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Charlie Gard ci insegna che ogni vita è inutile
Paola Belletti/Aleteia Italia | Giu 28, 2017

Perché non nasciamo per essere usati ma per lasciarci amare
Malattia rarissima, esito infausto. Ce lo vengono a dire loro, capisci? Come non sapessimo il poco che finora ha potuto dire la medicina sulla malattia del nostro bambino! Che poi è proprio questo, amore mio, che ci atterrisce e fa esplodere dentro i nostri cuori una rabbia mai provata prima: tu sei il nostro bambino, sei stato affidato a noi. Dalla vita, da Dio, dal Destino, poco importa. Sei nostro ma non come è nostro un cane o un peluche, accidenti! Dobbiamo spiegare tutto daccapo a questa gente…
Va bene mi calmo; vieni qua dalla mamma. Sì lo so è la mamma che viene da te, ti vengo vicina. Le attrezzature che ti fanno respirare fanno un rumore continuo che ormai non mi disturba più. Anzi mi conciliano il sonno. Ho sonno Charlie. Sono stanca, sai? Non di te! Provare questo dolore così grande e ingovernabile per così tanto tempo mi sta vincendo. Il papà resiste. Però forse quando è solo con te si concede dei singhiozzi che al mio fianco crede di dover omettere. Potrebbe piangere pure lui sai e non perderebbe nemmeno un grammo di virilità o coraggio. Ha pianto quando sei nato. E mi è sembrato un vero uomo! ...continua a leggere "CHARLIE"

 

Gesù in diretta

“Sarebbe piaciuto anche a me ascoltare in diretta le parole di Gesù. Anche se poi, arrivata sotto la croce sarei subito scappata, anzi, non sarei nemmeno arrivata lì sotto. Eppure è meraviglioso sentire echeggiare le parole di Gesù nei suoi amici. Gesù aveva degli amici. Un Dio con amici cari che lo seguivano. Marta e Maria: Gesù a casa loro! Non interessa sapere esattamente cos'ha detto, ma che Lui aveva bisogno, come tutti noi, di un luogo in cui sostare e di amici! Gesù lava i piedi a Pietro: basta il gesto, le parole sono un sovrappiù!...”. Permane l’eco delle ‘parole in diretta’ pronunciate da Gesù e accolte dai testimoni. ...continua a leggere "UN VANGELO DI AMICI"

LE PAROLE VIVE 

Continuano a soffiare all'orecchio le parole del Generale dei Gesuiti, padre Sosa, nelle quali si afferma che - non essendoci i registratori ai tempi di Gesù – ‘come facciamo a sapere le parole esatte che lui ha pronunciato?’ Ben per noi che a quei tempi non esisteva la tecnologia e tutto era affidato ai sensi e al cuore delle persone. Le parole di Gesù non ci sono arrivate nella precisione formale di un registratore, ma nell'intensa vibrazione che hanno suscitato negli ascoltatori. Gesù aveva degli amici: un Dio con amici cari che lo seguivano. ...continua a leggere "Vangelo in diretta"

Giovanni, sei vissuto pochi attimi e guarda quanto amore hai saputo generare

Si sono svolti ieri i funerali di Giovanni, il neonato buttato dal balcone dalla madre a Settimo Torinese. La sua esistenza non è stata inutile, come ricorda MONICA MONDO

13 GIUGNO 2017 MONICA MONDO

La madre non c’era, ai funerali del piccolo Giovanni. Morto dopo i primi respiri, chissà se ha avuto il tempo di un pianto. Chissà se ha aperto gli occhi, se ha visto sua madre avvolgerlo in un panno e gettarlo giù dalla finestra. Chissà cosa passa nella mente di un neonato che agonizza, in mezzo alla strada, al buio, chissà se si è reso conto del tempo, e quanto tempo è passato, prima che mani pietose lo raccogliessero e cercassero di tenerlo stretto alla vita. Se l’imprinting conta anche per le persone, il piccolo deve aver sentito tanto amore, intorno a sé, dopo il gelo di quello strappo da un ventre che non voleva riconoscerlo, non aveva messo in conto il suo essere.

La madre guardava da quella finestra, mentre i soccorsi increduli e inorriditi accorrevano su quel marciapiede, via residenziale di Settimo, periferia di Torino. Non è nemmeno la storia usata di qualche donna sbandata - un’immigrata, una zingara, avrà pensato la gente - perché la madre, poi sentita e spinta a confessare dalle forze dell’ordine, è italiana, lavora, ha un’altra figlia, e come niente fosse dopo il parto segreto si è preparata per portarla all’asilo. Follia? Forse. O forse il male, che è così banale da insinuarsi nei barlumi di pensiero di una madre, e renderla un’assassina.

