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Vangelo secondo Luca 8,19-21

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

NUOVA FRATERNITA’

Belle e sconcertanti le parole di Gesù. Egli allarga la maternità e la fraternità a tutti i discepoli che lo seguono. Anche Maria, la madre che l’ha concepito e generato, ha ascoltato la parola di Dio attraverso l’angelo e l’ha accolta nella sua carne. Gesù allarga la sua famiglia e crea una nuova fraternità che non si limita alla carne e al sangue, ma trova origine dal rapporto con Lui: nuovo sangue e nuova linfa, nuova famiglia e nuova umanità.

 

Vangelo secondo Luca 8,16-18

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

LUCE e VITA

Quello che Gesù annuncia non appartiene a una società segreta o a una religione per iniziati. E’ luce e vita per tutti. Può rivelarsi a poco a poco, come il sole che sorge; viene conosciuto da una mente che si apre e un cuore che si scioglie. Non sprofonda in un pozzo segreto. Splende negli occhi, si manifesta nelle parole, si riconosce nella vita. Gesù che dice: “Io sono la luce del mondo”, dice anche, ai discepoli, a noi: “Voi siete la luce del mondo”.

 

Dal Vangelo secondo Matteo 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

UN DONO PER VIVERE

Distrazione del padrone del campo, che non ha calcolato quanto lavoro c’era da fare, o buon cuore di un uomo disposto a dar lavoro a tutti? E’ in gioco anche la pigrizia dei lavoratori che sono usciti in piazza con troppo ritardo? La pagina di Vangelo, con la progressiva chiamata di altre persone al lavoro, trascina verso la sorpresa finale: il padrone non paga in rapporto alle ore di lavoro, ma dà a tutti l’intera paga della giornata. Il salario è personale e familiare e non si limita a corrispondere alla prestazione. Questo non vi è solo un clamoroso anticipo di ‘dottrina sociale cristiana’. La parabola segnala la misura che Dio usa nei riguardi dell’uomo: non un compenso stabilito da contratto, ma una grazia che fa vivere. Dio non ci tratta da operai e da servi, ma da amici. Lo riconosciamo per noi e per i nostri fratelli; allora la condivisione genera amicizia e fa traboccare di gioia.

Vangelo secondo Luca 8,4-15

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

IL BELLO DELLA PAROLA

E’ bello rileggere la parabole del seme, perché ogni giorno il Signore Gesù getta la semente della sua parola nel terreno della nostra giornata. Apriamo occhi, mente e cuore ad accogliere il seme che attecchisce e germoglia – come dice un’altra parabola – anche quando dormiamo o siamo distratti. Domani viene proposta la ‘Domenica della Parola’. La Parola non è solo un libro da leggere, ma una presenza reale che fiorisce nella vita e rende abitabile il mondo. Grande testimone ne è il santo di oggi.

 

Vangelo secondo Luca 8,1-3

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

UOMINI E DONNE

Luca è l’unico evangelista a notare che al sèguito di Gesù non ci sono appena i dodici apostoli, ma anche ‘alcune donne’. Suggerisce un’immagine compiuta della prima ‘compagnia di Gesù’, dove alcune donne sono implicate fino a servire Gesù e gli apostoli ‘con i loro beni’. La storia della Chiesa è lo sviluppo di questa prima e varia compagnia di discepoli del Signore: uomini e donne, famiglie, monasteri e conventi, parrocchie e confraternite e mille altre forme in cui i cristiani seguono e servono il Signore.

Vangelo secondo Matteo 9,9-13

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

SGUARDI

Cosa vede Gesù in Matteo per chiamarlo appena lo vede al banco delle imposte che egli riceve per conto dei dominatori romani? Che cosa vede Matteo in Gesù per alzarsi e seguirlo? Mistero di sguardi umani e mistero di grazia. La chiamata di Gesù non prevede alcuna premessa, se non l’incontro personale e forse una reciproca straordinaria simpatia umana. Chiamando Matteo alla sequela e alla missione, Gesù lo salva, da pubblicano peccatore che era. La misericordia è la più grande azione di recupero.

