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Il santo è un uomo

Avevo letto per la prima volta su questo libro la storia di Ermanno lo storpio: un bimbo sciancato e pieno di acciacchi che era stato affidato al monastero, ed era cresciuto con i libri e con la cura dei monaci. La sua straordinaria intelligenza e ingegnosità lo fecero diventare gran consigliere di poveri e di potenti e straordinario inventore di nuovi strumenti di conoscenza dei pianeti e delle stelle, come l’astrolabio. In questo libro intitolato semplicemente ‘Santi’ gli facevano contorno gli fanno contorno altri personaggi più noti. La loro caratteristica è di evidenziare una umanità vera, intensa, profonda. A delineare la figura del santo non è quel tipo di devozioni o di pratiche che restringe la vita, ma uno spessore più audace di umanità, con la densità di vive passioni e di concrete realizzazioni. Insomma, il santo è un uomo, un uomo vero e pienamente realizzato, come dice don Giussani nella chiara presentazione.

Ecco balzare dalle pagine una quindicina tra i più grandi santi della storia della Chiesa, da San Poalo a San Francesco Saverio, a San Giovanni Bosco, fino ai ‘santi senza il ‘san’, che inaugurano una schiera sena numero. L’autore è un anglicano convertito al cattolicesimo, diventato gesuita nel 1911 a Oxford, attivo nell’accoglienza di feriti e malati durante la prima guerra mondiale, in seguito predicatore nelle chiese e alla radio.

Questa è ormai l’ottava edizione del pregevolissimo volumetto, leggibilissimo nelle pagine limpide che nuovamente invitano e conquistano fino alla rilettura, per imparare a guardare la santità come forma reale e ideale di vita, aperta e percorribile da chiunque desidera essere veramente uomo e veramente donna.

Cyril Martindale, Santi, Presentazione di Luigi Giussani, Jaca Book, Milano 2018 pp 140 € 13,00

Angelo Busetto

 

Vangelo secondo Marco 6,7-13

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

IN MISSIONE

Per la missione nel mondo, basta quello che ci dona Gesù. Ci dona la vita e l’incontro con Lui: quale altra ricchezza vogliamo, quale potenza, per muoverci? Certo, occorre che scopriamo la vita come vocazione, cioè come una chiamata alla missione. A seconda della nostra condizione, laici o sacerdoti, consacrati o sposati, tutti veniamo lanciati all’annuncio del Signore. Avviene con la predicazione dal pulpito, con la parola all’amico, o con la semplice presenza, lieta e disponibile.

Vangelo secondo Marco 6,1-6

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

LA MERAVIGLIA BLOCCATA

La fede ha come punto di partenza la meraviglia davanti a una presenza grande. Dagli occhi e dalle orecchie, la meraviglia passa al cuore, lo attrae e lo conquista. Se davanti al cuore si innalza la barriera del pregiudizio e della presunzione, la meraviglia rimane bloccata e diventa scandalo e rifiuto. Rimaniamo sconsolati che ‘nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua’ Gesù si imbatta nella diffidenza di chi presume già di conoscerlo. Solo l’umiltà può riaprire il cuore.

Vangelo secondo Marco 5,21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

DONNE SALVATE

Seguiamo Gesù nel cammino che incrocia la vicenda umana. Egli salva due donne: una sofferente nella sua condizione femminile, senza il vantaggio della medicina; l’altra, bambina appena morta. Dodici anni di sofferenza per l’una, dodici anni di età dell’altra. Un numero che è un simbolo. Ecco il Messia che viene a salvare, non con potenza clamorosa, ma con la presenza della benevolenza e della misericordia: si lascia toccare da una donna, prende per mano una bambina. Altre donne, come Agata, verranno salvate.

Vangelo secondo Marco 5,1-20

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

LIBERACI DAL MALE

In territorio straniero, anzi pagano, e quindi dominato da Satana in modo clamoroso, come appare nella figura dell’indemoniato, posseduto da un legione di demoni. La spettacolare liberazione operata da Gesù ha conseguenze disastrose dal punto di vista economico per i mandriani dei porci. L’uomo liberato da Satana non viene ammesso alla sequela di Gesù, ma ugualmente proclama il miracolo della sua liberazione. Anche nei nostri territori ‘pagani’ possiamo dunque domandare che Gesù ci liberi dal male, anzi, dal maligno.

