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Vangelo secondo Matteo 4,18-22

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

INIZIA IL CRISTIANESIMO

Così inizia il cristianesimo: con un incontro. Gesù cammina sulla riva del lago, vede due fratelli e poi altri due, li chiama, lo seguono. E’ la prima sorgente del fiume della storia cristiana, la prima scintilla della vita nuova. Andrea è tra i primi quattro. Nel vangelo di Giovanni c’è un momento che precede, quando Giovanni e Andrea incontrano Gesù al fiume Giordano, su indicazione del Battista. Il cristianesimo è rapporto, convivenza, amicizia, sequela di Cristo. Il cristianesimo si comunica per chiamata e per attrattiva.

Vangelo secondo Luca 21,20-28

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

IL SIGNORE VIENE E SALVA

La conquista di Gerusalemme e la distruzione del tempio sono segni premonitori di un avvenimento più drammatico e universale, quando ‘le potenze del cielo saranno sconvolte’. E’ la fine di tutto, la fine del mondo. Quale il destino dell’umanità? Gesù indica la svolta: il Figlio dell’uomo viene su una nube con potenza e gloria: ‘Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina’. Quello che accade alla fine in modo clamoroso, avviene anche nel traffico delle nostre giornate: il Signore viene a salvarci.

Vangelo secondo Luca 21,12-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

LA TESTIMONIANZA DELLA PERSECUZIONE

Non è tanto l’annuncio delle persecuzioni che sorprende, quanto il fatto che le persecuzioni daranno ‘occasione di dare testimonianza’. C’è dunque qualcosa – anzi Qualcuno – che vale più della vita, più della buona fama, della protezione e dell’affetto dei familiari. Con l’aggiunta che la vita data per Cristo non è perduta, ma salvata. Rimanere fedeli a Cristo nella difficoltà e nella persecuzione procura il guadagno più grande. Come non pensare ai nostri fratelli che - oggi soprattutto – testimoniano Cristo nella bufera palese o occulta della persecuzione?

Vangelo secondo Luca 21,5-11

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

LE PIETRE CHE CROLLANO

Il tempio crolla; crollano case e chiese. Lo constatiamo in modo impressionante quando accadono terremoti o inondazioni. Allora percepiamo la provvisorietà della vita e di tutto quanto esiste. Gesù ha davanti agli occhi l’imponenza delle mura del tempio di Gerusalemme e ne intravvede la rovinosa caduta, che avverrà ad opera delle legioni romane: segnale e anticipo della fine del mondo e della precarietà dell’umana esistenza. Sappiamo di avere un punto in cui consistere: alla fine di tutto, viene il Signore Gesù.

Lunedì 26 novembre 2018, san Leonardo da Porto Maurizio 1676-1751, ideatore della Via Crucis

Vangelo di Luca, 21,1-4

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

OFFERTA A DIO

Nell’ultima settimana dell’anno liturgico troviamo Gesù nei pressi del tempio. Egli non contesta l’uso del denaro, necessario per la pratica dei sacrifici e per il mantenimento della classe sacerdotale. Piuttosto, Gesù rileva che l’offerta al tempio può diventare occasione di ostentazione oppure di offerta della vita, come nel caso della donna vedova e povera. Al Dio che dona la vita, possiamo offrire noi stessi, nella certezza che Egli ci sostiene con la sua provvidenza, per donarci poi un’eternità beata.

 

Vangelo di Giovanni, 18,33-37

In quel tempo, Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

I DUE REGNI

Due regni, l’uno di fronte all’altro: l’Impero Romano rappresentato da Pilato, e il Regno impersonato da Gesù. Il giudice e l’imputato, il potere e l’impotenza. Il regno di Pilato ha invaso le regioni dell’Occidente permanendo per alcuni secoli e dominando sugli uomini; il Regno di Cristo ‘non è di questo mondo’, non solo perché si impone oltre la storia, ma anche perché è di un’altra qualità: è al servizio degli uomini, e porta a compimento il destino. Il Regno di Cristo ha le sue ‘armi segrete’ che giungono a conquistare il cuore dell’uomo e la sua ragione: l’amore di Dio e del prossimo, la dedizione fino a ‘perdere se stessi’ per guadagnare la propria vita, come accade per Gesù, condannato, vilipeso, crocifisso e poi risorto in una vita nuova. E’ il percorso di tutti coloro che sono chiamati a partecipare al regno. Non è l’adesione a un programma o a un progetto politico, ma l’amore e la sequela alla persona stessa di Cristo che permane nel mondo e porta a compimento la storia umana.

