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PRIMI PASSI

Un bimbo piccolissimo muove i primi passi. E’ uno spettacolo guardarlo. La mamma gli è accanto, seduta sul tappeto del pavimento. Il bimbo, aggrappato con le manine alla sedia, se ne distacca di un passo, barcolla e finisce nelle braccia della mamma scoppiando in un riso di conquista. La scena subito si ripete. La mamma si allontana appena, e i passi del bimbo diventano due, poi ancora, tre passi e un clamore di risata e il battito delle mani di chi sta a guardare. Sono i primi passi della vita. Si comincia sempre così, desiderando e barcollando, attratti da un volto che ci guarda e da braccia che accolgono. Comincia la vita, la strada, l’avventura. Un passo, due passi, tanti passi.
Il cristianesimo comincia con i passi di Maria verso la casa di Elisabetta, con i passi di Giuseppe verso la casa di Maria, e poi con i passi di Gesù che esce di casa, arriva al fiume, cammina sull’argine. Il cristianesimo comincia con i primi passi di Giovanni e Andrea dietro a Gesù, ai margini del fiume Giordano. I passi dei due discepoli portano a una casa di cui non sappiamo l’indirizzo, perché ‘il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo’, sbucano nella piazzetta del paese dove abita Pietro e dove si incontra Filippo, indugiano accanto all’albero sotto il quale riposa Natanaele.
E’ accaduto anche nella nostra vita. I primi passi da bambini verso la chiesa, la compagnia degli amici, lo sguardo sulle persone. Ogni anno che spunta ricomincia con i primi passi per incontrare gli amici, arrivare parrocchia, entrare nelle case. Ogni giorno. Col passare degli anni i passi ingagliardiscono e in seguito tremano e declinano. Tuttavia la sicurezza e lo slancio del cammino non sgorgano dalla robustezza fisica, bensì dall’attrattiva della meta, come per i Magi, i missionari, gli esploratori; ricominciano dal fascino della Presenza che conquista e accoglie, come il bambino verso la mamma.
A volte i passi si perdono e disperdono. Crisi, dimenticanze, distrazioni, depressioni, lavoro, carriera, altri amori. Scivolano fuori pista. Per questo, ogni anno lancia un nuovo inizio. Ogni stagione una ripresa. Pensa al matrimonio, con le sue stagioni fredde e le sue primavere; alla vita sacerdotale, con le sue secche e le sue rinascite; a un giovane avvilito che riprende il cammino o a un uomo che invecchia senza sfiorire. Il Signore è buono, sostiene con legami di bontà, come fa una madre con il bambino. Rispunta la stella del cammino, rinasce la compagnia cristiana, per giungere all’incontro desiderato che salva la vita

Vangelo secondo Marco 6,34-44

In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci».
E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti.
Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

UN MIRACOLO PER TUTTI

L’azione compiuta da Gesù è subito immediata e imponente. Le folle lo seguono, rimanendo con lui tutta la giornata. Chi provvede al loro sostentamento? Gesù provoca i discepoli: “Voi stessi date loro da mangiare”. I cinque pani e i due pesci diventano cibo per tutti. L’opera di Dio non sostituisce la nostra partecipazione, ma la moltiplica a beneficio di tutti. Gesù continua la salvezza del mondo sempre con lo stesso metodo: anche oggi Egli fa miracoli rendendoci partecipi della sua carità.

 

Vangelo secondo Matteo 4,12-17.23-25

In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

INIZIO DELLA MISSIONE

Concluso il tempo natalizio, entra subito in azione Gesù. La sua missione inizia quando drammaticamente ha termine il compito del Battista. Si spalanca uno scenario di luce sulle nazioni avvolte dalle tenebre e identificate nella Galilea, regione attraversata da molti popoli. L’annuncio del regno dei cieli esprime fin dall’inizio una dimensione universale. Gesù viene per tutte le persone, accolte nelle loro infermità e debolezze, e per tutti i popoli. Il suo cammino prosegue nella nostra storia.

