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5 marzo 2022    -     Un Ritiro di Quaresima, Don Angelo Busetto

IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO: UNA VITA NUOVA

Canto. A.Mascagni: Al mattino – Chiara Voli

foto: Battistero Laterano, Roma

Contesto:

+ Inizio della Quaresima. Inizio del cammino verso il Signore. La vita cristiana è sempre un nuovo inizio, come il sorgere del sole ogni giorno. Si inizia dallo sguardo: così iniziano ad apparirci le cose, le persone, il cammino, il senso della vita. Ogni giorno ‘iniziamo’ ad andare verso il Signore che si manifesta a noi. Un cammino non solitario ma accompagnato da tutta la Chiesa, con il suo passato e il suo presente. Teniamo sullo sfondo il Messaggio del Papa. “Non stanchiamoci di fare il bene” e il Messaggio dei vescovi: “Conversione all’ascolto”.

+ La situazione del mondo. La guerra in Ucraina. Il sollievo ‘dopo’ la pandemia…

Introduzione

Abbiamo percorso un ‘buon cammino’ alla ‘scoperta’ o riscoperta dell’organismo sacramentale.

  • Abbiamo ripulito gli occhi per guardare il mondo e tutto l’universo grande e piccolo come ‘segno-sacramento’ che porta l’orma di Dio e induce alla lode e al ringraziamento.
  • Cristo si svela come sacramento primordiale, fontale; sacramento ‘totale’, che nella sua forma umana contiene e rivela, nella vita e nelle opere e parole, la presenza di Dio, e la rende attiva ed efficace per noi e per tutti.
  • La Chiesa, nella sua vita e nella sua globalità, è ‘sacramento di Cristo’: Cristo risorto, nel dono dello Spirito, è presente e attivo, si manifesta e si dona nelle azioni compiute dalla Chiesa, in particolare quelle che specifichiamo come ‘i sette sacramenti’.

Questo accade anche oggi. E’ possibile annunciarlo e viverlo oggi.

Nel dicembre scorso, in un ritiro agli universitari, il sacerdote, Xavier Prades, diceva:“Duemila anni fa, la nuova vita era stare con la sua presenza. Oggi la vita nuova è stare con Lui, quindi con coloro che, afferrati da Lui, segno di Lui, sono testimoni di un altro mondo in questo mondo. L’umanità nuova di Gesù ha trapassato i secoli, ha retto l’urto del tempo, fino a rendersi sperimentabile nelle aule e nei chiostri delle nostre università…” (Tracce gennaio 2022 p 34 e 32).

Fino a scoprire una puntuale coincidenza dei sacramenti con il percorso delle tappe della nostra vita, tappe che segnano la nostra storia personale, quella della nostra famiglia, della nostra parrocchia, del nostro mondo. Nei nostri ambienti, nelle nostre parrocchie, ancora, togliete i sacramenti dalla vita di una persona, di una famiglia, di una parrocchia, che cosa resta? Togliete le celebrazioni sacramentali dalle nostre chiese, dal paesaggio delle nostre città e paesi, che cosa resta?

E’ stato ed è forse ancora un poco il dramma vissuto in questi anni a causa della pandemia: la riduzione delle celebrazioni e della partecipazione della gente alle azioni sacramentali – dai battesimi ai matrimoni – produce una desertificazione della fede… Intanto rimane la silhouette dei campanili, la forma delle chiese e il loro ristoro…

Possiamo notare che tutto il mondo si esprime nei termini di una sorta di liturgia laica, ha bisogno di segni espressivi, partecipati insieme e comunicati ad altri. Sono da ricordare l’insediamento di Mattarella nel secondo giro della sua elezione a capo dello Stato; le coreografie che circondano lo sport, olimpiadi di Tokio e invernali di Pechino; la cosmografia del festival di San Remo. Una visibilità multicolore, fino ad essere ‘aggressiva’, a schiacciare il telespettatore, o volere imporsi…

La ‘forma’ del sacramento è discreta, e noi siamo spesso tentati di sovraccaricarla di altri elementi, fin quasi a nasconderla di fiori e di elementi accessori, impedendole di esprimersi nella sua essenzialità.

I sette sacramenti

+ Anche oggi il passaggio del Signore percorre le vie dell’udito e dello sguardo, attraverso la sensibilità provocata dall’esterno. Ancora ‘quello che abbiamo visto e udito’, che vediamo e udiano! Questa è la via che il Signore percorre attraverso i sacramenti della Chiesa, che visualizzano, ‘materializzano’ la sua presenza e azione sulla linea della incarnazione.

Cristo ci incontra oggi nei sette passaggi fondamentali della nostra vita. Sette, un rapporto ‘compiuto’ al di là della esattezza numerica, visto che due sacramenti, battesimo e cresima, si possono assommare; anche confessione e unzione degli infermi hanno analogie...