Domenica 25 novembre 2018 - SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE, GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO, Ciclo B

Introduzione del celebrante
A conclusione dell’anno liturgico ci affidiamo alla potenza e alla misericordia del Signore Gesù.

1. Gesù, re e Signore dell’universo, a te affidiamo la nostra vita e il destino del mondo, il presente e il futuro. Attraverso la tua croce dònaci misericordia e speranza,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Gesù, re e Signore della Chiesa, Ti affidiamo il cammino ecumenico, per l’unità e la fraternità tra i popoli e le religioni, nella libertà e nella pace,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Gesù re e Signore di ogni persona, tu vinci il male: a Te si sottoponga ogni potenza terrena, e si volga in favore dei poveri e deboli, di chi cerca una patria e una casa,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Gesù re e Signore, ti affidiamo il compito educativo dei papà e delle mamme. Gli sposi vivano nella fedeltà e nell’amore, accogliendo la vita come missione,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Accogli, Gesù Signore, la preghiera del popolo che ti sei conquistato con l’amore offerto sulla croce. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Spunto per l’omelia
Gesù e Pilato, l’uno di fronte all’altro. Una scena imponente, che fa venire a mente il Racconto dell’Anticristo di Soloviev: l’Imperatore di fronte allo staretz Giovanni che dice: ”Quello che abbiamo di più caro è Cristo…”. Due ‘regni’, due modi di concepire la vita e di viverla.
A conclusione dell’anno liturgico, siamo posti di fronte a Cristo: la sua signoria ci libera dal potere del mondo. Donando noi stessi, come Gesù che ha amato fino alla croce, possiamo ritrovare la verità della nostra persona e collaborare alla salvezza dell’umanità.

Vangelo secondo Luca 20,27-40

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

UNA VITA NUOVA

Negli ultimi giorni dell’anno liturgico, un richiamo alla resurrezione viene dalla contesa dei sadducei con Gesù a riguardo del matrimonio. Nessuna realtà umana è in se stessa definitiva, nessuna conduce a compimento il destino dell’uomo. La morte si staglia davanti ad ogni persona e ad ogni realizzazione umana con il suo potere distruttivo: se non fosse che la risurrezione di Cristo garantisce la nostra risurrezione e ci introduce a una vita nuova. L’eternità dell’amore si realizza in Gesù, morto e risorto.

Venerdì 23 novembre 2018
San Clemente Romano, papa e martire, II sec.; San Colombano abate di Bobbio, 530-615

Vangelo secondo Luca 19,45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

IL VERO TEMPIO

L'evangelista Luca non indugia a descrivere i dettagli della 'purificazione' del tempio compiuta da Gesù, come invece fanno Matteo e soprattutto Marco. Insieme con il richiamo al tempio come 'casa di preghiera', Luca nota che Gesù 'insegnava ogni giorno nel tempio'. Preghiera e annuncio nel Vangelo di Luca definiscono la missione e la persona stessa di Gesù. Il luogo opportuno è il tempio di Gerusalemme, fino a quando il tempio materiale sarà sostituito dal Corpo di Gesù, immolato e risorto, vivente nella Chiesa.

 

Scusa: dopo il trasloco ho avuto qualche problema di spedizione… Ciao!!
Don Angelo

Venerdì 23 novembre 2018
San Clemente Romano, papa e martire, II sec.; San Colombano abate di Bobbio, 530-615

Vangelo secondo Luca 19,45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

IL VERO TEMPIO

L'evangelista Luca non indugia a descrivere i dettagli della 'purificazione' del tempio compiuta da Gesù, come invece fanno Matteo e soprattutto Marco. Insieme con il richiamo al tempio come 'casa di preghiera', Luca nota che Gesù 'insegnava ogni giorno nel tempio'. Preghiera e annuncio nel Vangelo di Luca definiscono la missione e la persona stessa di Gesù. Il luogo opportuno è il tempio di Gerusalemme, fino a quando il tempio materiale sarà sostituito dal Corpo di Gesù, immolato e risorto, vivente nella Chiesa.