Avrà pensato: è mio, l’ho fatto io, ne faccio quel che voglio. Non lo voglio, lo butto via. Purtroppo, è quel he capita in tanti ospedali, prima ancora che i neonati vengano alla luce. E a nessuno viene in mente di parlare di assassinio. Forse la madre di Settimo è una donna disturbata, forse è sola, disperata, forse. Quante donne lo sono, e trovano conforto e sostegno. Possiamo giustificare qualunque atto di morte, se proprio ci impegniamo, senza esserne convinti, senza accantonare l’amaro di una narrazione che ci sembra incompleta e ingiusta, irragionevole. È più semplice credere a un Male così potente da obnubilare la ragione, e renderci belve, incapaci di pietà e cuore, concentrati solo sul nostro prorompente egoismo, che ci fa schiavi. Non lo voglio, lo butto. Poteva pensarci prima, avranno pensato in tanti, l’aborto è legale. Senza riflettere che sarebbe stata la stessa identica cosa.

Ma la morte di Giovanni non è stata vana, e le parole del sacerdote che ha celebrato la Messa funebre per lui suonano così nuove e cariche di speranza, di tenerezza. Giovanni, ha detto a una chiesa piena di popolo, commosso e attonito, il tuo nome è scritto nel cielo. Non importa se non te l’hanno dato i tuoi genitori, ma ti è stato donato da sconosciuti padri e madri che ti hanno trasmesso il loro bene, e affidato al santo protettore di Torino. Giovanni, sei vissuto pochi attimi, e guarda quanto amore hai saputo generare, intorno alla tua esile vita. Guarda, piccolino, dal cielo dove certo vedi la gloria e godi la vita piena, come sei riuscito a far piangere, pensare, muovere gli animi induriti; quante domande ci metti in testa, quanta pena e partecipazione.

Non ci sono parenti, in chiesa, che preghino per te. Non hai parenti, ma tutta la comunione dei santi è con te. Quelli lassù, dovunque sia il lassù da cui ci guardi. E quelli quaggiù, che hanno pregato intorno alla tua bara bianca coperta di fiori, e hanno portato pure i loro bambini, senza aura di contaminarli con la morte. Giovannino, tu mostri a un pezzo di mondo di borgata, e da qui a tanti che leggono la tua storia, che nessuna vita è inutile o sprecata. Tu hai un compito grande, vegliare sula tua sorellina, che nulla ha saputo di te. Non ha accarezzato una pancia accogliente, trepidando per vederti in viso. È rimasta sola, una mamma in carcere, inconsapevole, indifferente, per ora. Si capirà se per pazzia o durezza. Ma tu puoi pregare anche per lei, per questa madre che si è dimenticata di te. Ricordandoci che abbiamo una Madre e un Padre che di noi non si scordano mai.

Se il male è orrendamente banale, e sfonda ogni giorno la nostra serenità, il bene non lo è mai: il bene è stupefacente, si irradia, apre, genera lacrime e sorrisi, e forza. Chissà che quella comunità stordita grazie a te non si stringa intorno a quel bravo parroco, cogliendo nelle sue parole la grazia di una fede che trasforma gli uomini e vince la morte. Grazie di esserci, prega, e perdona

LE STRADE DELLA FEDE

Un popolo di devozioni attraversa la nostra terra, come rigagnoli che si spandono nel sottosuolo, affiorano nei campi e nei prati ed escono a grappoli dalle fessure del terreno. Devozioni alla Madonna e ai Santi, mese di maggio e di giugno, Madonna di Lourdes e di Medjugorje, sant'Antonio di Padova e Sacro Cuore, processioni e Santi Patroni. Scaffali girevoli carichi di libri e libretti invadono le librerie annesse ai santuari, siti internet aggiornano su tutte le devozioni di ciascun mese; novene e tredicine, rosari e coroncine, canti e preghiere percorrono tutte le vie della terra e forse anche quelle del cielo. La globalizzazione della fede fa parlare tutte le lingue e porta in casa tutte le immagini. Suore messicane e indiane, preti africani e polacchi, pellegrinaggi spagnoli e tedeschi, un mescolamento di racconti, miracoli, una fioritura di bollettini e di grazie ricevute e domandate, simili alle piante e alle erbe cresciute spontanee nella vigna di Renzo, si intrecciano e si sovrappongono, in altalena dentro e sopra e sotto il calendario liturgico. ...continua a leggere "le devozioni e la fede"

