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SALVEZZA FINO ALLA FINE

Questo Vangelo sembra una premonizione del tempo presente: terremoti e guerre, case e chiese distrutte, violenze e persecuzioni. Accade non solo nel tempo presente, ma in ogni tempo. Viviamo nel provvisorio, tra cose e persone che non hanno consistenza e decadono. Persino gli affetti più cari franano. Dentro questo contesto drammatico ci raggiunge la promessa di Gesù che ci salva. Egli domanda solo la perseveranza della nostra fede e della nostra fiducia. ...continua a leggere "13 novembre 2016 – Domenica 33.a durante l’anno C"

PREGARE SEMPRE

‘Pregare sempre’ significa trattare Dio come Padre e considerarsi suoi figli. Un figlio è ‘sempre’ di fronte al Padre e si fida di lui anche quando è lontano. Un padre è sempre disposto ad ascoltare il figlio. Gesù porta l’esempio del giudice cattivo che si piega a ‘fare giustizia’ alla vedova insistente. Quanto più Dio, che è Padre e ci ha scelti uno per uno – siamo ‘eletti’! – ascolta e sostiene i figli. E’ necessario soltanto avere fede in Lui con tutto il cuore. ...continua a leggere "Sabato 12 Novembre 2016 – san Giosafat, vescovo e martire, Ucraina 1580-1623"

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CAMMINIAMO SULLA STRADA CHE HAN PERCORSO I SANTI TUOI

C’è ancora qualche insegnante che racconta del mantello di San Martino diviso a metà con un poverello? Viene da augurarsi che non gli accada come al collega di scuola superiore il quale, avendo nominato San Francesco d’Assisi, metà classe dichiara di non conoscere il patrono d’Italia e l’iniziatore della lingua italiana. Imperversano altri nomi e si proclamano altri maestri e capicordata, sbandierati da una marea di canali televisivi e di siti. E’ come se il panorama che si intravvede dalla laguna nei giorni che seguono il maltempo, improvvisamente venisse stravolto: non più i dolci rilievi dei Colli Euganei né le vette precocemente innevate delle Prealpi, ma una piatta distesa di nebbia. Che cosa abbiamo ancora da guardare? ...continua a leggere "Per la festa di San Martino"

L’ATTESA DEL GIORNO
Mentre si vive, accade il giorno del Signore. Non va atteso con preparativi particolari, ma con una vigile premura quotidiana. I discepoli, non potendo conoscerne ‘il giorno e l’ora’, domandano almeno ‘dove’ questo accadrà. Gesù sfugge ogni determinazioni di tempo e spazio circa la venuta dell’ultimo giorno. Dice che accadrà sicuramente, così come gli avvoltoi si precipitano sul cadavere. Un simbolo forte e sconcertante che invita a una vigile attesa, seguendo l’esempio dei Santi, come San Martino. ...continua a leggere "Venerdì 11 novembre 2016 – San Martino di Torus 316-397"

IN MEZZO A VOI

Siamo alla ricerca del Regno di Dio dappertutto: mille tentativi di realizzarlo con le nostre mani, finiti in tragici fallimenti nei tornanti della storia, tra conquiste e rivoluzioni. Ma il Regno di Dio non è il risultato delle nostre imprese. Esso avviene attraverso la presenza decisa e discreta di Gesù, accolto, amato, seguito e servito. Si realizza a partire dal cuore dell’uomo e diventa amicizia, amore, comunità. Diventa accoglienza e misericordia. Fino a maturare nella pienezza del Regno dei cieli. ...continua a leggere "Giovedì 10 novembre 2016 – San Leone Magno, papa e dottore della Chiesa, 395-461"

IL TEMPIO

Tempio di Dio è il corpo di Gesù. Tempio di Dio è popolo dei discepoli. Tempio di Dio è ogni luogo dove il popolo viene convocato per la celebrazione dell’Eucaristia. Persone e luogo materiale si corrispondono e si richiamano. Sono abitati dalla stessa presenza: Cristo nel suo corpo vivente che comprende la Chiesa delle persone. Esiste un punto visibile di unità: il Papa e la sua Chiesa, la Basilica del Laterano a Roma, ‘capo e madre di tutte le Chiese’, ...continua a leggere "9 novembre 2016 – Dedicazione della Basilica del Laterano"

