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Vangelo secondo Luca 13,10-17

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Il TEMPO DELLA LIBERAZIONE

Qual è il tempo in cui una persona può essere liberata dal suo male? In quale momento vorremmo essere liberati da una malattia, da un’angustia, da una difficoltà? Appena incontriamo un medico, un soccorritore, un salvatore, vorremmo certo essere subito liberati! Un atto di liberazione, un atto di carità si può ben ricevere e si può compiere in giorno di festa. Allora la lode al Signore che andiamo a esprimere nella liturgia diventa realmente un canto di liberazione, lietamente condiviso con i fratelli.

 

Da quando un amico ha cominciato a inviarmi ogni giorno via mail una mazzetta di quotidiani, mi sento come una casa invasa dall'alluvione. Anche scorrendo velocemente le 60 pagine più 30 più 20 più 50, in certi giorni moltiplicate per due o per tre, più l'infinita carovana degli inserti, si finisce con l’incrociare gli occhi e imbarazzare il cervello. Può darsi che il tempo e la pratica addestrino a scegliere testate e pagine e rubriche soffermandosi su notizie o firme che lo meritano, saltando per quanto possibile la marea di pubblicità, ma l'alluvione resta. Le pagine scorrono sul cellulare ingrandite o rimpicciolite, mentre gli occhi scivolano in una ginnastica da saltimbanco. Viene il paragone con i monaci, i quali le notizie dal mondo le sentono centellinare come gocce nella lettura che accompagna il pranzo; o il paragone con i giorni di esercizi spirituali come si usava una volta, senza cellulari e senza giornali. ...continua a leggere "NEL MARE DI NOTIZIE"

Vangelo secondo Matteo 22,34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

UN AMORE CHE SI DILATA

Non il timore di fronte alla grandezza, non l'obbedienza di fronte all'autorità, ma l'amore. Chi si può amare con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente? Solo una persona che ci è cara, un amico, un familiare, un amore. L'amore nasce dalla vicinanza, dalla gratitudine, dall'ammirazione, dal fascino. L'amore nasce in un incontro e si sviluppa in una vita. L'amore è l'innamoramento che prosegue e diventa presenza, collaborazione, comunione. Si può amare Dio in questo modo?

In un'alba che fiorisce, si può. In un dolore consolato, si può. In Gesù Cristo, diventato amico e fratello, si può. Come l'hanno amato tanti uomini e donne, dal principio fino al presente: Maria di Nazaret e Maria Maddalena, Pietro e Giovanni, Agostino e Benedetto e Francesco, Agata e Cecilia e Caterina, fino ai cristiani dei nostri giorni. L'esperienza di questo amore si dilata nell'amore verso i fratelli, diventando dedizione e servizio. come Gesù, si diventa disposti a morire per la persona amata.

Santi Simone e Giuda, apostoli,
patroni di un 'canonicato' della Cattedrale di Chioggia, attualmente attribuito al sottoscritto.

Vangelo secondo Luca 6,12-19

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

INCONTRO PERSONALE

Incrociare il nome apostoli nel calendario liturgico è sempre una festa. Sono i primi, e ci sono cari anche se appena nominati nel vangelo e quasi sconosciuti nelle vicende personali. Così è per Simone e Giuda, che ripetono il nome di altri due apostoli, l’uno costituito capo, l’altro diventato traditore. Gesù ha di fronte il mondo, e in esso tutti gli uomini. Ciascun uomo e ciascuna donna dovrà essere incontrato personalmente, dovrà poter toccare Gesù attraverso la persona di un suo apostolo e testimone.

Vangelo secondo Luca 12,54-50

In quel tempo, Gesù diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

UN TEMPO BELLO

Il gioco delle previsioni del tempo rimane affascinante anche oggi, quando tutto sembra già scritto nei 'meteo' dei cellulari. Il vento e le nubi e il colore del cielo continuano a segnalare il buon tempo e la pioggia. Per quel che dura. Occorre imparare a leggere un altro segno - dice Gesù – per riconoscere la venuta di un altro tempo, un tempo bello, nel quale Egli viene: il tempo della vita, il tempo di questa giornata, il tempo di questo istante.

 

Vangelo di Luca, 12, 49-53

In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”.

IL FUOCO DELLA VITA

La vita non è una piatta pianura, ma un sentiero invaso da attese e sorprese. Lo si percorre con un fuoco dentro e un panorama fuori. Il fuoco, cioè il motivo e la gioia, li dona Gesù, che incendia la vita e dona vigore. Il panorama è la realtà che ci circonda: persone, avvenimenti, durezze e bellezze. Gesù provoca divisione e attrazione, scandalo e fascino: fino al momento in cui ogni cuore arriva a cedere alla sua presenza e accetta di lasciarsi salvare.

