Vai al contenuto

PROCESSIONE del CORPUS DOMINI
l’Eucaristia viene accompagnata dal popolo cristiano
preceduto dall’immagine della Madonna Ausiliatrice
ore 20 Santa Messa con Vescovo e Sacerdoti, Cattedrale
ore 21 Processione eucaristica: Corso - S.Giacomo - Salesiani

Vangelo secondo Luca 1,39-56

In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

La VISITA DI MARIA

Maria visita Elisabetta portando nel grembo Gesù appena concepito. Coincidenza vuole che in molti paesi cristiani si svolga oggi la processione del Corpus Domini, come prevedeva il precedente calendario liturgico. Maria continua dunque a donare Gesù al popolo cristiano, e lo porta fuori dal tempio, nelle strade dove viviamo, abitiamo, lavoriamo. La benedizione che Elisabetta rivolge a Maria si estende a quanti riconoscono Maria come Madre della Chiesa e di ciascuna persona. Quanto bisogno abbiamo ancora di accogliere chi ci porta Gesù, come Maria di Nazaret?

Oggi, ultimo giro del mese di maggio: da Via della Repubblica alla Cattedrale, ore 20,45.  Domani, giovedì, processione del Corpus Domini e della Madonna Ausiliatrice: ore 20 S.Messa in Cattedrale, seguita dalla Processione in Corso a Chioggia, fino ai Salesiani

Vangelo secondo Marco 10,32-45

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti.
Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà».
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

IL DONO DELLA SEQUELA

Seguire Gesù comporta un cambiamento di mente, di desideri, di prospettive: un mondo rovesciato o, piuttosto, finalmente raddrizzato. E’ possibile seguire Gesù arrivando ad accettare di ‘bere il suo calice’ e ad essere battezzati con il suo battesimo di croce e risurrezione, solo quando ci si lascia vincere dalla sua attrattiva. Gesù ci prende in disparte, si confida con noi come amici e ci apre la strada. Conquistati dal suo amore, possiamo donare la vita a vantaggi di ‘molti’.

 

Fioretto di Maggio stasera ore 20,45,da via Morari a Via della Repubblica

Vangelo secondo Marco 10,28-31

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

LA PROMESSA

La promessa di Gesù si compie: accade il centuplo quaggiù e non mancano le persecuzioni. Nel tempo che verrà, è garantita la vita eterna. Gesù non manca di parola. La sua promessa tuttavia corrisponde alla consegna che il cristiano fa a Lui della propria vita, e ne può riconoscere e gustare il compimento solo chi si è messo realmente alla sua sequela. Tanti cristiani, laici e consacrati, lo possono lietamente testimoniare.

Vangelo secondo Marco 10,17-27

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

BASTANO I COMANDAMENTI?

Si incontrano persone che si dichiarano oneste e affermano di osservare tutti i comandamenti. Corrisponde a verità? Gesù accoglie la dichiarazione dell’uomo, ma è consapevole che l’adempimento di una buona regola morale non basta all’uomo. Gesù gli propone una sequela concreta alla sua persona. Stando dietro a Gesù ci si accorge di quello che manca alla nostra morale, e si trova risposta alla esigenza di felicità del cuore. Quell’uomo non accetta di seguire Gesù e se ne va triste. Quanto gli assomigliamo?