SERVI E AMICI
E’ duro questo Vangelo. Chi di noi vorrebbe essere trattato come servo? Chi potrebbe accontentarsi di aver fatto solo il proprio dovere? Questo Vangelo va letto nella prospettiva di Gesù il quale, essendo Figlio di Dio, si è fatto servo di tutti, lavandoci i piedi e morendo in croce. Mentre ci invita a servirci gli uni gli altri, Gesù non ci tratta come servi, ma come amici: “Non vi chiamo più servi ma amici…” ...continua a leggere "Martedì 8 novembre 2016 – Sant’Adeodato, Papa, m. 618"

IN MOVIMENTO
Gesù ci rimette in movimento. Non vuole che rimaniamo bloccati dagli scandali e da tutte le cattiverie che ci circondano. Nemmeno i peccati nostri o le offese dei fratelli ci devono fermare. Il perdono donato e ricevuto ci fa alzare il capo e ci rimette in movimento. Con un’aggiunta clamorosa: la nostra fede può raggiungere i risultati che né la buona volontà né l’intraprendenza potrebbero ottenere. Occorre rischiare tutto su Gesù e sulla sua grazia. ...continua a leggere "Lunedì 7 novembre 2016 – San Prosdocimo, primo vescovo di Padova, sec II Vangelo secondo Luca 17,1-6"

Credo, Amen: inizio e fine della professione di fede. Mentre sta per concludersi il Giubileo della Misericordia. Mentre viviamo il mese di Novembre segnato dalla memoria dei Santi e dei defunti. Mentre i cristiani vengono cacciati dalle loro case e uccisi a Mosul e in altre città. Mentre tante persone si trovano senza casa e lavoro dopo il terremoto. Mentre la chiesa di San Benedetto è crollata e altre chiese sono inagibili. Mentre è in atto il dramma che vive ogni singola persona e ogni comunità nel mondo. Il fiume della storia scorre tra la sponda del Credo e quella dell’Amen.

Credo: riconosco e accolgo Dio che è Padre e Creatore; è Figlio fatto uomo e salvatore; è Spirito Santo e dà la vita e l’amore. Credo, cioè mi affido dal profondo del cuore, unito a una comunità di fratelli che credono insieme.
Amen: mi appoggio sulla salda roccia dove è costruita la casa della vita, dove consiste il mio essere, dove spunta la pianta di un futuro certo.
Tra il Credo e l’Amen si stende tutta la vita degli uomini, il percorso della storia; avvertiamo di non essere soli, fino al compimento ultimo: non la morte e il nulla, ma la vita eterna nel ‘seno del Padre’.
Queste due parole, Credo e Amen, e tutto quanto viene espresso tra l’una e l’altra, tornano a risuonare ogni domenica nelle assemblee eucaristiche che riuniscono i cristiani. Queste parole rinnovano la nostra consapevolezza, ci dicono quel che siamo dall’origine del grande amore dal quale è sorta la vita fino al sua compimento.
Dobbiamo dunque nuovamente impossessarcene, non come vuoto involucro devozionale, ma come sostanza dell’essere e del vivere: Trinità; Incarnazione del Figlio; Spirito Santo che rinnova la vita; Chiesa che riunisce gli uomini; compimento della vita eterna. Sono parole che non vanno appena imparate a catechismo come verità da sapere, ma vanno sperimentate nel procedere della vita, disegnate nelle fibre del cuore, lette sul palmo della mano, percorse nello scorrere dei fiumi e nel volo delle nubi in cielo, risplendenti negli occhi dei bambini, percepite negli slanci degli innamorati, vissute nel lavoro degli uomini e delle donne, patite nei drammi delle persone colpite da disgrazie o afflosciate dalla vecchiaia o dalla malattia. Tutto il continente della vita è irrorato dalla grazia del Signore Dio che è Creatore, Redentore, Santificatore. Da quando il Figlio di Dio è venuto sulla terra, l’orizzonte della storia si è schiarito; la semente della vita germoglia in fatti di speranza audace, come i monaci e altri cristiani inginocchiati accanto alle macerie della chiesa distrutta. Vivendo e accogliendo la testimonianza di chi vive di fronte al Mistero disceso fino a noi, si riannoda l’umana fraternità e si innalza la scala che sale fino al cielo. Credo. Amen.