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DOLCETTI E PALLONCINI
Tra una chiacchiera e un’altra ci raccontiamo la vita con il mio
amico Mario. Lui mi spiega che il giorno dei santi fa una festa
con tutti i nipotini comprando dei palloncini colorati e scrivendo
su ognuno il nome di un nipotino. Una bella festa allegra tra parenti, piena di molti bambini con i loro genitori. Tra dolcetti e palloncini
colorati i bambini si divertono mentre i genitori e nonni raccontano in
breve le storie del santo di cui portano il nome.
Questo fatto mi ha dato una idea! Il pomeriggio del 31 ottobre ho lavorato. Nel mio negozio sono entrati molti bambini mascherati per la festa di Halloween, accompagnati dai genitori quelli più piccolini, mentre
quelli più grandicelli da soli o insieme a qualche amichetto. Ad ognuno
dei bambini ho consegnato una caramella e assieme a quella anche un
palloncino colorato dicendo di gonfiarlo il giorno dopo scrivendo il proprio nome sul palloncino per festeggiare il giorno dei Santi. Erano tutti
contenti e stupiti dell’aggiunta di questo regalino alla solita caramella.
Un bambino di circa dieci anni si rivolge al suo compagno dicendo:
“Che bello!! In questo negozio la festa è doppia. Ci hanno dato una caramella per Halloween e un palloncino per i santi. Così possiamo fare
festa anche domani!” In quel momento ho sperimentato che il cristianesimo è davvero il centuplo. Cristo non censura nulla e permette di
valorizzare tutto l’umano, ogni festa e ogni occasione che ci è data. Ho
imparato a chiamare per nome ciascun bambino che entrava in negozio, e loro erano contenti di essere guardati uno per uno. Non erano più
volti anonimi mascherati ma volti di bambini a cui Dio aveva pensato
fin dall’eternità e che avevano un proprio nome. Ognuno di quei piccolini ha incrociato per un attimo la mia storia che è diventata più ricca.
Oggi posso pregare per Gioia, Agata, Riccardo, Mattia, Gianmarco e
molti altri. I santi che sono in paradiso e noi che stiamo percorrendo la
strada verso la santità, oggi primo novembre facciamo festa assieme.
Cielo e terra in un’unica festa d’amore con Cristo splendente del volto
del Padre nello Spirito Santo. Da Halloween ai santi in un salto di eternità nell’umanità. Grazie al mio amico Mario e grazie a tutti quei bambini che ho conosciuto anche solo per un istante di vita!
Chioggia, 1/11/2019 Una mamma lavoratrice