Vangelo secondo Matteo 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

SEGUENDO LA STELLA DEL DESIDERIO

Uomini intelligenti, che scrutano il cielo e identificano i percorsi delle stelle, con acume di scienziati. Uomini curiosi, che domandano e cercano come bambini. Uomini pieni di desiderio, mossi e sospinti da un’attrattiva indomabile. I Magi vedono spuntare la stella che annuncia la nascita del re dei Giudei e ne seguono il percorso. Come i Magi siamo – o almeno vorremmo essere – anche noi, alla ricerca di un punto chiaro, un volto, una persona davanti alla quale prostrarci, e deporre i nostri doni. Quale grazia più grande per colui che, cercando lo scopo della vita, lo trova nel volto di un bambino, accanto alla madre? La vita non gira a vuoto; non corriamo come trottole, non restiamo bloccati dagli inganni dei potenti, non ci lasciamo schiacciare dalla filosofia del dubbio. Continuiamo piuttosto a cercare, scrutiamo i segni, seguiamo la stella. Infine, tutto si rivela semplice. La scoperta del Bambino non avviene a conclusione di un ragionamento, né come elaborata soluzione di un problema, ma attraverso la grazia di un incontro, desiderato, ricercato e domandato per tutta la vita.

Vangelo secondo Giovanni 1,43-51

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

UNA STORIA DI INCONTRI

Il cerchio si allarga. Andrea chiama il fratello Simone, che subito diventa Pietro. Gesù chiama Filippo, Filippo incontra Natanaele e lo porta da Gesù. Tante vite si intrecciano, si espandono e continuano a fluire nel grande fiume della storia. Incontri, nomi, persone, luoghi, circostanze: così comincia il cristianesimo, da persona a persona, da circostanza a circostanza. Gli occhi vedono, i passi si muovono, i cuori aderiscono: il cristianesimo è una storia di persone e di incontri.

 

Vangelo secondo Giovanni 1,35-42

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

IL PRIMO INCONTRO

Dietro Giovanni Battista, ecco i primi due. Andrea e Giovanni, lasciato il lago e diventati discepoli del Battista, sono le prime persone che, per curiosità e desiderio, corrispondono all’indicazione del profeta battezzatore e si muovono dietro a Gesù. Pochi passi, ancora incerti, tanto che non hanno l’ardire di chiamare Gesù. E’ lui che si volta e chiede: “Che cercate?” Botta e risposta: “Maestro, dove abiti?”. “Venite e vedete”. Sono le mosse del primo incontro, l’inizio di una grande storia, la nostra storia.

 

Domenica 6 gennaio 2019 – Epifania del Signore (solennità)

GIORNATA DELL’INFANZIA MISSIONARIA

Introduzione del celebrante:

In questa festa dell’Epifania preghiamo per tutti gli uomini e in particolare per  i bambini.

  1. Signore Gesù, sei stato cercato e adorato dai Magi. Ti preghiamo per coloro che ti cercano anche senza conoscerti, perché ti ritrovino come risposta all’attesa del cuore e al bisogno della vita,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, molti di noi abbiamo avuto la grazia di incontrarti da bambini; ti affidiamo chi ci ha introdotto alla fede cristiana, genitori ed educatori; dona la stessa grazia anche alle nuove generazioni,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti affidiamo tutti i bambini del mondo: possano vivere e crescere in una famiglia vera, in una comunità di fede, in un paese di pace, in un mondo accogliente,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. 4.    Signore Gesù, ti affidiamo “i giovani perché, seguendo l’esempio di Maria e Giuseppe e dei Magi, rispondano alla tua chiamata per comunicare al mondo la gioia del Vangelo” *

Noi  ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante:

Signore Gesù, accogli la nostra preghiera. Apri il nostro cuore a incontrarti insieme con Maria e Giuseppe. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

*Apostolato della preghiera

Spunto per la festa

Ogni uomo desidera e ricerca, seguendo i segni che gli vengono donati. Abbiamo riconosciuto Gesù attraverso persone e fatti, che ci hanno condotto a incontrarlo nella Chiesa. Prendiamo sul serio il nostro desiderio profondo, e apriamoci alla risposta che ci viene consegnata. E’ una grande grazia, da non perdere e anzi da comunicare. E’ una responsabilità, lieta e viva, di fronte a tutti, in particolare i bambini, a partire dai nostri figli.