Non possiamo ridurci alla sola vita ‘interiore’, al Signore nell’anima, nel cuore, che potrebbe perfino decadere nell’intimismo e nell’interiorismo solitario, se fosse vissuto in alternativa alla vita sacramentale. Gesù ha percorso e ancora percorre le strade del mondo. Il Verbo si fa carne, si immerge nella vita umana, muore e risorge, manda il suo Spirito, vive nel corpo sacramentale della Chiesa e viene a esprimersi nelle azioni sacramentali.

Il Battesimo, nuova vita per il mondo

+ Il Battesimo corrisponde alla nascita. La nascita è l’imprinting che determina il senso ultimo, compiuto della nostra fisionomia. Chi nasce? Un uomo, una donna, proprio con la nascita, fin dalla nascita svela il senso del suo vero essere, ne pone la semente che cresce fino alla piena realizzazione. Quell’uomo lì, quella donna lì e non altri, nonostante tutti i tentativi di cambiamento provocato con i mezzi più invasivi. Per tutti esiste un’unica vocazione e un’unica strada essere e vivere come figlio: tutti siamo figli.

+ Il Battesimo di Gesù al fiume Giordano è il fondamento – cioè l’origine, la sorgente del grande fiume - del Battesimo nella Chiesa. I due momenti del Battesimo di Gesù al Giordano:

-la liberazione del peccato nell’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.

-la dichiarazione di figliolanza e il dono dello Spirito Santo:la voce del Padre, il volo della colomba.

Nel Battesimo al Giordano Gesù prende coscienza piena di sé nella pienezza della sua maturità umana, e ‘decide’ per la missione.

+ E tuttavia Gesù parla di un ‘altro Battesimo’ nel quale Egli dovrà immergersi, quello della Passione-Morte-Risurrezione. Il suo ‘battesimo d’acqua e di spirito’ si esprime e si attua nella sua stessa vita, fino alla passione-morte-risurrezione. La corrente del Giordano continua a scorrere nella sua esistenza e viene a irrigare la nostra esistenza.

+ Segue un altro Battesimo per tutti noi, in Spirito Santo e fuoco, come lo definisce Giovanni Battista. Gesù lo determina in questo modo:

“E Gesù, avvicinatosi, disse loro: ‘Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo’”. Matteo 28,18-19.

+ Abbiamo l’immagine dei Battesimi ai quali abbiamo partecipato:

Bambini appena nati, quel ragazzetto che ha cominciato a partecipare al catechismo senza essere battezzato e chiede il battesimo insistendo con i genitori. I battesimi degli adulti la notte di Pasqua. O i battesimi in missione, nei territori delle nostre missioni. Testimonianze di conversione che giungono alla richiesta del Battesimo.

“PUÒ UN UOMO NASCERE DI NUOVO QUANDO È VECCHIO?”

Dal Cardinal Scola: Orazione di Colletta: «Dio, nell’acqua del Battesimo hai rigenerato coloro che credono in te». La rigenerazione che salva avviene solo nel presente. “l’amata persona di Cristo, presente qui ed ora, sta rigenerando, sta salvando proprio me, proprio te qui ed ora. Sono io, sei tu il rigenerato, «l’uomo nuovo di cui Cristo parlava a Nicodemo, l’uomo che nasce dall’alto: dall’alto, cioè dall’Altro!» «Si tratta realmente di una “concezione” di sé, di una concezione generata dal riconoscimento e dall’accettazione dell’Altro come l’attrattiva che mi costituisce»

Doppio significato della parola concezione: nel Battesimo ogni uomo è concepito di nuovo come figlio nel Figlio; da qui ha origine per lui una nuova concezione di sé. Benedetto XVI: «“Io, ma non più io”: è questa la formula dell’esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo, la formula della novità cristiana chiamata a trasformare il mondo» Verona, 19.10.2006).
Anche dopo tanti anni di cammino cristiano percepiamo l’urto, di queste affermazioni di radice paolina, pur nella nostra distratta abitudine. L’uomo è concepito come cristiano nel Battesimo”.

La Nascita alla fede: il Battistero lateranense

    Il Battistero lateranense, adiacente alla Basilica di San Giovanni in Laterano, conosciuto anche come San Giovanni in Fonte, è il primo Battistero costruito subito dopo la libertà di culto concessa ai cristiani nel 313 d.C. dall’imperatore Costantino. Sorge su un impianto termale di epoca romana (fine II sec. d.C.), facente parte di una delle ville romane che sorgevano in questa zona.Fin dal primo secolo, a Roma, i battesimi si celebravano in prossimità di sorgenti o acque correnti; Tertulliano, avvocato romano del II sec. d.C., convertitosi al cristianesimo, ci informa che Pietro a Roma battezzava nel Tevere (cfr. De baptismo 2,3).

