“Ha preso sul serio l’uomo – Ha preso sul serio Cristo”. Così il cardinal Farrell, Prefetto del Dicastero per laici, famiglia e vita, delinea la figura del servo di Dio don Luigi Giussani a vent’anni dalla morte. Il vescovo Giampaolo, nella messa celebrata in cattedrale per la ricorrenza, ripropone la stessa frase e ne ritrova le tracce in un libro famoso di Giussani, Il senso religioso; nel decimo capitolo il sacerdote milanese svela la fisionomia dell’uomo che con stupore e gratitudine si scopre come ‘dato’, donato a sé da un Altro, da Dio, fino a dire: “Io sono tu che mi fai”. Questa è la radice di quel bisogno e di quella ricerca di assoluto che trovano risposta nel Figlio di Dio fatto uomo; don Giussani, di fronte agli studenti del liceo, traccia con il gesso sulla lavagna una linea orizzontale dalla quale tante frecce salgono in alto verso una stella, impotenti tuttavia a raggiungerla; dall’alto della stella, una freccia scende dritta a intercettare l’orizzonte della domanda umana: Cristo viene a incontrare l’uomo. Un cammino che Giussani compie personalmente fin dagli anni del seminario, e che costituisce la sua passione e la sua missione. Diventato sacerdote, abbandona il suo già apprezzato insegnamento della teologia nel seminario di Venegono per buttarsi nella scuola pubblica. Per tante persone, giovani studenti o adulti, credenti o indifferenti o atei, l’incontro con don Giussani apre la possibilità di imbattersi in Cristo presente qui ed ora. Da Milano e da Rimini, dalla Liguria e dalla vicina città di Adria, la novità di questo annuncio viene a toccare le sponde della nostra laguna e sorprende la vita di sacerdoti e laici. Andiamo a incontrare don Giussani, e anche lui viene a trovarci. Non è in gioco appena qualche aspetto particolare del cristianesimo, come la preghiera, la carità o la vita sociale. Piuttosto, l’avvenimento di Cristo coinvolge il cuore della persona, ne determina la vocazione, prende dentro tutte le dimensioni del vivere: famiglia, lavoro, scuola, tempo libero, vacanze, impegno sociale. Non la proposta di una ‘spiritualità’ particolare, quanto piuttosto l’accorgersi di Cristo presente nelle cose che fai e in tutte le situazioni che incontri. Fede in Cristo ed esperienza umana non corrono separate; l’interesse per l’umano coincide con l’interesse per Cristo. L’esperienza di comunità - tanto desiderata e ricercata - non si limita allo star bene insieme, né viene concepita separata dalla Chiesa cosiddetta ‘istituzionale’: è invece parte viva del Corpo di Cristo nel mondo. Vediamo delinearsi un cristianesimo non solo ideale o morale, ma teso a esprimersi e attuarsi concretamente: ”Una rivoluzione di sé”, come titola l’ultima raccolta degli interventi di don Giussani. Colpiscono in lui la grande passione per l’amicizia e la missione, per musica, arte, letteratura, canti, fino al buon cibo e alla buona tavola; l’attenzione al povero - anche allo straniero che ti ferma al semaforo per lavarti i vetri della macchina -; la proposta di una caritativa sistematica e ordinata, la cura della bellezza e proprietà delle cose. Giussani ‘vive intensamente il reale’ nel vigore degli incontri, viaggi, iniziative, e nella debolezza della malattia degli ultimi anni. Sempre appoggiato a Maria, ‘di speranza fontana vivace’: la passione per l’uomo, vissuta come passione per Cristo.
don Angelo Busetto, Nuova Scintilla 2 marzo 2025, p 10