Nuova Scintilla, 10.11.2019

UNA CHIESA ALL'APERTO

Non è un passaggio dalla spiaggia alla Chiesa, dalla tenda alle mura. D’estate si vive all’aperto, con i ragazzi in piazza e in cortile, i campiscuola per giovani e ragazzi e le vacanze per famiglie in montagna e i giri dei pellegrinaggi nei luoghi della fede, dell’arte, della natura. Il mondo è grande, ricco di paesaggi e di opere disegnate dai venti e dal mare e trasformate e addomesticate dall’ingegno umano. Si scopre un’umanità variegata, e spesso anche una fede vissuta che produce opere di bellezza e apre nuovi rapporti di amicizia e carità.  Quando i viaggi e le uscite dell’estate si esauriscono e le comunità rientrano nei ranghi delle usuali programmazioni, non è come il rientro delle pecore all’ovile dopo la trasmigrazione estiva. Non ci rinserriamo nel chiuso degli oratori e dei luoghi di preghiera, nelle trattative dei consigli parrocchiali e della preparazione del catechismo.  Respiriamo la regolarità dei consueti appuntamenti per la preghiera e la liturgia e ritroviamo la letizia dell’incontro con le ‘solite facce’.  Ma nella ripresa delle attività consuete e nell’intreccio degli avvenimenti, percepiamo il flusso di un sangue nuovo.                 Lo stimolo dell’estate fa nascere una rinnovata voglia di incontrarsi e di condividere. Càpita di mettere nella rete dei rapporti consolidati le letture fatte, le persone incontrate, le conoscenze acquisite, l’esperienza di fede vissuta e incontrata.   Ecco l’occasione per cui qualche decina di persone si rimette alla ricerca del contenuto del mistero cristiano inerpicandosi fino alla vetta che fa scorgere l’intero panorama di Dio e dell’uomo  Ecco i preti lanciati in un inedito esercizio di programmazione dell’azione pastorale, il cui esito migliore non sta nel progetto prospettato, ma nello stile dello scambio e della condivisione. Ecco una ripresa del cammino cristiano con la domanda cruciale: “Chi è Costui?”. Dopo avere riconosciuto l’identikit di Gesù nelle pagine del Vangelo, ne scopriamo il sussurro nei fatti della vita, e ne sperimentiamo la presenza che risponde alle domande del cuore. Perfino un ateo garantito come Houellebecq, dopo pagine e pagine di ‘Serotomina’ sommerse dall’equivoco e dalla dissipazione, emerge sul filo di una imprevedibile scoperta: “In realtà Dio si occupa di noi, pensa a noi in ogni istante, e a volte ci dà direttive molto precise… E oggi capisco il punto di vista di Cristo, il suo ripetuto irritarsi di fronte all’insensibilità dei cuori: hanno tutti i segni e non ne tengono conto”.  Nel percorso della vita e nella compagnia degli amici, i segni diventano evidenti come i colli sull’orizzonte quando il vento spazza la nebbia. Il cammino al vero è l’esperienza della compagnia

 I VOLTI E GLI SGUARDI

“Ho visto i mosaici di Monreale nella mostra spiegata da Samuele: bellissimi!”, racconta l’amico al gruppetto che incrocia nei giri della Fiera di Rimini. “E noi abbiamo visto quella meraviglia dell’Ospedale degli Innocenti presentato da Mariella Carlotti”, replicano quelli. Due altri hanno partecipato a un incontro sulla funzionalità del cervello, scoprendone le relazioni al suo interno e in rapporto a tutto il corpo umano. Vedremo insieme la mostra sull’incontro tra San Francesco e il sultano.
Il Meeting si dipana per i padiglioni in un intreccio di voci, di immagini e di sguardi. Ogni giorno ne percorri un frammento e l’indomani scopri nel ‘Quotidiano Meeting’ e in altri giornali quante ti sono sfuggite o avevi appena intravvisto: l’esperienza di Rose Busingye che attraverso l’associazione Avsi ha creato in Uganda una scuola modello per la formazione di giovani che formano il nuovo volto dell’Africa; gli incontri tra medici, farmacisti, imprenditori, ricercatori; la presentazione di libri con i rispettivi autori, come Daniele Mencarelli e Marina Corradi, o con gli studiosi di Flannery O’Connor e Elena Bono; le proposte artistiche, con le foto di Tony Vaccaro e le performance di pittori in presa diretta e via di seguito.
“Il tuo nome nacque da ciò che fissavi”: è il titolo del Meeting. Il nome, il volto, il cuore della Veronica, nacque dal volto di Cristo che la donna fissò e asciugò sulla via del Calvario. La realtà dei volti, l’evidenza delle cose, l’accadere dei fatti non sono treni in corsa che ti corrono davanti senza lasciare traccia, ma stendono pennellate di colore e depongono tracce di vita in chi guarda, ascolta, incontra. Al Meeting percorri le vie di un mondo grande, penetri nel senso dell’esistenza di persone che hanno intensamente vissuto, come il giapponese Paolo Nagai vittima della bomba di Nagasaki e protagonista di una rinascita cristiana in Giappone, o la giovane Hetty Hillesum che continua a parlare dalle lettere e dal diario al di là della sua offerta sacrificale nel lager.
Il nostro cuore è il campo descritto dalla parabola del buon grano e della zizzania, presentata in varie tornate dai seminaristi e sacerdoti della Fraternità San Carlo. La semente, buona o cattiva, fa maturare il campo del cuore nel bene o nel male. Che cosa crescerà nel cuore dei bambini che nello ‘spazio ragazzi’ vedono rappresentare il Vangelo da quattro splendide ragazze che impersonano la Veronica, la Samaritana, la Maddalena, Elisabetta? Quale fascino di Cristo comincerà a brillare nella loro mente e a fiorire nel loro desiderio?
Il Meeting è uno scambio di sguardi, di incontri tra persone che vivono e operano, un concentrato di umanità che raccoglie un mondo in costruzione. Nell’incontro con l’altro, con gli altri, nasce il nostro nome e ciascuno ritrova se stesso. Perché la semente gettata nel campo della vita cresca come grano e diventi buon pane per tutti.