Nell’arco di circa trecento anni, nell’impero romano si erano avute ben dieci persecuzioni cruente contro i cristiani. Proviamo ad immaginare l’esultanza dei cristiani del IV secolo quando, finalmente, poterono professare la fede nel Signore Gesù e battezzare i propri figli senza essere perseguitati. L’imperatore Costantino fece costruire il Battistero a forma circolare, che venne inaugurato in un anno tra il 320 e il 325 d. C. In seguito, Papa Sisto III (432 – 440) cambiò la forma in ottagonale. Nell’architettura romana l’idea del cerchio rappresentava la perfezione: i mausolei avevano forma circolare, come il mausoleo di Adriano - Castel sant’Angelo.

La forma ottagonale rappresenta il giorno della Risurrezione; Gesù Risorto appare agli Apostoli all’ottavo giorno, “il primo dopo il sabato” (Gv 20,19). Con il battesimo si entra nel nuovo tempo, inaugurato dalla Risurrezione di Cristo. L’ottavo giorno è anche il giorno della nuova creazione, dove l’uomo viene introdotto nella vita eterna.

I catecumeni pronunciano la triplice formula di rinuncia alle tentazioni, al peccato e al diavolo. Segue il triplice assenso con la parola: “credo”: il catecumeno esprime la fede in Dio Padre creatore, in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio, nello Spirito Santo, e si affida alla Chiesa.

I catecumeni si voltano ad occidente per la rinuncia a Satana e poi verso oriente per la professione di fede. Ad ovest il sole tramonta, ad est il sole sorge: la vita nuova del figlio di Dio.

Il battesimo avviene per immersione. Rivestiti delle vesti bianche, dopo l’invocazione dello Spirito Santo, ricevono la cresima. I neofiti escono dal Battistero per entrare in basilica e celebrare l’Eucaristia. Il rito del Battesimo avveniva durante la notte di Pasqua.

Papa Sisto III, su ogni lato dell’architrave, iscrive una catechesi in otto versi sul battesimo:

Nasce da questo seme divino un popolo da santificare
che lo Spirito fa nascere da quest’acqua fecondata.
Immergiti, peccatore, nel sacro fiume per essere purificato.
L’acqua restituirà nuovo quello che avrà accolto vecchio.
Non c’è più distanza tra coloro che rinascono,
una sola fonte, un solo Spirito, una sola fede (li) uniscono.
La madre Chiesa partorisce verginalmente in quest’acqua
i figli che concepì per ispirazione di Dio.
Se vuoi essere innocente purificati in questo lavacro
sia che ti opprima la colpa paterna (di Adamo), sia la tua.
Questa fonte è la vita e lava tutto il mondo,
prendendo principio dalle ferite di Cristo.
Sperate nel regno dei cieli voi rinati a questa fonte.
La vita felice non riceve coloro che sono nati una sola volta.
Né qualunque numero o forma dei propri peccati atterrisca:
chi è nato a questo fiume sarà santo”.

La Madre Chiesa

Avendolo ricevuto da bambino, il Battesimo fiorisce in una nuova concezione di vita quando avviene l’incontro personale con Cristo nella Chiesa, riconosciuta come la Madre che ci ha generato. Questo incontro rende persuasiva la grazia del Battesimo e dell’istituzione ecclesiale e ci induce ad acconsentire e a collaborare. E’ bello e utile riconoscere e ricordare il quando e il come di questo incontro personale, per continuare a restarvi fedele.

Questa grazia non viene posseduta come si possiede un oggetto. Non è una cosa, ma un rapporto vivo con Cristo che si rinnova nel cammino insieme con altre persone, nelle occasioni della vita, tra slanci e cadute, nella fedeltà di Dio che sempre ci insegue. «Come può nascere un uomo quando è vecchio?» (Gv 3,4); o «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?» (Gv 6,60). La Chiesa continua ad accompagnarci con la sua vita, la sua azione e parola, le sue testimonianze.

L’uomo di oggi

Giussani: Come può l’uomo di oggi credere e riconoscere Cristo come il Salvatore, cioè rinascere dall’alto, dall’Altro, l’uomo post-moderno, tentato di cercare la salvezza nelle strabilianti scoperte delle tecnoscienze in campo evolutivo, biologico, neuroscientifico?

L’unica condizione, anche nell’attuale frangente storico resta l’incontro con testimoni di una umanità redenta, perciò piena e conveniente, quindi ben radicata nella post-modernità, nel lavoro, nelle condizioni della vita di oggi.

