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Riflessione

Per vivere, ci vuole un ‘LUOGO’ 

A fare l’elenco delle occasioni e delle proposte dell’ultimo periodo, si rimane impressionati. Il cristianesimo ti si fa incontro come realtà viva, non incastrata nell’abitudine, ma rianimata dal desiderio del cuore e dalla sorpresa delle situazioni. A cominciare dalle occasioni più immediate, segnate dal ritmo del tempo di Avvento, con le domeniche, il ritiro, la Novena, il Natale, gli incontri di gruppo e quelli personali, le letture e i contributi che arrivano via social… un fiume nel quale la tua barchetta scivola; devi solo badare a tenere dritta la barra del timone e a non disperdere l'impulso del cuore. La vita della Chiesa percorre il territorio della nostra umanità, ne intercetta le zone aride e quelle depresse, sostiene e corregge i nostri passi e ci mette in sintonia con quanti si trovano nello stesso cammino. Dove andremmo se il tempo non fosse segnato dalle cadenze liturgiche? Se il desiderio e l’attesa non si rianimassero con l’Avvento, se il Natale non ci commovesse, se non ci accompagnasse il ritmo delle domeniche che saldano lo scorrere dei giorni? Da quando il Figlio di Dio è venuto tra noi, il tempo non è più vuoto e ripetitivo, ma si apre a un cammino e a una comunità. Troviamo luoghi in cui abitare, momenti in cui sostare, slanci con i quali riprendere il cammino. Senza una strada, una compagnia, un luogo, rimaniamo desolati e soli, sprofondati nella tristezza del vuoto interiore e dispersi nel martellamento ossessivo di mille pubblicità. Oggi può essere la condizione in cui ci si ritrova dopo che le comunità dei paesi e delle contrade si sono svuotate e sono andati smarriti gli ambienti nei quali ci si trovava la domenica. Ti guardi attorno e non trovi più gli amici di un tempo, il prete di una volta, la comunità che lo attendeva e faceva festa insieme.

Per questo è provvidenziale l’insorgere di luoghi ‘altri’, meno legati alla vicinanza di territorio e più significativi come rapporti umani. Gruppi di amici, comunità di famiglie, condivisioni di salute o malattia. ‘Luoghi’ non determinati da strade e muri, ma segnalati da un richiamo più profondo. Un gruppo di gente, che lavora o è in pensione, si ritrova per un pranzo frugale una volta alla settimana, in uno spazio di dialogo e di condivisione; malati sparsi per l’Italia superano la solitudine collegandosi con un prete che celebra la Messa e raccoglie il loro bisogno di vita e le loro domande di significato; altre persone, a partire da una proposta lanciata dalla comunità cristiana sinodale, si ritrovano a gruppetti in casa attorno alla parola di Dio annunciata nella liturgia festiva. Viene a cambiare qualcosa nella concezione di sé: non più vite allo sbaraglio, ma persone con un riferimento, una compagnia, un luogo di appartenenza. La Chiesa non più estranea alla vita, ma sperimentata come amicizia e occasione di giudizio sugli avvenimenti che incombono. Anche Gesù, dopo gli incontri con la folla, si trovava a dialogare in casa con i discepoli. Nasce l’opportunità di incontrarsi in ambiti più vasti, e di accompagnarsi a vivere insieme le grandi occasioni della Chiesa, il Giubileo o una proposta di carità e di missione che allarga l’orizzonte. Si scioglie la tristezza della solitudine, si stempera il timore del confronto con gli altri, e decadono quelle diffidenze che tengono chiuso il cuore. Come diceva tanto tempo fa Romano Guardini: ‘La Chiesa si ridesta nelle anime’. Si può aggiungere: e le anime si ridestano nella Chiesa.

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