Vangelo di Luca 12, 39-48

In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: “Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

SERVI VIGILANTI

Tra i servi ai quali affida le sue proprietà, il padrone riconosce il più attento e vigilante e lo mette a capo di tutti gli altri. Pietro domanda a Gesù se la parabola è solo per gli apostoli o per tutti: fa bene a tutti conoscerla. Nell’esperienza concreta, i servi vigilanti sono coloro che il padrone ha scelto preventivamente, come gli apostoli e i loro successori, e coloro che hanno guadagnato questa fiducia nel corso della vita, cioè i santi: ambedue sono nostri custodi e testimoni.

Vangelo di Luca 12,35-38

Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!

IN ATTESA DEL SIGNORE

Il Padrone che attendiamo è il Signore. Ci ha consegnato la vita, il cuore, il volto, la crescita e tutti i beni dei quali abbiamo usato e usiamo. Ci ha consegnato le persone da amare e quelle che ci amano. Ci ha consegnato un compito e affidato una missione, e ci ha arricchito del proposito di portarla a compimento. La vita è una ricchezza inesauribile, e ha bisogno dell’eternità per svolgersi, come un cielo infinito che non si finisce mai di percorrere.

Vangelo di Luca 12,13-21

In quel tempo uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

IL GRANAIO DELLA FELICITA’

Quali granai abbiamo da costruire per garantire la nostra felicità? Qual è la nostra casa ospitale, quale la nostra ricchezza? Gesù mette in parabola una situazione che abbiamo spesso sotto gli occhi: contese e litigi tra parenti e anche tra fratelli per un’eredità. Cupidigia che si trasforma anche in violenza, per avere e possedere. La felicità abita un’altra casa. Non dove si accumula per sé ma dove si arricchisce presso Dio: con l’amore a Lui e al prossimo, con la preghiera e la carità.

Carissimo Andrea,

Ti ringrazio di avermi dato la possibilità di leggere

in anteprima “DOVE È DIO“, il libro con  il tuo dialogo con don Julian Carron. Prima di tutto è stato un godimento. La puntualità delle domande e la chiarezza delle risposte mi hanno affascinato, facendomi desiderare che anche questo tuo libro – un po’ come la tua intervista a Papa Francesco sulla misericordia - faccia il giro del mondo. La sua 'leggibilità', anche nell'affronto di questioni impegnative, ne apre la strada.

 

Considero molto buona l'impostazione. Si tratta di un dialogo e non semplicemente di un'intervista. Il che rende più coinvolgente la lettura, in quanto i protagonisti di fronte al lettore diventano due, reciprocamente coinvolti nella loro esperienza di fede e nel loro nel mondo, anche se la tua parte rimane discreta e non toglie spazio all’interlocutore.

Interessante la scansione del libro. Si parte da una descrizione e da un giudizio sull'oggi e sulle sue radici. Vi echeggia in maniera sintetica e precisa il precedente libro di don Carron, 'La bellezza disarmata'.  Quindi tu interpelli don Carron sulla sua vicenda personale, partendo dalla chiamata a fianco di don Giussani e retrocedendo fino agli inizi della sua storia e all'ambito del suo lavoro di biblista e di educatore.

Infine, il dialogo sul movimento di Comunione e liberazione, raccontato nella sua essenza e valutato nella sua storia, senza evitare punti critici e controversi.

È la parte più 'mordente' ed è quella che ogni lettore si aspetta.  In modo molto opportuno, il libro sboccia e si conclude nel racconto del rapporto del movimento con i vari papi.

La lettura diventa più interessante e convincente anche per tutta una fioritura di episodi riportati nelle parole di don Carron e anche nelle tue interlocuzioni.

I lettori vengono introdotti a un giudizio critico sul tempo in cui viviamo, stimolando una presa di posizione di fronte ad esso e favorendo il cammino d
i fede di ciascuno. Anche quelli che apriranno il libro solo per curiosità, ne trarranno vantaggio per una fede vissuta come riconoscimento dell’avvenimento di Cristo presente.

Credo si debba dire un grosso grazie a te e a don Carron.

Attendiamo ora la presentazione del libro in tandem qui a Chioggia, tu e don Carron insieme, prevista in Cattedrale per la serata del 16 novembre.

Un caro augurio di buon lavoro.

Don Angelo

JULIÀN CARRON,  DOV’È DIO? Una conversazione con Andrea  Andrea Tornielli, La fede cristiana al tempo della grande incertezza, Piemme, Milano 2017 pp 212 € 15,90