Vivere da uomini redenti non significa essere impeccabili, ma “amare la vita nuova” perché riconosciamo di essere amati da Colui che ci ama per primo. «Deus prior dilexit nos», dice Agostino. Avere coscienza di una novità presente nella vita, e desiderarla con intensità.

L’uomo nuovo si riconosce dall’unità della sua persona: una persona unita in se stessa: non divisa tra dentro e fuori, fra un ambiente e un altro, fra una mansione e un’altra, fra un’età e un’altra: un’unica vocazione, un’unica vita. Non è questione tanto o soltanto di coerenza morale, che è il miracolo che solo Dio può compiere in noi, ma di fedeltà all’ideale, coscienza di appartenere a quell’unico amore. Sono ‘io’ sempre.

L’unità della persona vive di relazioni buone. A partire da quelle primarie col papà e con la mamma, fino ad includere tutte le relazioni in cui l’uomo ri-nasce scoprendo ogni volta, anche dopo la caduta o i naufragi, il disegno buono del Dio fedele.

E’ un cammino garantito dall’autorità della Chiesa e dalla autorevolezza della comunità e delle persone che ci accompagnano. Unità dell’io, unità della Chiesa guidata dal Successore di Pietro e dai successori degli Apostoli. E unità con chi nella compagnia vocazionale, ha ricevuto la responsabilità oggettiva di guida. Un’unità che non teme la correzione…

Descrivendo la vita e la missione di Pietro, dice il Libro degli Atti: «E avvenne che Pietro, mentre andava a far visita a tutti…». In questo «far visita a tutti» sono espressi l’orizzonte e la natura propria della missione della Chiesa e di ciascuno. Il cristianesimo è l’avvenimento di un uomo nuovo che per sua natura diventa un protagonista nuovo sulla scena del mondo.

La novità di vita introdotta nel mondo con il Battesimo: dignità della persona, uguaglianza di dignità tra le persone, riconoscimento tra persone, comunità, popoli, carità, perdono…

L’esperienza del rinascere continuamente: Tarkowski

“Tu lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fa più. E d'un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno - uno sguardo umano - ed è come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice.”

Canto - Anima Christi salva me - Frisina

Testimonianza

Taiwan. Il cammino di Emilia dai primi incontri fino al battesimo.                                        Così lontana, Emilia. Viene da Taiwan e si è laureata in italiano nel giugno 2013 all’Università Cattolica di Fu Jen. Così vicina, Emilia: dal 2010, frequenta la Scuola di Comunità che si tiene presso l’università. Nel 2013, durante la notte di Pasqua, ha ricevuto il Battesimo.

Quando hai incontrato Comunione e Liberazione?
Tre anni prima. Su Facebook avevo visto le foto di alcuni compagni del corso di italiano che erano venuti con voi in Italia, al Meeting. Ho cercato informazioni su Internet e ho trovato il calendario delle attività di Cl. Tra gli appuntamenti, c’era l’incontro settimanale di scuola di comunità. Mi sono presentata. Ero nervosa, non conoscevo nessuno ma tutti mi hanno trattato con simpatia. Da allora, non ho mancato un incontro.

Che cosa ti ha attratto?
L’amicizia. Ho sempre avuto molti amici ma erano rapporti superficiali: si parlava dell’ultimo film uscito, di una borsa nuova, del tale che si era messo con la tale. Una serata allegra, quattro risate, tutto finiva lì. Durante quei nuovi incontri, ho scoperto che potevo essere me stessa, parlare delle esperienze più vere e imparare dagli altri.

Quando hai pensato al battesimo?
Nessuno me lo aveva proposto direttamente ma spesso parlavamo di Dio, di Gesù. Ancora non Lo conoscevo ma, in qualche modo, sapevo che Lui mi stava aspettando. Ricordo bene il giorno in cui mi hai chiesto se volevo venire al corso di catechismo. Ho detto sì. E il sabato pomeriggio, dopo la caritativa nella parrocchia di Tai Shan, dove insegnavo inglese ai bambini, ho iniziato a fare catechismo, con Lele e con te. Tre attività che presto sono diventate un’unica cosa: la caritativa, il luogo in cui imparavo a dare qualcosa di mio, il catechismo, dove ero io a ricevere, la Scuola di Comunità, dove condividevo la vita con gli altri.

Quando hai sentito nominare don Giussani?
A Fu Jen, con quel gruppetto di studenti, leggevamo un suo libro, Il senso religioso. Era una lettura interessante: don Giussani utilizza esempi tratti dalla sua esperienza e ti fa capire cose a cui da solo non potresti arrivare. Poi è stata la volta di Tracce d’esperienza cristianaIl senso della caritativa. Ci sono stati i volantoni di Natale e di Pasqua. Recentemente, mi hanno chiesto di tradurre parti di un video su don Giussani e due testi sulla Fraternità di Cl.