Vangelo secondo Matteo 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

TRINITÀ, VITA DEL MONDO

Il sole abbaglia, ma è meraviglioso scoprirlo. La sua luce illumina la terra e fa rinascere la campagna, allieta le giornate e dona vigore alle membra.
In questa domenica, dopo aver attraversato il grande territorio delle feste cristiane, dal Natale alla Pasqua alla Pentecoste, saliamo sulla vetta della montagna e ci lasciamo illuminare dal sole di Dio. Il cammino di Gesù da Betlemme a Gerusalemme, le sue azioni e le sue parole, ci hanno fatto intravvedere l'immagine del Padre, mentre ci avvolgeva il soffio dello Spirito. Passo passo, Dio si è svelato nella sua identità di Padre, Figlio, Spirito Santo: un solo Dio in tre persone. Dio - relazione e amore, intelligenza e volontà, pienezza di vita nel vortice infinito dell'eternità - trabocca nel tempo e fa emergere dal nulla tutto ciò che esiste. Dio Trinità comunica un riflesso della sua immagine nell'uomo e nella donna e li coinvolge nel ritmo di un amore infinito. Nella storia di Gesù di Nazaret, la vita del Padre, Figlio, Spirito Santo si effonde nella comunione della Chiesa. La Trinità fa vivere l'universo.

Il FIUME DELLA TRINITÀ

Ci si prova con i dipinti di Giotto che disegnano la vita di Gesù nella Cappella degli Scrovegni, e un po’ si riesce a farsi capire. Non è immediato comunicare i contenuti della fede cristiana a persone che la domandano con desiderio, ma ne sono completamente estranee e patiscono la difficoltà della comunicazione linguistica. Improvvisamente tutto diventa più scorrevole quando si mostra la corona del Rosario; il racconto del Vangelo produce subito un vivace riverbero quando gli episodi della vita di Gesù si agganciano allo scorrere delle decine del Rosario. Ogni decina un fatto. Semplicissimo. La fede cristiana nasce dal racconto.
Nella stessa serata, il fioretto mariano che introduce alla festa della Trinità ci riporta in chiesa dal giro lungo le strade; riscopriamo Dio Trinità narrato esplicitamente almeno in quattro misteri - annunciazione, battesimo, trasfigurazione, pentecoste; almeno in altri sette la Trinità risalta sullo sfondo: nascita di Gesù, presentazione al tempio, ritrovamento dei 12 anni, morte di Gesù, Risurrezione, ascensione, Assunta; in tutti, la riscontriamo all'opera. La Trinità si scopre in azione, assai prima di studiarla nei libri di teologia. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, ricordata dalla liturgia nello stesso giorno, ci fa navigare con lo Spirito Santo che ‘parte dall’essenza del Padre, dal compiacimento del Figlio e viene come fonte diffondendosi nell’anima e l’anima si annega in lui”; due fiumi - la Trinità e la persona umana - ‘si uniscono insieme in tal modo che il minore di essi lascia il suo nome prendendo quello del maggiore’.
Accade non solo ai mistici ma anche nella vita dei semplici cristiani, che si scoprono figli voluti e amati da Dio Padre che ci precede nell'eternità, nascosto nel profondo della creazione e nell'alto dei cieli infiniti. Camminiamo accanto al Dio Figlio mandato a riscaldarci il cuore come ai discepoli di Emmaus, e arriviamo a poggiare le nostre labbra su di Lui nel bacio dell'Eucaristia. Respiriamo il Dio Spirito Santo che ci fa amare lo sposo e l'amico e lo straniero e il malato con l'impulso della sua eterna carità. Qualcuno domanda: "Come è fatto Dio?”. Guardiamo i cieli e la terra, camminando di notte sotto le stelle e vedendo sorgere l'astro del mattino. Ma più di tutto guardiamo il Figlio Gesù quando usciamo di casa nel primo chiarore del giorno, per andare a pregare come Lui faceva, e poi entrare nel lavoro della vita con il vigore della sua compagnia. Con Gesù preghiamo il Padre perché mandi la sapienza e la forza dello Spirito, per compiere il miracolo della guarigione del cuore e dell'anima, come accadde per la risurrezione di Lazzaro. Dio Padre e Figlio e Spirito Santo ci fa diventare amici e commensali, convocati alla tavola dell’agnello come nel quadro in cui Rublev disegna la Trinità. La Trinità sgorga come torrente nella vita dei giorni, sciogliendo il cuore e ringiovanendo le facce.
La prossima settimana la famiglia straniera potrà fare un altro passo nella scoperta del Mistero cristiano. Il Dio di Abramo, che si è mosso dall’antica patria attraversata dai due fiumi, ci incontra oggi sulle rive di una città tra mare e laguna.

