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Verso NATALE 2018

La meraviglia del Natale svela il volto del cristianesimo, ne fa percepire il battito del cuore. Ecco, un Bambino nasce, un avvenimento accade nella vita di due giovani sposi e si diffonde come un’eco tra le greggi dei pastori, rimbalza nella stella dei Magi e cammina per le strade del tempo. Un avvenimento atteso eppure totalmente imprevisto e sorprendente. Viene Gesù, sui passi dei profeti e sull’onda della voce del Battista, e gli uomini si sorprendono di poter guardare in faccia Dio e di poterlo abbracciare.

“Venne Gesù e fece il cristianesimo”, dice il poeta Péguy. Non una cosa che già c’era, come adorare la luna o il sole o un animale o una località ritenuta sacra. Non una fantasia mitologica, come gli antichi dèi di Omero, un’invenzione di filosofo, una filosofia di vita o una tendenza umanitaria che si sviluppa. Gesù che viene è il cristianesimo: un avvenimento accaduto a delle persone e scoppiato dentro la vita.

Per dire il cristianesimo dobbiamo riferirci a dei fatti, narrare una storia, raccontare di persone, dire dei nomi. Come hanno fatto tutti gli evangelisti: Marco, un vangelo pieno di cose e avvenimenti; Matteo, impregnato della mentalità del suo popolo; Luca, che interroga Maria e le persone che l’avevano conosciuta; Giovanni, che riferisce ‘quello che abbiamo visto e udito e le nostre mani hanno toccato’.

Il cristianesimo si diffonde come un fatto, una realtà umana vissuta in mezzo al mondo: gli ‘Atti’ degli apostoli, più che i loro discorsi; la vita dei cristiani, più che le loro parole. Discorsi e parole servono a raccontare un fatto, a precisare i contorni di una cosa che succede. ‘Nel nome di Gesù’ Pietro guarisce lo zoppo, Paolo invita Filemone ad accogliere lo schiavo come fratello, la Didachè racconta dei cristiani che hanno in comune il pane ma non il talamo. Una vita vissuta, una vita nuova dentro il mondo, una vita salvata e che salva.

Per far conoscere il cristianesimo, occorre raccontare una storia e viverla ora. Raffigurarla nei presepi delle chiese, delle case, delle strade e delle scuole. Rappresentarla nelle recite e nei presepi viventi con una mamma e papà e bambino reali e bambini vestiti da pastori. Una storia che rivive nei santi e nei cristiani di ogni giorno, che amano Gesù come l’hanno amato Maria e Giuseppe, la Maddalena e Pietro e Giovanni. Gesù si consegna alla storia attraverso il segno dell’unità dei suoi: “Che siano una sola cosa, perché il mondo veda”. Si fa riconoscere nel povero e nel debole, nel carcerato e nel peccatore pentito. Un segno, una vela nel mare del mondo, una barca per naviganti e per naufraghi. “Viene Gesù e fa il cristianesimo”.

 

Vangelo secondo Luca 3,10-18

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

LA MORALE E LA GRAZIA

Giovanni Battista dètta le regole. Compie il lavoro del buon maestro che accompagna gli allievi, del genitore che sostiene i figli. Noi cerchiamo sempre di stare al passo dei precettori, ma ne perdiamo spesso la misura.

In realtà c’è un altro passo da fare. Al popolo in attesa, Giovanni confessa di non essere lui il Cristo. Quando Cristo viene, non cammina sull'orlo dell'acqua del fiume, ma battezza con Spirito Santo e fuoco. E’ la differenza. Non bastano gli insegnamenti e le esortazioni, i comandamenti e i precetti per sostenere la nostra moralità. Occorre un'altra cosa, non inventata da noi, superiore alla nostra misura. Occorre la grazia di una Presenza dall'alto. È la differenza tra la morale  e la grazia. Cristo viene a fare compagnia all'uomo, si mette a camminare con noi, ci guarisce il cuore e ritempra le energie. Giovanni Battista lo presenta come giudice e fustigatore. Questo compito, Cristo lo eserciterà negli ultimi tempi, mettendo alla sua destra i buoni e alla sinistra i cattivi. Nel lungo 'frattempo' che ci separa dalla sua ultima venuta, Gesù ci purifica con il lavacro della misericordia e ci riscalda con il fuoco dello Spirito Santo.