Sono rimasta colpita da una frase che ha detto a Roma il 30 maggio del 1998: «Il protagonista della storia è il mendicante, ovvero il cuore dell’uomo mendicante di Cristo e Cristo mendicante del cuore dell’uomo». Pensavo a Gesù come a un re, un Dio onnipotente, non come a un mendicante. Poi ho capito. Gesù è colui che da sempre mi aspetta. Mentre io Lo cercavo, Lui mi stava aspettando.

Che cosa ti sorprende oggi nell’esperienza di Cl?
Mi ha sempre colpito la bellezza, quella dei canti o delle immagini, la bellezza della nostra amicizia. Da quando vivo questa esperienza, il mondo per me è come una grande casa dove ogni persona che incontro è un fratello, una sorella.

Quando a Taiwan arriva qualcuno di Cl, è come se arrivasse un vecchio amico. Nel 2011 ero in Italia, a Roma. Tu mi avevi detto di andare a trovare le suore alla Magliana. Sono arrivata davanti a casa loro, ho suonato ma non c’era nessuno. Stavo per andare via quando ho visto due ragazze: pensavo fossero studentesse, invece erano novizie. Ho detto loro che ero amica di don Paolo e don Lele, abbiamo chiacchierato a lungo. Poi abbiamo cantato, perché in Cl si canta sempre. Infine, ho insegnato loro una canzone in cinese: quando hanno scritto la traslitterazione, l’emozione mi ha fatto piangere di gioia.

Seconda parte:

Filmato su Romano Guardini: Diocesi di Trento, Zucal. La concezione cristiana della vita.   Youtube, 10 min.

Martedì 4 febbraio 2020 ore 20.45 Contarina per il Vicariato di Loreo

Centrati in Gesù Cristo

Il Volto e il rapporto con il Signore Gesù, nella luce dell’Evangelii Gaudium

A otto mesi dalla sua elezione a Papa avvenuta il‎ 13 marzo 2013,il 24 novembre 2013 festa di Cristo re, Francesco lancia l’ESORTAZIONE APOSTOLICA EVANGELII GAUDIUM ai vescovi ai presbiteri e ai diaconi alle persone consacrate e ai fedeli laici sull'annuncio del vangelo nel mondo attuale. 288 numeri che corrispondono a circa 200 pagine per dichiarare non tanto il ‘programma’ del suo pontificato, quanto piuttosto il suo stile, il suo metodo, la modalità del suo cammino pastorale.                                                                    Che cosa dice? Dice che il Vangelo è gioia: Evangelii Gaudium, la gioia del Vangelo.

  • E’ gioia della vita, quando lo si riceve.
  • E’ gioia del cuore, quando lo si annuncia.

Più che un documento, si tratta quasi di una confessione, di una espressione del suo volto, del suo cuore, delle sue scelte, dei suoi atteggiamenti. E’ come se dicesse a parole quello che egli è e che esprime con i fatti: ecco perché saluto la gente in questo modo, accolgo così, giro il mondo così…

I. La gioia del Vangelo

La gioia del Vangelo sempre una sorpresa, ma non è una cosa nuova. Il Vangelo comincia come annuncio di gioia. Ecco come comincia il cristianesimo:

  • ‘Kaire, rallegrati’, Maria piena di grazia
  • ‘Vi annuncio una grande gioia’: Angeli ai pastori. Pastori e magi gioiscono a vedere il Signore
  • L’incontro di Maria ed Elisabetta e dei due bambini nel grembo materno: ‘Il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E te beata che hai creduto’. ‘L’anima mia glorifica il Signore’.
  • La gioia del vecchio Simeone e della profetessa Anna, alla presentazione al tempio: Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace…

La gioia non è appena un sentimento dell’animo che accade per una sensazione che si prova, quasi senza motivo, quando uno è contento e non sa perché. La gioia è la reazione a un fatto che capita, a un annuncio buono, a una presenza che accade: Un Bambino, un Figlio. La gioia accade, come una sorpresa, davanti a un fatto. E’ la gioia dei genitori e – si direbbe – soprattutto dei nonni e di tante altre persone. “Niente è più grande di questo fatto. Non immaginavo fosse così.”                                                                                            Ricordo l’annuncio della nascita della mia prima nipotina – avevo otto anni: la faccia gioiosa di una cugina che, arrivando di corsa, batteva il vetro della finestra di casa della zia – dove mi avevano confinato – e lei che gridava: “Una bambina!!”.  E prima ancora, all’asilo, qualcuno è venuto a chiamarmi dalla porta della classe dei bambinetti perché mio fratello era tornato dalla prigionia in America. Avrò avuto cinque anni.   Annunci di gioia per uno che nasce, per uno che arriva…

...continua a leggere "EVANGELII GAUDIUM: CRISTO AL CENTRO"

La RISCOPERTA del PADRE

1. Chi sei?
La liturgia quaresimale ci mette davanti agli occhi la domanda che Mosè rivolge a Dio sul monte Oreb: “Chi sei?” Esodo 3,13-15
Mosè disse a Dio: «Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?».  Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi». Dio aggiunse a Mosè: «Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.

