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Vangelo secondo Giovanni, 24-29

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

IL DUBBIO E LA FEDE

Tommaso, uomo del dubbio o apostolo della fede? Tommaso non dà fiducia agli amici che gli raccontano di aver visto Gesù risorto. Eppure Gesù, per farsi riconoscere ha scelto proprio la strada della testimonianza dei discepoli che 'hanno visto e udito'. Gesù affida anche a Tommaso questa missione. Egli, dopo aver toccato le piaghe di Gesù, diventa anche per noi testimone della professione di fede più vera e compiuta di tutto il Vangelo: 'Mio Signore e mio Dio".

Charlie Gard ci insegna che ogni vita è inutile
Paola Belletti/Aleteia Italia | Giu 28, 2017

Perché non nasciamo per essere usati ma per lasciarci amare
Malattia rarissima, esito infausto. Ce lo vengono a dire loro, capisci? Come non sapessimo il poco che finora ha potuto dire la medicina sulla malattia del nostro bambino! Che poi è proprio questo, amore mio, che ci atterrisce e fa esplodere dentro i nostri cuori una rabbia mai provata prima: tu sei il nostro bambino, sei stato affidato a noi. Dalla vita, da Dio, dal Destino, poco importa. Sei nostro ma non come è nostro un cane o un peluche, accidenti! Dobbiamo spiegare tutto daccapo a questa gente…
Va bene mi calmo; vieni qua dalla mamma. Sì lo so è la mamma che viene da te, ti vengo vicina. Le attrezzature che ti fanno respirare fanno un rumore continuo che ormai non mi disturba più. Anzi mi conciliano il sonno. Ho sonno Charlie. Sono stanca, sai? Non di te! Provare questo dolore così grande e ingovernabile per così tanto tempo mi sta vincendo. Il papà resiste. Però forse quando è solo con te si concede dei singhiozzi che al mio fianco crede di dover omettere. Potrebbe piangere pure lui sai e non perderebbe nemmeno un grammo di virilità o coraggio. Ha pianto quando sei nato. E mi è sembrato un vero uomo! ...continua a leggere "CHARLIE"

 

Gesù in diretta

“Sarebbe piaciuto anche a me ascoltare in diretta le parole di Gesù. Anche se poi, arrivata sotto la croce sarei subito scappata, anzi, non sarei nemmeno arrivata lì sotto. Eppure è meraviglioso sentire echeggiare le parole di Gesù nei suoi amici. Gesù aveva degli amici. Un Dio con amici cari che lo seguivano. Marta e Maria: Gesù a casa loro! Non interessa sapere esattamente cos'ha detto, ma che Lui aveva bisogno, come tutti noi, di un luogo in cui sostare e di amici! Gesù lava i piedi a Pietro: basta il gesto, le parole sono un sovrappiù!...”. Permane l’eco delle ‘parole in diretta’ pronunciate da Gesù e accolte dai testimoni. ...continua a leggere "UN VANGELO DI AMICI"

Vangelo secondo Matteo 10,37-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

CHI E’ COSTUI?

Chi è costui che pretende di essere amato più del padre e della madre, più del figlio e della figlia? Chi è costui che domanda di perdere la vita per lui e garantisce di ridonarla? Gesù si mette al livello del profeta e del giusto, e si abbassa alla statura del bambino. Rimaniamo sconcertati nel constatare quante persone hanno preso alla lettera le sue parole e l'hanno seguito nella via della carità, dell'amore esclusivo nella verginità e nel martirio. Persino gli sposi hanno sperimentato che amare Gesù più del rispettivo coniuge, non diminuisce ma intensifica e rende più bello l'amore. Quali strade percorre dunque la logica del maestro di Nazaret? Da quale tipo di esperienza traggono origine le sue affermazioni? Ci domandiamo che cosa renda possibile fidarsi delle sue parole. Gesù supera ogni egoismo e ogni autoreferenzialità, e apre alla vicenda umana una via che conduce al divino. Solo vedendo brillare la faccia di quelli che lo seguono, o rischiando una nostra personale esperienza, potremo trovare conferma alle sue parole.

 

Vangelo secondo Matteo 8,5-17

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
“Egli ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle malattie”.

GESU’ ALL’OPERA

Dopo il lebbroso, il centurione. Dopo l'impuro, lo straniero. Gesù lancia la rete e raggiunge le persone più ai margini del mondo sociale e religioso. Queste persone prendono esse stesse l'iniziativa di consegnare il proprio bisogno a Gesù, piccola avanguardia della moltitudine che dall'Oriente all'Occidente continuerà a cercarlo. Ed ecco subito Gesù nella casa di Pietro, con il 'piccolo miracolo' della guarigione della suocera e poi con l’arrivo dei malati e indemoniati della zona. Inizia alla grande l'opera di salvezza.

 

Vangelo secondo Matteo 8,1-4

Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

UOMINI LIBERI

Scendiamo con Gesù dal monte delle beatitudini e continuiamo a guardare il Signore mentre si muove e incontra le persone. Il lebbroso che lo avvicina permette a Gesù di realizzare quello che ha annunciato. Non solo quell'uomo viene guarito dalla lebbra, ma viene riammesso nella comunità e liberato dalla impurità legale. Gesù toglie le barriere esteriori e interiori. Rende gli uomini liberi di affrontare la vita, come figli riconosciuti e amati, come fratelli che si riconoscono e si accolgono.

Vangelo secondo Matteo 16,13-19

in quel tempo, Gesù, giunto nella regione di cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «la gente, chi dice che sia il figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

IL FONDAMENTO DELLA FEDE

Un passaggio sorprendente: Gesù edifica la Chiesa sul fondamento che è Pietro, e a lui affida i suoi stessi poteri, ratificati anche in cielo. Pietro è un uomo ardente e pieno di fede, che tuttavia si lascia sballottare da personali contraddizioni e dalle circostanze, com’è documentato nei Vangeli e negli Atti. Gesù non punta sulla coerenza morale, ma sulla fede di Pietro e sul suo amore. Accade lo stesso nella scelta di Paolo e degli altri seguaci. La fede e l’amore a Cristo sono fondamento della Chiesa e principio di nuova moralità.

 

LE PAROLE VIVE 

Continuano a soffiare all'orecchio le parole del Generale dei Gesuiti, padre Sosa, nelle quali si afferma che - non essendoci i registratori ai tempi di Gesù – ‘come facciamo a sapere le parole esatte che lui ha pronunciato?’ Ben per noi che a quei tempi non esisteva la tecnologia e tutto era affidato ai sensi e al cuore delle persone. Le parole di Gesù non ci sono arrivate nella precisione formale di un registratore, ma nell'intensa vibrazione che hanno suscitato negli ascoltatori. Gesù aveva degli amici: un Dio con amici cari che lo seguivano. ...continua a leggere "Vangelo in diretta"