L'Ascensione
(Mons. Luigi Giussani)
La giornata di oggi è l'inizio del nostro destino di uomini, ciò per cui ognuno di noi, l'umanità è stata fatta. Questo destino di felicità, armonia esuberante di tutto il cosmo per il Primo di noi si è già avverato. Egli è già nella felicità che sarà di tutti con il corpo nella scadenza che Dio fisserà. Il mistero dell'Ascensione segna questo inizio. Gli Apostoli senza capirlo bene, con un'adesione fedele, rimasero pieni di gioia. Con il cuore pieno, nella lontananza, anche noi sappiamo che è gioia. È mistero, ma mistero di gioia. Questo destino, il mistero di oggi, è ciò per cui Egli compì la Sua missione, restò nel silenzio, nel nascondimento di trent'anni, in quella lunga tensione, nella lotta con gente cattiva e ignorante, nella Sua morte. In ogni momento della Sua vita era questo giorno la componente ultima, visse per questo giorno, per porre così la parola fine. Destino Suo e per ognuno di noi, per ogni nostro corpo, per ogni nostra anima, così intero sarà questo mistero di Ascensione.
Ci sconcerta, è quasi un peso, quando la nostra coscienza si lascia così facilmente andare. Ogni volta che ci alziamo la mattina dovrebbe riapparirci questo mistero. Egli ascese al cielo per porre l'inizio al compimento del Suo regno. Per tutti si avveri questo regno. Nel primo svegliarsi - peso, disagio, lavoro da riprendere - ci deve venire in mente il destino di questa fatica, che razionalizzi la sensazione iniziale con cui ci svegliamo. «Mando voi fino agli estremi confini della terra». Andandosene come fenomeno umano, ha lasciato il compito a noi (per questo gli Atti chiamano a uno a uno per nome gli Apostoli), il compito di essere Sua carne, Sua parola, Sua presenza. Esiste con certezza la proclamazione della felicità dell'uomo - «Io sarò con voi fino alla fine dei tempi» -, miracolo di resurrezione, di tempra che si crea all'improvviso. I l corpo mistico di Cristo in noi continua.

E DOPO?

Cosa è accaduto dopo? Dopo i saluti e i discorsi di Gesù riferiti nel Vangelo di Giovanni alla tavola dell'Ultima Cena; dopo che i suoi piedi si sono staccati da terra ed è stato visto elevarsi al cielo e sparire dietro le nubi. Che cosa ê successo agli apostoli dopo che hanno smesso di guardare con il naso all'insù? Gesù non è più una compagnia quotidiana, un amico da guardare, da seguire dovunque vada, al lago o al paese, a Gerusalemme o a Gerico. Dopo che è uscito dal mondo, i seguaci continuano a cercarlo. Dove? Non più tra le pietre della tomba nuova e vuota, né tra le nuvole che si aprono a mostrare il cielo.
Lo vanno a cercare dove l'apostolo racconta la sua vita e riunisce il popolo, dove si compiono i miracoli e le azioni della carità. Lo cercano le persone che lo amano e desiderano, lo invocano e attendono. Percepiscono che la sua presenza si è dilatata, ma non si impone allo stesso modo della sua figura fisica, né è riconoscibile attraverso un'azione programmata. Si potrà salire sull'albero imitando Zaccheo o entrare nella sala del convito con la peccatrice a profumargli i piedi? ...continua a leggere "Verso l’Ascensione del Signore"

PREFERIRE LA REALTA'

di Vincent Nagle, della Fraternità San Carlo Borromeo

Una meditazione per aiutarci ad affrontare le nuove sfide educative che nascono dall’utilizzo degli strumenti tecnologici.

La ragazza di tredici anni mi descrive il viaggio a Roma della sua scuola. “Mi piacevano le notti in albergo” dice. “Perché?”. “Perché ci avevano tolto i telefonini e perciò parlavamo. Era molto bello”. Rimango senza parole: non sono preparato alla totale scomparsa della conversazione nelle abitudini della generazione cui appartiene la ragazzina.
Una mamma mi racconta come, nel tentativo disperato di staccare il figlio dai videogiochi, si fosse seduta vicino a lui e gli avesse chiesto di insegnarle a giocare. Dopo un’ora, il figlio le aveva detto: “Vedi, mamma, devi imparare a fare questi giochi perché, una volta che cominci, non ti senti più sola”. Solo davanti a queste parole, lei aveva capito quanto fosse profondo l’attaccamento affettivo del figlio al mondo virtuale. ...continua a leggere "Tecnologia e realtà"

Dagli Esercizi della Fraternità di                 Comunione e Liberazione

Se tua moglie o un amico ti domandano: “Perché vai a vedere la partita in campo, quando si vede tanto meglio in televisione?”, tu sai bene cosa rispondere. Quello che vedi e vivi in campo, con gli amici, il viaggio di andata e ritorno, i clamori e i colori dagli spalti del campo, è altra cosa. Un avvenimento lo vivi e lo partecipi standoci dentro. Se può valere il paragone, accade lo stesso con l’avvenimento cristiano. Leggi il Vangelo o lo senti raccontare e spiegare: un libro, una lezione, persino un filmato. Poi accade di trovarti dentro una comunità che lo vive. La parola che racconta e chiarisce, risuona dopo una sonata di Mozart o un movimento delle sinfonie di Beethoven, rimbalza nei canti dei neri d’America o di cantautori contemporanei, nelle cantate popolari e nei cori classici. Una voce limpidissima canta: "Al mattino, Signore, al mattino la mia anima è vuota alla fonte…. Uno è l'alveo del mio desiderio, ch'io ti veda, ed è questo il mattino". Un'altra voce canta Mina: "Se tu non fossi qui, povera me, sarei una cosa morta, una candela spenta, una donna inutile". ...continua a leggere "DOVE ACCADE"