“Io sono colui che sono”. In questo nome non c’è filosofia, ma piuttosto storia. In quel nome c’è la storia di un’alleanza. Io Sono significa: Io Sono qui, Io ci sono e ci sarò, Io Sono Presente. Sono Fuoco che brucia e non divora, sono Luce che rivela e non acceca.
“Io sono colui che sono” Il Dio dei padri, che manda Mosè a salvare il popolo.
Io sono la pienezza dell’essere. Chi è – che cos’è questo Dio che trabocca di vita, e la effonde, come un vino spumeggiante, come un fiume che irrora di canali e ruscelli la campagna del mondo. Che vita ha questo Dio, come fa ad essere quello che noi vediamo? Perché lo chiamiamo Padre?
Noi vediamo la primavera che sboccia, vediamo la luna piena come non l’abbiamo vista mai. Noi vediamo il volto e il sorriso di un bambino che cresce. Vediamo la vita che si agita dentro di noi. Noi vediamo l’opera dell’uomo nella genialità dell’arte e delle imprese ingegneristiche o nelle profondità del laboratorio.

2. Io sono: Com’è questo Io sono? Dio, come è fatto??
Esprimendoci con il realismo e l’approssimazione del linguaggio umano, possiamo dire che l’essere di Dio ‘si espande’ in una triplice personalità: Padre – Figlio – Spirito Santo. Le parole umane sono inadeguate, ma contengono comunque la verità, come un catino contiene la qualità dell’acqua dell’immenso oceano.
“In un libro di catechesi tedesco si legge questo racconto. Un insegnante pone a una bambina la domanda: “Il Padre celeste è Dio. Gesù Cristo è Dio, lo Spirito Santo è Dio. Come vanno insieme queste cose?” La bambina pensa un momento e poi risponde: “Dio sarà il nome della famiglia”. La classe ride, ma l’insegnante resta pensierosa…”(T.Spidlik, Noi nella Trinità, Ed Lipa p11)
Anche noi rimaniamo pensierosi. Dio è una realtà viva, un fiume che scorre, un sole che promana luce e calore, un albero che produce frutto. Dio è una ‘famiglia’ di persone. Buttiamoci a tuffo nel gran mare di Dio:
“Il Padre genera dall’eternità il Figlio, cioè gli comunica liberamente la sua natura divina. Dato che questa è indivisibile, Egli dà se stesso integralmente, senza riserve. D’altra parte, il Figlio accetta questa natura divina dal Padre liberamente e senza riserve.” (Spidlik p 55)
La persona – divina e anche umana - nasce dalla relazione con un’altra persona. Ogni figlio può dire alla madre e al padre: “Tu sei, quindi io sono. Senza di te non esisto, non posso esistere”. “Io sono tu che mi fai”: ripeteva con una frase folgorante don Giussani. Non solo mi hai fatto, mi stai facendo ora. Il Figlio eterno può dire al Padre: “Io sono tu che mi generi”
Il Padre conosce il Figlio, il Figlio conosce il Padre; la figura si riflette nello specchio che ha di fronte; conoscenza, logos, verbo, parola.
Ma la conoscenza non si limita a conoscere. Per entrare nel mistero di una persona, occorre che si svolga un processo di reciproca fiducia e di amore. Conosci una persona quando le vuoi bene. Allora ‘entri’ nell’altro. La conoscenza reciproca avviene tra l’amante e l’amata, tra padre-madre e figlio, tra l’amico e l’amico. La comunicazione, la conoscenza vera avviene in ambito affettivo, accade nel reciproco amore. In Dio, la perfetta conoscenza esiste nel perfetto amore. La conoscenza è più di una conoscenza: è una relazione, è un legame, è una comunicazione. La conoscenza puramente intellettuale è un ‘sapere le cose’ e non costituisce un vero rapporto personale. La conoscenza in senso biblico è addirittura il rapporto intimo tra uomo e donna.
“Colui che contempla e ammira, colui che costituisce il mutuo amore del Padre e del Figlio è lo Spirito Santo. Contemplando, egli costituisce se stesso come terza persona divina, egli diventa ciò che vede, personifica l’amore mutuo tra le persone divine. Lo Spirito è Spirito d’amore” (Spidlik p 55)
Ecco la Trinità, Padre che è l’inizio, il Figlio che è lo specchio, lo Spirito che è il legame amoroso. Questa realtà divina corrisponde alla realtà umana, perchè anche noi siamo fatti così: l’acqua contenuta nel piccolo bicchiere è la stessa del grande oceano. Anche noi siamo fatti dalla relazione, siamo relazione.
Un inno dei Primi Vespri della solennità della Santissima Trinità delle monache trappiste di Vitorchiano esprime con intensità lo svolgimento della vita divina:
“O Trinità infinita
cantiamo la tua gloria in questo vespro,
perché nel Cristo tu ci hai resi figli
e i nostri cuori sono tua dimora.
Eterno senza tempo,
sorgente della vita che non muore,
a te la creazione fa ritorno
nell’incessante flusso dell’Amore.
Noi ti cantiamo, o Immenso,
in questo breve sabato del tempo
che annuncia il grande giorno senza sera
in cui vedremo te, vivente luce.
A te la nostra lode,
o Trinità dolcissima e beata
che sempre sgorghi e sempre rifluisci
nel quieto mare del tuo stesso Amore. Amen.” ...continua a leggere "Meditazione di Quaresima 2019"