 

Vangelo secondo Matteo 17,10-13

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

PRECURSORE CON LA VITA

Giovanni Battista non è solo il profeta che annuncia la venuta del Messia, simile al profeta Elia rapito in cielo, che sarebbe ritornato per preparare la venuta del Regno. Giovanni Battista anticipa il Messia anche con la sua condizione di vita e con il suo martirio. Egli è tutto dedito alla missione di annunciatore e di precursore che gli viene affidata. La porterà a compimento anche con il suo martirio, aprendo a Cristo la strada della totale consegna al Padre per i fratelli.

I giorni

LA FRECCIA DEL DESIDERIO

Lo aspettavamo. Aspettavamo l’Avvento, con il richiamo all’attesa, la festa della Madonna Immacolata pura e santa, e Giovanni Battista aspro e deciso. Abbiamo bisogno dell’Avvento. Di giorno in giorno, di domenica in domenica, l’Avvento aggiusta l’obiettivo del nostro desiderio. Desideriamo sempre, tutto e di tutto. A colmare il bisogno non basta lo sfolgorio degli sconti in negozi e supermercati, proposti in giorni imprevisti con inventiva americana. Occorre avere davanti agli occhi il punto a cui guardare, l’obiettivo verso il quale drizzare la freccia del desiderio, ogni giorno e ogni istante. Non che si debba buttar via tutto il resto, per cercare solo Gesù; si tratta invece di desiderare e domandare Gesù dentro tutto e attraverso tutto.

Che bello l’esempio della bambina di quinta elementare di Riviera del Brenta che raccoglie le firme degli amici per ripristinare il nome di Gesù nella canzone di Natale. Che belle le recite con genitori e nonni. Che belle le fragili luminarie che lampeggiano per vie e piazze. E i frammenti di carità e bontà che squarciano la zolla della nostra indifferenza.

Ma il desiderio desidera di più e non gli bastano le stelle del cielo e le luci della terra. Lo avvertiamo dal vuoto che prende l’anima, e dall’urgenza del bisogno delle persone che ci circondano o di cui sentiamo notizia: bimbi senza scuola, mamme e papà senza casa, mondo senza pace e politici senza energia; giovani senza lavoro e famiglie senza figli, disastri in discoteca o in mare. Che cosa occorre oltre il dolce affetto dei familiari che si ridesta e riscalda nelle feste e nei lutti, oltre l’amicizia forte e collaborativa che sostiene nei passaggi della vita?

Qualcuno ci ha forse promesso qualcosa? Qua e là, nelle chiese e nelle strade, bucano l’aria i canti della Novena e della Chiara Stella. La maestra racconta la storia di Gesù, l’annuncio dell’Angelo a Maria, il viaggio verso la grotta, e i bambini si incantano ad ascoltare con orecchi tesi e occhi spalancati – più delle storie inventate, più delle avventure degli extraterrestri, più delle imprese degli eroi. In una eccezionale serata prenatalizia, le parole dei poeti, le suggestioni delle immagini, le musiche delle canzoni disegnano il percorso di uomini e donne di tutti i continenti e tutti i climi, in cammino sull’onda del desiderio. Quando il desiderio trova la direzione giusta, si impenna e procede. “Cammina l’uomo quando sa bene dove andare’. L’Avvento ci è necessario, Cristo è necessario al nostro desiderio. L’energia del cuore e il vigore della mente tendono alla mèta del Verbo che si fa carne e abita in mezzo a noi. Ed ecco, ‘il suo bisbiglio già viene’.

Don Angelo

 

 

 

Domenica 16 dicembre 2018

III DI AVVENTO “GAUDETE”, Ciclo C

Introduzione del celebrante

Accompagnati dall’invito di Giovanni Battista, domandiamo di desiderare e riconoscere Cristo che viene nella nostra vita.