È il programma della festa della Madonna dell'Apparizione a Pellestrina, Venezia.
Noto in particolare:

  • domenica 28 luglio:  lo spettacolo              I DUE DI EMMAUS
  • la testimonianza di lunedì 29 luglio          tutti e due  sul piazzale del Santuario ore 21.
  • Martedì 30 luglio pellegrinaggio da Santa Maria del Mare al Santuario: ore 18.30 Messa, ore 19.30 partenza, sosta alla casa di Natalino verso le 21.
  • Orario del vaporetto da Chioggia:
    dalle 16 alle 19 ogni mezz'ora, poi 20 - 20,55 ecc.
    Orari da Pellestrina in serata: 20,30 - 21, 20 - 22,15 - 23,15 ecc.
    CIAO!!

 

Il pretesto è un articolo di giornale che riprende l’ipotesi delle tre donne concentrate in un’unica Maddalena: l’adultera salvata dal linciaggio, la donna che profuma i piedi a Gesù e li asciuga con i suoi capelli, la Maria di Magdala sotto la croce e al sepolcro. L’occasione è un incontro tra amiche, proprio nella festa di Maria Maddalena. Non le convince l’ipotesi di cui sopra: “Tutti scrivono sempre le stesse cose sulla Maddalena. Pare che l'unico problema sia scoprire se la Maria dei tre episodi era sempre lei. Che cosa mi colpisce di più della Maddalena? Non la resurrezione o che Cristo l'abbia liberata dai demoni, ma che è rimasta sotto la croce.” Così dice la prima intervenuta. E prosegue: “Gesù, non credo avrebbe resistito se non avesse avuto sua Madre e quei pochi amici lì sotto. Si sentiva abbandonato anche dal Padre, invece loro fisicamente erano lì sotto e Lui li vedeva. Gesù ha dato la vita avendo davanti quei volti e così ha potuto donare la vita per tutti.” Rèplica un’amica: “Deve essere stato tremendo stare sotto la croce, eppure la Maddalena non poteva staccarsi da Cristo neanche in quel momento in cui poteva benissimo tirarsi fuori come gli apostoli.”

Interviene una terza: “Credo che potesse annunciare la resurrezione solo chi aveva visto morire Cristo con i propri occhi. Certo Gesù poteva dare quel compito a Giovanni, ma una donna ha un cuore diverso. Comunque Giovanni è stato il primo ad arrivare al sepolcro anche se ha aspettato Pietro. Era tutto teso a Cristo anche Giovanni.” Una interlocutrice ricorda di aver letto in un libro scritto da una donna che solo le donne sanno prendersi cura del corpo, perché custodiscono un corpo per nove mesi nel grembo; aggiunge: “Ecco, per questo io credo che Maddalena si sia presa molto cura di Cristo anche nel momento della deposizione e della sepoltura e dopo è andata al sepolcro con gli unguenti. Ma si può avere cura di Cristo, di Dio? Può sembrare assurdo, perché è Dio che si prende cura di noi. Eppure credo che il compito di ogni donna e mamma sia di avere cura di Dio, avere a cuore Dio!”
Si finisce con leggere insieme il brano del Vangelo sulla resurrezione annunciata dalla Maddalena. Con commozione. “Come lei quel giorno, quante volte abbiamo cercato in lacrime il Signore domandando dov'era, e quante volte Lui si è fatto riconoscere. Quante volte credevo di aver perso il mio Signore, che mi avesse abbandonata e invece poi m’ha chiamata per nome. Quante volte ho raccontato agli amici di aver incontrato Cristo e poi l’hanno visto anche loro e l’hanno testimoniato a me. Quante volte ancora potremo dire "Rabbuni! Maestro caro!" come la Maddalena.”