“Vale la pena di accogliere ogni vita perché ogni uomo vale il sangue di Cristo stesso”

Non uccidere. Brano biblico: Dal Libro della Sapienza, 11, 24- 26

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
La catechesi di oggi è dedicata alla Quinta Parola: non uccidere. Il quinto comandamento: non uccidere. Siamo già nella seconda parte del Decalogo, quella che riguarda i rapporti con il prossimo; e questo comandamento, con la sua formulazione concisa e categorica, si erge come una muraglia a difesa del valore basilare nei rapporti umani. E qual è il valore basilare nei rapporti umani?: Il valore della vita.[1] Per questo, non uccidere.

Si potrebbe dire che tutto il male operato nel mondo si riassume in questo:                il disprezzo per la vita. La vita è aggredita dalle guerre, dalle organizzazioni che sfruttano l’uomo – leggiamo sui giornali o vediamo nei telegiornali tante cose –, dalle speculazioni sul creato e dalla cultura dello scarto, e da tutti i sistemi che sottomettono l’esistenza umana a calcoli di opportunità, mentre un numero scandaloso di persone vive in uno stato indegno dell’uomo. Questo è disprezzare la vita, cioè, in qualche modo, uccidere.

Un approccio contraddittorio consente anche la soppressione della vita umana nel grembo materno in nome della salvaguardia di altri diritti. Ma come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare? Io vi domando: è giusto “fare fuori” una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Non si può, non è giusto “fare fuori” un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema. È come affittare un sicario per risolvere un problema.

Da dove viene tutto ciò? La violenza e il rifiuto della vita da dove nascono in fondo? Dalla paura. L’accoglienza dell’altro, infatti, è una sfida all’individualismo. Pensiamo, ad esempio, a quando si scopre che una vita nascente è portatrice di disabilità, anche grave. I genitori, in questi casi drammatici, hanno bisogno di vera vicinanza, di vera solidarietà, per affrontare la realtà superando le comprensibili paure. Invece spesso ricevono frettolosi consigli di interrompere la gravidanza, cioè è un modo di dire: “interrompere la gravidanza” significa “fare fuori uno”, direttamente.

Un bimbo malato è come ogni bisognoso della terra, come un anziano che necessita di assistenza, come tanti poveri che stentano a tirare avanti: colui, colei che si presenta come un problema, in realtà è un dono di Dio che può tirarmi fuori dall’egocentrismo e farmi crescere nell’amore. La vita vulnerabile ci indica la via di uscita, la via per salvarci da un’esistenza ripiegata su sé stessa e scoprire la gioia dell’amore. E qui vorrei fermarmi per ringraziare, ringraziare tanti volontari, ringraziare il forte volontariato italiano che è il più forte che io abbia conosciuto. Grazie. E che cosa conduce l’uomo a rifiutare la vita? Sono gli idoli di questo mondo: il denaro – meglio togliere di mezzo questo, perché costerà –, il potere, il successo. Questi sono parametri errati per valutare la vita. L’unica misura autentica della vita qual è? È l’amore, l’amore con cui Dio la ama! L’amore con cui Dio ama la vita: questa è la misura. L’amore con cui Dio ama ogni vita umana.

