La Moldava è più che un fiume. È lago che si allarga e si insinua tra i boschi, è isola e spiaggia, è mare e collina. Diventa luogo ospitale sulle rive, piccole case tra gli alberi, barchetta sull'acqua. Un popolo che non vede il mare e non si eleva su alti monti, trova qui i suoi percorsi e i suoi orizzonti. Trascorrendo lungo le rive del fiume e bagnando i piedi sull’acqua, si potrà ascoltare il poema sinfonico della Moldava di Smetana non più solo come una bella musica, ma come un viaggio affascinante, un pellegrinaggio, una battaglia e una conquista, una festa e una malinconia. Questo popolo dalla lingua aspra e complessa; queste persone svuotate di intrapresa e di spirito comunitario da decenni di statalismo comunista, sono ancora attraversati dall'energia ampia e variegata di questo fiume che attraversando la Moldavia, si allarga e si restringe, si punteggia di isole e risplende nei panorami delle colline e insieme torna ad essere punteggiato di monasteri come il tempo antico del quale custodisce le rovine. ...continua a leggere "VIAGGIO SULLA MOLDAVA"
Autore: don Angelo Busetto
Mercoledì 2 agosto 2017, Sant’Eusebio vescovo di Vercelli, sec. IV – San Pier Giuliano Eymard sacerdote 1811-1868
Il tesoro presente, amato e adorato in particolare da San Giuliano Eymard: Gesù nell’Eucaristia.
Vangelo secondo Matteo 13,44-46
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».
IL TESORO DELLA VITA
Fa bene riprendere pagine di Vangelo come questa, portando davanti agli occhi il tesoro e la perla della vita. Distratti da luccichii e illusioni, veniamo ricondotti allo sguardo vero, come Gesù che ripeteva agli apostoli le stesse cose, ribadendole con parole e immagini diverse. Quando diamo credito alle parole del Signore, lo sguardo si raddrizza e il cuore si sveglia, riconoscendo il tesoro e la perla preziosa depositati nel terreno della vita: Cristo che ci sceglie e ci ama.
Perdon d’Assisi
“Perdono d’Assisi”
La festa del Perdono inizia la mattina del 1 agosto e si conclude alla sera del 2 agosto, giorni nei quali l’Indulgenza della Porziuncola, si estende alle chiese parrocchiali e francescane di tutto il mondo.
L’evento del Perdono della Porziuncola resta una manifestazione della misericordia infinita di Dio e un segno della passione apostolica di Francesco d’Assisi.
Martedì 1 agosto 2017 – Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa, 1696-1787
Vangelo secondo Matteo 13,36-43
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!»
LA PROSPETTIVA DELL’ETERNO
Sembrerebbe che la parabola della zizzania fosse già tutta chiara. Invece Gesù, da buon maestro, la spiega nel dettaglio, aprendo uno squarcio sul giudizio di Dio e sulla realtà dell’inferno e del paradiso. La nostra condizione umana si apre sulla prospettiva dell’eternità: ogni azione umana si sporge sull’infinito futuro, e ha un peso, positivo o negativo, sul nostro destino eterno. Dante ne ha tenuto conto e un santo come Sant’Alfonso vi ha intessuto l’insegnamento morale. Vale anche per noi.
Pellegrinaggio alla MADONNA dell’APPARIZIONE
Oggi a Pellestrina pellegrinaggio da S.Maria del Mare fino al Santuario della Madonna dell’Apparizione. Comincia con la Messa ore 18,30. Alle 21 circa si arriva alla Chiesa di S.Antonio e ci si può unire anche là. Vaporetto da Vigo a Chioggia ogni mezz’ora. Consiglio ore 17,30 o ore 18. Ciao! don Angelo
31 luglio 2017 Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, 1491-1556
Vangelo secondo Matteo 13,31-35
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
LA CRESCITA DEL SEME
Quante volte abbiamo visto crescere il piccolo seme? Un incontro avvenuto nella giovinezza è diventato vocazione, famiglia, compagnia, lavoro, impresa. Non solo per la crescita delle dimensioni esteriori, allargandosi ad altre persone e sviluppandosi in una storia, ma nella profondità del cuore e nella sicurezza dell’adesione. ‘Il Signore dà incremento’. Il Signore, che ha seminato nel terreno della vita, porta a maturazione, in modo deciso e paziente. E’ anche la storia del santo di oggi e della sua opera.
30 luglio 2017 Domenica XVI del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 13,44-52
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
UN TESORO PER TUTTI
Si può vivere solo per una cosa preziosa e bella. La si cerca per tutta la vita, attraversando illusioni e inganni, imbattendosi in immagini accattivanti e seducenti. Il cuore dell'uomo impara ogni giorno a distinguere quello che gli corrisponde e quello che lo inganna, quello che fallisce e quello che permane. Per tutta la vita continua la caccia al tesoro.
Ma a un certo punto della storia del mondo e della nostra storia personale, viene a sorprenderci una grazia. Appare un uomo che dice qual è il tesoro e mostra la strada per raggiungerlo. Il tesoro è il Regno dei cieli, pietra preziosa. Per riconoscerlo, dobbiamo guardare in faccia chi l’ha raggiunto e già lo assapora. A un gruppo di pellegrini in viaggio per Gerusalemme, San Bernardo diceva che Gerusalemme era già il suo monastero, anticipo della città celeste. La scoperta e l’esperienza del tesoro avviene quaggiù, in una vita e in un’amicizia abitata dalla presenza del Signore. Dopo gli Apostoli e tanti amici e amiche di Gesù, l’hanno sperimentato e lo sperimentano uomini e donne di tutti i tempi. C’è posto ancora per molti altri.
Omelia Domenica 17 durante l’anno. 30 luglio 2017
Sabato 29 luglio 2017, Santa Marta di Betania
Vangelo di Giovanni 11,19-27
In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
La FEDE DI MARTA
La storia di Marta è quella di una donna ricca di fede e amore verso Gesù. Una fede intensa e vivace, attiva più che non quella di Maria sua sorella e dell'amato e misterioso fratello Lazzaro. Marta corre da Gesù, lo rimprovera per la sua assenza ma nello stesso tempo gli consegna tutta la sua fiducia. Infine, esprime uno dei più precisi e intensi atti di fede del Vangelo. Un dinamismo di vita e amore, tutto da guardare e seguire.
Venerdì 28 luglio 2017 Santi Nazario e Celso, martiri nel 304
Vangelo di Matteo, 13,18-23
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
IL BUON TERRENO
Non basta dunque che la semente venga gettata. Occorre un terreno che la accolga. La fede non attecchisce per automatismo, né cresce senza la collaborazione del desiderio e della volontà. Non possiamo tagliarci fuori dicendo che 'siamo fatti così'. Possiamo liberare il terreno dai sassi e dai rovi. Possiamo sottrarre alle preoccupazioni e sgusciare via dalle tentazioni. Occorre l'attrattiva più grande del seme che cresce.