LE STRADE DELLE VACANZE

Mai visto lavorare così tanto i ragazzi come in questa vacanza. Macché estate dispersiva e vuota. Macché ragazzi annoiati davanti alla TV o perduti con i cellulari. Quasi non usano il telefonino, se non per rare chiamate a casa o piuttosto da casa. Sono più i genitori che pretendono di seguire, a volte con dannosa apprensione, il figlioletto o il giovanetto in vacanza o in 'vacanzina'.

Dopo appena un giorno che stai qui, ti sembra d'esserci da un mese. Giochi, camminate col contorno di sorprese sul sentiero interrotto per rovinosi temporali, attività fantasiose, filmati e incontri, e tutto quell'intreccio di rapporti umani che spuntano in una convivenza gomito a gomito. Gli adulti sono abili nell'invenzione e nella conduzione dei giochi e più ancora nel suscitare l'interesse su aspetti fondamentali della vita: il valore di ciascun ragazzo, unico come l'albero esattamente disegnato a colori nel pomeriggio di ‘laboratorio’; l’amicizia sperimentata come strada alla realizzazione di se stessi e alla felicità. Non discorsi proclamati, ma esperienze vissute e raccontate. Gli spunti vengono evocati con le puntate quotidiane del film' Il circo della farfalla'. L'uomo senza braccia e senza gambe, dileggiato come fenomeno da baraccone e avvilito nei riguardi di sé stesso, viene finalmente guardato come persona e comincia a volare come la farfalla che esce dal bruco. I superman dagli spezzoni di film offrono la sigla che suggerisce il nome da dare alle squadre dei giochi, combinati non per creare emulazione ma per suscitare una collaborazione che fa guadagnare punti alla propria squadra. La strada dell'amicizia si percorre nelle lunghe passeggiate, dove si ascolta e si annusa il silenzio del bosco e si misura la tenuta delle gambe, attenti che anche i più deboli e incerti possano toccare la mèta. Alla fine della giornata ci imbattiamo in Gesù che sale in barca con noi e dorme sul cuscino. Si alza e si svela come Colui che salva anche attraverso i dialoghi occasionali lungo la giornata, dove si raccontano le piccole e grandi tempeste che travolgono la vita di qualcuno tra i più grandi e anche tra i più piccoli. Fin dal mattino svegliamo con la preghiera delle Lodi il Signore che dorme: "O Dio vieni a salvarci" ed diventa il motivetto di una sinfonia che assume tutti i colori della giornata

Le vacanze non sono un riposo che snerva e avvilisce, ma un'accelerata nel percorso della vita. La libertà si muove alla ricerca del bello e del vero, e la gratitudine saltella di passo in passo nei percorsi del cuore.

La FOLLA E LE LUCI

La folla che segue Gesù viene registrata dai Vangeli, che ripetono: “Lo seguiva molta folla... Erano circa cinquemila uomini… Si radunavano tante persone da non esserci posto davanti alla porta… Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì sua una barca e insegnava loro…”.  E via di seguito. Nel tempo, la folla non diminuisce, e continua a invadere piazze e strade. Ne rimaniamo sorpresi in certe assemblee liturgiche, nel giro di alcune processioni, nelle parrocchie e nei santuari, nei pellegrinaggi di giorno e di notte dove camminano decine di migliaia di persone, senza contare i raduni in piazza San Pietro e altre piazze attorno al Papa, fino alle percentuali di chi ‘si avvale dell’ora di religione’.