 

Vangelo secondo Giovanni 1,29-34

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

LO SGUARDO SU GESU’

Il primo a vedere e a riconoscere Gesù, all’inizio del suo cammino e della missione tra gli uomini, è Giovanni Battista. Il suo è uno sguardo di scoperta e di sorpresa, che apre a una rivelazione misteriosa. Gesù infatti è prima di Giovanni, in senso temporale e in senso qualitativo: Egli viene misteriosamente dal cielo e su di lui discende lo Spirito di Dio e vi rimane. E’ il segno che permette a Giovanni di puntare lo sguardo su Gesù, per indicarlo al mondo.

Vangelo secondo Giovanni 1,19-28

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

ALLA SCOPERTA DI GESU’

Uno che non conosciamo: così è Gesù tra noi. Non lo conosciamo nel senso che il Mistero della sua Persona, Figlio di Dio fatto uomo, ci supera e non possiamo contenerlo nella mente e nel cuore. Non lo conosciamo anche nel senso che lo teniamo alla superficie della vita e non lo consideriamo come origine e scopo, come compagnia e amore. Possiamo tuttavia fare due cose. Primo: domandare Gesù con umiltà. Secondo: guardare chi lo ama, come i santi del passato e del presente.

Che te ne fai del tempo?

Per decenni, anzi per quasi un’intera vita, hai usato il tempo come moneta non tua. Il tempo ti veniva consegnato a pezzettini, ciascuno riempito da un compito particolare, al quale se ne sovrapponeva subito un altro. Hai imparato a fare due cose contemporaneamente, tentando di non soffocare nella confusione: leggere e ascoltare musica, camminare e pregare, ascoltare e guardare... Consideravi distensiva la tua 'professione', che non ti appiattiva in un'unica mansione ma ti faceva trascorrere da un compito a un altro, ti interrompeva e di inquietava, ti lasciava in casa e ti portava fuori, in chiesa o al computer, in giro per le case o a preparare un incontro, a un dialogo o dentro il silenzio. Una straordinaria varietà che accresceva la letizia e l'ampiezza dell'essere prete e non faceva pesare l'accumulo delle occupazioni.
Ed ora, ecco che le giornate si aprono sulla soglia di casa lasciandoti spazi aperti, senza presentarti il conto delle cose da fare, senza l'intasamento di impegni sovrapposti l’uno all’altro. Ê pur vero che a sistemare la nuova abitazione non si finisce mai, e il riordino di libri, quaderni e fogli è un ronzio di api attorno all'alveare; anche l'accudimento di qualche mansione domestica richiede la sua parte. Ma il tempo si apre come una strada senza ostacoli, una piatta pianura. Sei libero, come è arrivata a dirti la parola autorevole del Papa.
Libero da che? Libero perchè?
Arrivano ben presto le festività natalizie, occupandoti larghi spazi con il 'lavoro' delle celebrazioni e delle confessioni e con la presenza di amici e familiari. Si inseriscono qua e là alcuni inconvenienti tecnici, specializzati a far perdere tempo.
Ma, alla fin fine, che te ne fai del tempo? Che te ne fai di mattine o pomeriggi improvvisamente liberi?
Ecco. Come ruscelli e fiumi che si riversano sul lago, vengono a rincorrersi antiche e nuove occupazioni. Parenti malati da andare a trovare, persone da visitare, scritture da sistemare, giornali da sfoltire, siti da indagare, inviti a pranzo da smaltire, proposte di incontri pastorali da soddisfare e persino la vita di condominio a cui badare. Sbucano nuove possibilità, lungamente desiderate o uscite di sorpresa. Quanti anni impiegherai a percorrere le amplissime tremilaquattrocento pagine della Bibbia più voluminosa che possiedi, ricche di introduzioni e commenti? Quanti libri ti restano da leggere del grande teologo ammirato e appena accarezzato? Quante nuove conoscenze o la ripresa di antiche? Intravedi nuovi intasamenti di occupazioni, sovrapposizioni di interessi e di attrattive. Magari un concerto mai calcolato o un film mai visto, o un viaggio mai considerato. Infine, la scoperta di un filone di familiarità con il mistero, finora non intravisto, che viene a sorprenderti l'anima. La pianura si anima di alberi e case, di incontri e sorprese, aprendosi a un orizzonte di cui non scorgi il confine.
Don Angelo