Vangelo secondo Luca 4,21-30

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

UN DIO CHE CI ACCOMPAGNA

Bel bello, i suoi concittadini stanno lì ad ascoltarlo e lo guardano con ammirazione. Ma il loro cuore rimane diffidente e non accetta di schiudersi per accoglierlo realmente. Gesù intuisce e parte all’attacco. La gente di Nazaret dovrà convertirsi due volte. Primo, superando l’invidia che impedisce di accettare che ‘uno di loro’ sia così diverso e più grande. Secondo, mortificando ogni pretesa di miracolo e di privilegio, e riconoscendo che il messia percorre una strada diversa. Da quando Dio è intervenuto nella storia dell’uomo, parlando ad Abramo, a Mosè e ai profeti e mostrandosi in Gesù di Nazaret, possiamo riconoscerlo vicino a noi, uno di casa, pur mentre si manifesta più grande nella sapienza, nell’amore, nella misericordia. Questo fa lo scandalo’: un Dio così vicino e nello stesso tempo così diverso dalle nostre misure e dalle nostre pretese. Non vale la pena mettergli le mani addosso per impedirlo: ‘passando in mezzo a noi’, egli apre nuovamente il cammino e ci invita a seguirlo.

Domenica 3 febbraio 2019 - IV del Tempo Ordinario, Ciclo C

GIORNATA PER LA VITA

Introduzione del celebrante
Rivolgiamo la nostra preghiera al Signore Gesù con l’umiltà dei discepoli e il desiderio dei figli.

1. Signore Gesù, tu sei in mezzo a noi con la Parola e il Pane di vita. Donaci la grazia di accoglierti e seguirti con cuore libero e desideroso,
Noi ti preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

2. Signore Gesù, ti affidiamo le persone consacrate a te nella verginità, nella carità e nella missione. La loro vita diventi segno della tua presenza e della tua salvezza. Donaci vocazioni sacerdotali e religiose,
Noi ti preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

3. Signore Gesù, ti affidiamo il viaggio di Papa Francesco negli Emirati Arabi. La tua sapienza illumini tutti coloro che detengono un potere, politico, economico, sociale e li sospinga a operare con vigilanza e onestà,
Noi ti preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

4. Signore Gesù, donaci la tua carità nell’accoglienza dei figli, nel rispetto dei piccoli, nella cura degli anziani e di ogni persona bisognosa. Insegnaci ad amare e a servire,
Noi ti preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

Conclusione del celebrante
Guarda o Signore la preghiera e la fiducia del popolo cristiano che si rivolge a te.

Spunto per l’omelia
Gesù non è solo un grande uomo. Egli è Dio tra noi, il Figlio di Dio Padre. Condivide i nostri bisogni ma non si piega ai nostri capricci. A volte lo sentiamo ‘diverso’, come lo hanno sentito diverso gli abitanti di Nazaret, e come sentiamo diversa la Chiesa che ci parla in suo nome. Eppure Gesù è la nostra vera salvezza. Mettiamo a sua disposizione la vita, imparando la sua carità, come dice la seconda lettura, seguendo l’esempio dei santi.

 

Nella crisi di oggi, i gesti di carità pongono un giudizio culturale e politico. E ci rimettono davanti a una questione decisiva: proporre un ideale concreto, che risponda ai bisogni e intacchi il cuore. Da "Tracce" di gennaio

Davide Prosperi

Da qualche anno, ormai, si sente ripetere sempre più spesso, e più noiosamente, lo stesso ritornello: c’è una crisi della politica, in Italia e non solo. Anche le ultime elezioni, che avrebbero dovuto sancire un cambio di rotta atteso e conclamato (almeno stando al plebiscito di voti che l’attuale maggioranza ha raccolto), in realtà hanno contribuito solo a rafforzare la malinconica persuasione che la politica ha perso una volta per tutte il suo ruolo di rappresentanza; se non ancora in termini istituzionali, per lo meno come rappresentanza delle istanze del popolo.

Questo sentimento è alimentato dai social network e cavalcato da tanti mass media, che fanno il gioco di quei soggetti politici e culturali che si identificano con l’antipolitica e la destrutturazione della società. Poi cosa importa che a fronte di questo non vi sia alcuna proposta concreta di costruire qualcosa? È una questione che ai più appare irrilevante; ora è il momento di demolire, perché tutto è marcio e non merita di stare in piedi...

Ora, che la politica sia in crisi è sotto gli occhi di tutti. Ma per come la vedo io, tale crisi rovinosa non deriva dall’assenza di una classe dirigente, e nemmeno dal venire meno di una rete associativa, dei famosi “corpi intermedi” – associazioni, sindacati e via dicendo –, che pure sono fattori sempre più evidenti. Il carattere profondo di questa crisi è un altro: la rinuncia a pensare che la politica sia innanzitutto un tentativo di espressione di un ideale. ...continua a leggere "CARITA’: Testimonianza e giudizio"

Vangelo secondo Luca 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

RICONOSCERE IL SIGNORE

Si può attendere anni, e finalmente si vede un segno. Così è accaduto al vecchio Simeone e poi alla profetessa Anna nel tempio di Gerusalemme. Così continua ad accadere. Si vive come sospesi, desiderando e attendendo una grazia della quale non si conosce il volto. Poi un fatto, un incontro, una presenza inaspettata svela il senso della vita e rasserena il cuore. Gesù è venuto per tutti e desidera presentarsi nella vita di ciascuno. Teniamo il cuore aperto, per arrivare a riconoscerlo e ad abbracciarlo.