Cos’è questo fenomeno che perdura come un’altalena che non cede, come un’acqua che cala per subito crescere, come una fame che rispunta pur dopo un vorace rimpinzamento? Vengono attraversati i deserti della secolarizzazione, i decadimenti e gli smarrimenti del cuore umano, i disorientamenti e le delusioni dei ministri di culto.  Ci sorprende il racconto della vita dei santi del nostro tempo, particolarmente quei giovani che la morte precoce per incidente o malattia ha messo sotto gli occhi di tutti. Dov’erano dunque? O meglio, dove eravamo noi, quando le nostre energie si esaurivano nella lamentela e nel rimpianto di un mondo perduto? In una scuola, in un gruppo di amici, in una vacanza, in una malattia, nell’accoglienza di un bambino malato, nel servizio in un luogo di missione, la vita fioriva. Spuntavano dal nulla nuovi carismi e movimenti che in un batter di pochi decenni hanno invaso il mondo.

Basta sedere in confessionale per essere raggiunti non solo dai peccati della gente, ma da sorprendenti fenomeni di grazia. Da dove vengono i due sposini arrivati freschi al matrimonio e ora in attesa del figlio, con quell’intensità di fede e la lieta testimonianza in paese e nel lavoro? E la donna tradita e offesa, eppure fedele? E i genitori pazienti nell’accoglienza e misericordia verso figli perduti? S’innalzano preghiere a Dio e alla Madonna nel silenzio di un tormento nascosto. Tanti giovani e adulti che dedicano uno spezzone dell’estate ai più piccoli, chi li ha generati? Le donne che pregano il vespero prima del lavoro nella festa patronale, quanto amano nostro Signore? Quanti ragazzi recuperati dal buio della depressione e della droga, da un nuovo carisma che percorre le strade della notte? Torrenti e rigagnoli e sorgenti e canali irrigano il mondo di un’acqua che viene dalla profondità del tempo e dall’altezza del cuore di Dio. Daremo qualche frammento di attenzione a scoprire le luci che illuminano città e campagne?

Don Angelo

 

 

 

LE BELLE NOTIZIE

Un fatto in controtendenza rispetto al calo di tiratura della maggior parte di giornali e riviste in Italia: un quotidiano è in crescita. Lo nota il presidente della Federazione della stampa nazionale al Festival della Comunicazione in corso a Chioggia. Nei flussi di lamentele, denunce e corruzioni, delitti e scandali, fake news e indagini senza fine, proteste gridate e piazze arrabbiate, in estensione come un mare di plastica, la navicella che viaggia a rovescio imbarca nuovi passeggeri.

Avvenire, il quotidiano citato, non è un fenomeno isolato. Si fanno leggere e apprezzare anche riviste e pubblicazioni che non marciano nell’orrido e nel torbido, non indugiano nella denuncia e nella protesta, ma vanno a scovare il germoglio di vita che spunta in ambiente politico, nell’impresa sanitaria, nel quartiere considerato depravato, nella chiesa indebolita. Quanto più intenso ed esteso è il buio, tanto più si nota anche un piccolo barlume. Ma non si tratta solo di fiammelle. Lo rileva il Presidente della Repubblica in un’intervista tutta da leggere di Andrea Tornielli e Andrea Monda. Il suo incarico gli offre una postazione privilegiata per osservare e incontrare. In giro per l’Italia o nella sede del Quirinale, il Presidente Mattarella si imbatte in un numero senza fine di persone, comunità e gruppi ingegnosi, industriosi, propositivi. Quando viaggia all’estero, riscontra una stima e un’ammirazione per l’Italia, ben superiore a quella che gli italiani stessi sanno manifestare.

Di fatto, basta guardarsi attorno nel piccolo cerchio della vita quotidiana. Passi all’ospedale e vedi la bancherella di beneficenza predisposta da mani e cuori volonterosi, entri in chiesa e vedi alcune persone sistemare i fiori, vai in strada e s’apre il saluto a destra e a sinistra. Ricevi facilmente un passaggio in macchina, un favore estemporaneo, un turno di pazienza; incroci nuove iniziative di lavoro e di carità che superano la crisi.

