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Mercoledì 19 giugno 2024, + San Romualdo, abate, Ravenna, ca. 952 – Val di Castro (Marche), 19 giugno 1027; + Santi Gervasio e Protasio, martiri, sec. II-III

Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

PER UN CUORE LIBERO

Nel grande ‘discorso della montagna’, dove l’evangelista Matteo raggruppa tanti insegnamenti di Gesù, viene impostata in modo nuovo la nostra posizione davanti a Dio e davanti al prossimo. Egli ci mette in piedi davanti a Dio e livella la nostra superbia e il nostro egoismo. Nessuna ostentazione nella vita cristiana, soprattutto nella preghiera, nelle opere di carità e nella penitenza. Non per invitarci all’isolamento, ma alla ‘conversione’, per vivere con lo stesso cuore anche le azioni compiute in pubblico.

 

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