Preghiamo insieme:

SIGNORE, DONACI LA GIOIA DELLA TUA VENUTA

 

  1. Signore Gesù, mentre si avviciniamo al Natale con i giorni della Novena, rinnova in noi la gioia dell’attesa di Te. Rendici attenti a tutto quello che richiama il Natale cristiano,

Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DONACI LA GIOIA DELLA TUA VENUTA

 

  1. Signore Gesù, ti affidiamo il Papa, i vescovi, i sacerdoti e tutti coloro che con la parola e la vita annunciano la tua venuta, come Giovanni Battista,

Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DONACI LA GIOIA DELLA TUA VENUTA

 

  1. Signore Gesù ti affidiamo i cristiani perseguitati, le persone coinvolte in attentati e guerre, gli uomini, le donne, i bambini che non trovano patria e casa e sono violati nella loro libertà e dignità. Apri il nostro cuore alla condivisione e all’accoglienza.

Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DONACI LA GIOIA DELLA TUA VENUTA

 

  1. Signore Gesù, ti domandiamo che ogni aspetto della vita sia accompagnato dalla preghiera, dalla carità, dalla speranza e dalla gioia cristiana,

Noi ti preghiamo:

SIGNORE, DONACI LA GIOIA DELLA TUA VENUTA

 

Conclusione del celebrante

Signore Dio Padre, ti presentiamo la nostra preghiera, per vivere i giorni di questa settimana nell’attesa del tuo Figlio Gesù, unica vera risposta alle nostre attese. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

 

Spunto per la domenica

Giovanni Battista ci invita a un uso corretto della vita, al rispetto degli altri, alla solidarietà, in rapporto alla nostra vocazione e missione. Ma egli stesso confessa che Colui che viene è più grande. Non basteranno le nostre pur necessarie buone opere a salvarci. Occorre aprire il cuore a riconoscere il Signore che viene, ad accoglierlo, fargli spazio nei nostri pensieri e nella nostra vita. Egli si manifesta oggi in chi lo accoglie e lo desidera.

 

Vangelo di Matteo 11,16-19

In quel tempo Gesù disse alle folle: ”A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie»

QUI ED ORA

Càpita di trovarci da un’altra parte, fuori contesto, scontenti di quel che ci accade sotto gli occhi. Una vita inquieta e infelice. Invece, la circostanza che ci viene donata è sempre la migliore: essa è il tempo e il luogo in cui il Signore si affaccia alla nostra vita e ci chiama a riconoscerlo e a seguirlo. Non vi è altro tempo da vivere, e altro luogo da abitare – in questo preciso momento – se non quello in cui siamo: qui riconosciamo Gesù!

Vangelo di Matteo 11,15

In quel tempo Gesù disse alle folle: “In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!
A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

IL PIU’ GRANDE

Gesù è la grande novità, l’imprevisto che divide la storia in due parti, prima e dopo di Lui. Coloro che l’hanno atteso e desiderato e annunciato stanno alla sua ombra. Coloro che l’hanno incontrato e lo incontrano vivono alla sua luce. Giovanni Battista, il più grande degli antichi, perché il più coinvolto nella vita di Gesù, è più piccolo del bambino che Gesù accarezza. La grazia di averlo incontrato e di seguirlo, è l’avvenimento dominante della storia e della nostra vita personale.

Vangelo di Matteo 18,12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda”.

LA CENTESIMA

Immaginate di avere i due figli più piccoli a casa, mentre quello più grande è andato fuori di notte, in un luogo imprecisato, senza avvisarvi. Che cosa fanno un padre e una madre? Il pastore, lasciate le novantanove pecore al sicuro, va in cerca della centesima che si è smarrita. Commuove la corsa di Dio nel territorio degli uomini per recuperare tutti i suoi figli: Gesù continua questo cammino attraverso coloro che, mentre stanno con lui, ricercano e soccorrono i fratelli smarriti e dispersi.

Lunedì 10 dicembre 2018, Madonna di Loreto

Vangelo secondo Luca  5,17-26

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

UNA SALVEZZA INTERA

Cos’è la salvezza di cui si parla in tempo di Avvento? Cosa significa che Gesù è nostro salvatore? Questo episodio del Vangelo lo dice interamente. Il paralitico viene salvato in quanto gli vengono perdonati i peccati. Non è una cosa da nulla e senza effetti. Quest’uomo si ritrova riconciliato con Dio e con se stesso. Allora, l’uso delle gambe che gli viene ridonato, lo farà camminare con slancio e gioia, per annunciare a tutti le cose meravigliose compiute dal Signore.