Vangelo secondo Marco 10,13-16

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.

CRISTIANESIMO E GIOIA

La liturgia fa coincidere il Vangelo del giorno con la memoria di san Filippo Neri. Il santo fiorentino, naturalizzato romano, si è dedicato ai giovani e alle persone che uscivano dagli schemi prefissati ma avevano una gran voglia di vivere. Filippo ha fatto incontrare il Vangelo nella gioia e nella vita, nel pellegrinaggio e nella storia, nel canto e nella preghiera. Un cristianesimo aperto ad avvolgere la vita e ad accogliere l'esuberanza dei bambini e magari anche l'intemperanza dei giovani, è sempre da riscoprire.

Camminiamo con il Mese di Maggio: Rosario e Parola di Dio in Cattedrale ore 20,45

Vangelo secondo Marco 10,1-12

In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

L'UNITÀ RICOSTRUITA

La creazione uscita dalle mani e dal cuore di Dio percorre le vie della storia. Ingrandisce e decade, accresce e svilisce. L'immagine intatta dell'uomo e della donna, costituiti dall'origine nell'unità dell'amore, percorre le vicende del tempo e ne patisce i pericoli e le tentazioni. Dio non abbandona la creazione e non lascia sole le sue creature. Il cammino che le conduce alla felicità e al compimento del loro destino passa attraverso l'unità e la fedeltà, ricostituite per la grazia del Figlio di Dio.

La PENTECOSTE della MUSICA

Per alcuni istanti una voce alta e vibrante percorre in solitaria la navata, provocando un fremito negli ascoltatori. Come le colonne e le guglie di una cattedrale gotica, come le volte delle arcate e i colori delle vetrate che ne intersecano di luce gli immensi spazi, il gruppetto dei coristi intercetta la voce sola e la fa rimbalzare sciogliendola nel procedere dei versetti del “Veni Creator Spiritus”.
Veniamo introdotti a conoscere e quasi a sperimentare un grande musicista sconosciuto ai più ma indicato come genio che ha aperto nuove prospettive per i secoli futuri, Guillaume Dufay, 1397- 1474, e di lui ascoltiamo l’intera Missa ‘Ecce ancilla Domini’, nella cornice di altri autori dello stesso periodo. Non solo le parole che provengono dalla nostra lingua madre – il latino -, ma anche le note musicali che sorgono dal tardo ‘400, ridisegnano nel canto ‘a cappella’ l’armonia e l’alternanza dei pilastri e dei pinnacoli delle cattedrali gotiche. L’architettura si traduce in musica, lo sguardo si accompagna all’udito, e il cuore si ridesta dalla distrazione del presente. Il breve perimetro che costituisce la nostra esistenza umana si apre alle tre dimensioni del tempo – presente, passato, futuro – e spalanca un varco verso l’eternità. Viene lo Spirito Santo, donato a noi nella nuova Pentecoste dei sacramenti, nella fede che domanda e accoglie, nella comunità che rinasce dalla propria origine.
Di questi suoni e di questi colori, di questi accenti e di questi sguardi è risuonato il Concerto del Chorus Cellensis di Mariazell Magna Mater Austriae con musica vocale del Tardo Gotico, svolto in Cattedrale a Chioggia la sera del 21 maggio, giorno seguente alla Pentecoste e Memoria di Maria Madre della Chiesa, salutata con il ‘fuori programma’ dell’Ave Maria di Ludovico da Vittoria. Anche la nostra cattedrale ha riecheggiato l’unità nel dono delle lingue - latino, tedesco, italiano e perfino dialetto – rimbalzate nel dialogo finale tra musicisti e spettatori, rendendo sperimentabile e viva la presenza di Cristo annunciata dai canti del Concerto.