Emmanuel Exitu “Di cosa è fatta la speranza”, che racconta la vicenda umana e professionale di colei che ha introdotto e promosso le cure palliative, l’inglese Cicely Saunders. Il bolognese Emmanuel Exitu ha lavorato come autore televisivo e come drammaturgo per il Teatro dei Documenti; dal suo primo romanzo “La stella dei Re,” una insolita lettura della storia dei Re Magi, ha tratto la sceneggiatura per l’omonimo film Rai, che ha avuto buon successo di pubblico e di critica. Il suo nuovo libro si ispira alla storia di Cicely Saunders, una donna dalla caparbietà visionaria. Prima infermiera, poi assistente sociale e infine medico, nel 1967 riesce ad aprire il primo moderno hospice, “un posto dove non si va a morire, ma un posto dove si può vivere fino all’ultimo istante con dignità”, perché la medicina deve prendere in carico l’intera persona, e non solo la sua malattia, fino agli ultimi istanti di vita. Le sue procedure, frutto di studio e di dedizione totale al malato, sono ancora oggi considerate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il punto di riferimento per migliorare la qualità della vita dei malati terminali. Precisa l’autore che il libro “è un romanzo ispirato alla vita di Cicely Saunders e va letto come tale: un romanzo, non una biografia. Eventi, parole, frasi, personaggi, ambienti e ruoli professionali hanno radici nella storia personale di questa donna, ma sono stati interpretati come fanno i musicisti quando interpretano uno spartito”. Il romanzo percorre cronologicamente la vita di Cicely e racconta con uno stile semplice e accattivante le sue scoperte professionali, le sconfitte, i contrasti familiari, la conversione alla Chiesa d’Inghilterra, gli incontri che hanno determinato le svolte nel suo cammino (in particolare con suor Teresa, con l’amica Rosetta, con lo scrittore C.S. Lewis, con la malata terminale Paula), il suo carattere spigoloso e determinato fino al perfezionismo, gli amori intensi e per David prima e per Antoni poi presto finiti per la loro morte, l’incontro con Marian. Il tutto all’interno di quello che è stato lo scopo della vita di Cicely, accompagnare il malato inguaribile negli ultimi tempi della sua vita, avendo cura di tutta la sua persona, del suo corpo e del suo spirito, rispettando e mantenendo la sua dignità. Ha scritto Lucetta Scaraffia sul romanzo: “Saunders ha insegnato a tutti che la civiltà si deve confrontare con la morte, che non può semplicemente metterla da parte, e che questo è possibile per atei e credenti, se si torna a rispettare ogni destino umano. Questa biografia è un libro che dovrebbero leggere i sostenitori dell’eutanasia, suicidio assistito o simili, perché dimostra praticamente come esista un’altra possibilità di aiutare con pietà i morenti, una possibilità degna del genere umano, pensando prima al rispetto della vita di ciascuno che al costo delle cure, mai evocato ma che è la motivazione vera della febbre eutanasica del nostro tempo”.
Gianni Colombo Emmanuel Exitu, Di cosa è fatta la speranza. Il romanzo di Cicely Saunders, che si è presa cura degli incurabili, Bompiani 2023, pagine 421, euro 21,00