 

Vangelo secondo Luca 7,31-35

In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

IL CAPRICCIO E IL BISOGNO

Quante volte giudichiamo in base al nostro capriccio? ‘Mi piace, non mi piace’. Spesso è appena l’impressione del momento, che cambia con il cambiare del vento o gli umori della stagione.
C’è un bisogno più profondo del cuore, con il quale valutare i fatti della vita e verificare quello che ci corrisponde. C’è un rispetto della realtà, un’attenzione a ciò che accade, come opportunità e non come ostacolo. Occorre domandare il dono della sapienza per riconoscere Colui che ci viene incontro.

CAMBIO DI PASSO

È bello ed emozionante ricominciare. Fosse per la cinquantesima volta, nessun insegnante entra in classe il primo giorno dell'anno scolastico senza trepidazione. Non c’è parroco che in settembre non attenda con desiderio di incontrare ragazzi e famiglie,e non lanci lo sguardo sull'orizzonte in attesa di salpare. Un papà ti mostra la foto del bambino che entra tutto nuovo in prima elementare, e tu sorridi con lui.
In questo nuovo inizio, da dove riprendere il filo? Si può semplicemente ricominciare da dove si è interrotta la storia qualche mese fa? Può accadere che tutti personaggi del dramma sono scappati, e la scena è rimasta vuota.

Tutt'intorno, hai l'impressione di una società che si sfalda, e non sai più dove abitano le persone: in calle o nella casa di montagna? Il figlio è con i genitori o vive a Milano o forse in America? I due sono fidanzati, conviventi, sposati? Dovremo ridurci a fare classifiche e statistiche, e stabilire un piano di intervento per ciascuna tipologia di persone? Basterà scambiare i binari, mutare l'organizzazione delle cose, variare gli orari, alleggerire il carico delle proposte? Fino al presente, l'organigramma delle iniziative ‘pastorali’ viene proporzionato sul livello della popolazione stabile, delle famiglie ben composte, della società ordinata, mentre in ogni strada il traffico gira a destra e a sinistra, arriva lontano e vicino, fa saltare orari e scombina aspettative. Che cosa dunque e come dovremo cambiare? Basta sovvertire lo schema e modificare il programma?

Guardando ‘in quel tempo’, troviamo che Gesù ha come unico programma la volontà del Padre: ogni mattina la chiede andando a pregare in solitudine. Nel Vangelo di Luca Gesù è sempre in strada, camminando verso Gerusalemme. Incontra, parla, guarisce, perdona e insieme litiga con scribi e farisei e strattona gli apostoli che tirano indietro. Si ferma sulla vera del pozzo, sciupando tempo con una donna straniera, si invita a pranzo da quell'imbroglione di Zaccheo, si perde dietro ai bambini e si intriga a guarire lebbrosi. Incontra le persone una ad una, le famiglie e le folle.
Così inizia la salvezza del mondo. Gesù manda i suoi a due a due ad annunciare e a guarire, e dopo la risurrezione apre gli orizzonti del mondo.
Fino a noi, fino a questa società mobile, incerta e scombinata. Ma è forse cambiato il cuore dell’uomo? E’ svanita la curiosità di Zaccheo, è sparito il peccato della samaritana, si è seccata la fonte del desiderio? Su e giù per le strade del mondo, nel saliscendi del cuore, uomini e donne cercano un profeta e camminano dietro alle promesse di felicità.

Vangelo secondo Luca 7,11-17

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

IL MIRACOLO DELLA VICINANZA

Stiamo a guardare Gesù che si ferma accanto alla bara del figlio morto e dice alla madre: “Donna non piangere”. Prima del miracolo, una presenza che sostiene e fa vivere, una parola che dice vicinanza e partecipazione. Questo miracolo continua ad accadere. Non possiamo evitare la morte delle persone care, anziane o giovani. Non possiamo pretenderne la risurrezione anticipata. Il miracolo vero è la presenza di Gesù, realizzata attraverso persone che ci accompagnano a riconoscerlo.