Un tempo si diceva che la notizia cattiva schiaccia quella buona e fa vendere. Forse iniziamo a stufarci e cambiamo canale, e ci accorgiamo che anche in tv, nei programmi più imprevedibili, spuntano striscioni di fatti positivi. Le buone notizie sono anche belle, come annuncia il titolo del Festival della comunicazione. In questo tempo di Pasqua, siamo richiamati a guardare gli apostoli dopo la risurrezione, a riconoscerci come creature fatte nuove nel Battesimo, a crescere con il pane dell’Eucaristia nella famiglia della Chiesa nella quale abitiamo. Uomini nuovi anche quando nessuno ci conosce o ci riconosce, quando siamo perseguitati, quando semplicemente viviamo, amiamo, incontriamo, preghiamo, mangiamo, riposiamo, lavoriamo, accogliamo. L’iniziativa di Dio ci sorprende come un agguato, e il mondo nuovo dei figli della risurrezione sfida ogni giorno il nostro limite e la miseria che ci circonda.

 

IL ROSARIO DELLA VITA

Sono appena tornati dal Messico, dove il figlio lavora. Sul sagrato della Chiesa raccontano la meraviglia dell’incontro con un popolo fiero e religioso, orgoglioso delle proprie tradizioni e profondamente pio. “Abbiamo visto cattedrali e chiese gremite, le celebrazioni della settimana santa animate e partecipate da tanta gente, compresi i numerosissimi bimbi ben seguiti dai genitori, educati e rispettosi del luogo sacro”. Nella campagna, al tramonto, tra case fatiscenti, quasi ad ogni incrocio, capannelli di gente di tutte le età pregano la Madonna davanti ad altarini pieni di fiori. Anche nei taxi e negli autobus occhieggiano immagini sacre. “Abbiamo partecipato ad una grandiosa celebrazione pasquale nella basilica di Guadalupe: era evidente la fede del popolo. Ma quello che ci ha più stupito è stato un altarino dedicato a Maria in una casa poverissima: fiori freschi - difficilissimi da trovare in un luogo così arido - un cero acceso tutto il giorno e un'immagine grandissima della Vergine. La figlia ci confidava che quella, per sua madre, era la prima occupazione della mattina: offrire alla Madonna la sua famiglia segnata dalla sofferenza.”
La coppia di amici racconta con occhi brillanti e cuore rianimato. Lo sguardo si allarga sulle strade dei nostri paesi e città, dove non s’è ancora spenta l’eco degli antichi rosari.
Altri amici raccontano della processione di Matera con le statue della Madonna e dei santi portati a braccio dalle persone, vecchie e giovani, che hanno avuto quest'anno una grazia particolare.
Il mese di maggio, che inizia a ridosso della Pasqua, ridesta ancora tra le nostre strade crocchi di persone che pregano. E’ una sorpresa che si credeva svanita, e che si riaccende puntualmente, qui sul sagrato della Chiesa, lì davanti al capitello mariano, altrove sulla scalinata del condominio. Rosario significa semplicità di preghiera, percorrendo la strada di Maria che vive gli avvenimenti del Figlio Gesù, ricevendone per sé e per noi pienezza di umanità. E’ una preghiera così semplice, che anche i bambini la sgranano con la prima corona, e gli anziani la accompagnano con pacatezza; i giovani la riscoprono dopo la distrazione dell’adolescenza, e i preti indugiano davanti al miracolo della fede che si rinnova. La teologia parla di ‘sensus fidelium’, come dire il buon senso cristiano dei fedeli. Non è per nulla il ‘quarto stato’, cioè il livello inferiore del popolo di Dio, ma piuttosto la sua punta tenace. Una fede ‘popolare’ non perché crede di meno, ma perché si estende nel popolo e riempie di consolazione e letizia le circostanze della vita, senza artifici e raffinatezze: a somiglianza del pane moltiplicato e del buon vino delle nozze di Cana.