Infatti, qual è il senso positivo della Parola «Non uccidere»? Che Dio è «amante della vita», come abbiamo ascoltato poco fa dalla Lettura biblica. Il segreto della vita ci è svelato da come l’ha trattata il Figlio di Dio che si è fatto uomo fino ad assumere, sulla croce, il rifiuto, la debolezza, la povertà e il dolore (cfr Gv 13,1). In ogni bambino malato, in ogni anziano debole, in ogni migrante disperato, in ogni vita fragile e minacciata, Cristo ci sta cercando (cfr Mt 25,34-46), sta cercando il nostro cuore, per dischiuderci la gioia dell’amore.

Vale la pena di accogliere ogni vita perché ogni uomo vale il sangue di Cristo stesso (cfr 1 Pt 1,18-19). Non si può disprezzare ciò che Dio ha tanto amato! Dobbiamo dire agli uomini e alle donne del mondo: non disprezzate la vita! La vita altrui, ma anche la propria, perché anche per essa vale il comando: «Non uccidere». A tanti giovani va detto: non disprezzare la tua esistenza! Smetti di rifiutare l’opera di Dio! Tu sei un’opera di Dio! Non sottovalutarti, non disprezzarti con le dipendenze che ti rovineranno e ti porteranno alla morte! Nessuno misuri la vita secondo gli inganni di questo mondo, ma ognuno accolga sé stesso e gli altri in nome del Padre che ci ha creati. Lui è «amante della vita»: è bello questo, “Dio è amante della vita”. E noi tutti gli siamo così cari, che ha inviato il suo Figlio per noi. «Dio infatti – dice il Vangelo – ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).
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[1] Cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, 5: AAS 80 (1988), 76-77: «La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente».

INCONTRO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
CON LA DELEGAZIONE DEL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI

Sala Clementina  Sabato, 16 giugno 2018

Discorso del Santo Padre a braccio

Buongiorno a tutti,

io pensavo che sarebbe stato un discorso di benvenuto… Ma sentendo parlare Gianluigi ho visto che lì c’era fuoco, c’era mistica. È una cosa grande: da tempo non sentivo parlare della famiglia con tanta passione. E ci vuole coraggio per farlo oggi! Ci vuole coraggio. E per questo, grazie! Io ho preparato un discorso, ma dopo il calore con il quale ha parlato lui, questo lo trovo freddo. Lo consegno, perché lui dopo lo distribuisca, e poi lo pubblicherò.

Mentre lui parlava, mi venivano alla mente e al cuore tante cose, tante cose sulla famiglia, cose che non si dicono, non si dicono normalmente, o, se si dicono, si dicono in modo bene educato, come fosse una scuola sulla famiglia... Lui ha parlato col cuore, e tutti voi volete parlare così. Prenderò qualcosa che lui ha detto, e anch’io vorrei parlare col cuore, e dire a braccio quello che mi è venuto nel cuore quando lui parlava.

Lui ha usato un’espressione: “guardarsi negli occhi”. L’uomo e la donna, il marito e la sposa, si guardano negli occhi. Racconto un aneddoto. A me piace salutare nelle udienze le coppie che fanno il cinquantesimo, il venticinquesimo…; anche quando vengono a Messa a Santa Marta. Una volta, c’era una coppia che faceva il sessantesimo. Ma erano giovani, perché si erano sposati a diciotto anni, come a quei tempi. A quei tempi si sposavano giovani. Oggi, perché si sposi un figlio…, povere mamme! Ma la ricetta è chiara: non stirare più le camicie, e così si sposerà presto, o no? Mi trovo davanti questa coppia, e mi guardavano... Ho detto: “Sessant’anni! Ma ancora avete lo stesso amore?”. E loro, che mi guardavano, si sono guardati fra loro, poi sono tornati a guardarmi, e io ho visto che avevano gli occhi bagnati. E tutti e due mi hanno detto: “Siamo innamorati”. Non lo dimentico mai. “Dopo sessant’anni siamo innamorati”. Il calore della famiglia che cresce, l’amore che non è un amore di romanzo. È un vero amore. Essere innamorati tutta la vita, con tanti problemi che ci sono… Ma essere innamorati. ...continua a leggere "Papa Francesco e la famiglia — Udite, udite…."

Omelia di papa Francesco nella Messa di canonizzazione dei pastorelli Jacinta e Francisco Marto Testo completo

•13 maggio 2017•Redazione•Papa Francesco
Canonizzazione, Fatima, 13 maggio 2017

 

«Apparve nel cielo […] una donna vestita di sole»: attesta il veggente di Patmos nell’Apocalisse (12,1), osservando anche che ella era in procinto di dare alla luce un figlio. Poi, nel Vangelo, abbiamo sentito Gesù dire al discepolo: «Ecco tua madre» (Gv 19,26-27). Abbiamo una Madre! Una “Signora tanto bella”, commentavano tra di loro i veggenti di Fatima sulla strada di casa, in quel benedetto giorno 13 maggio di cento anni fa. E, alla sera, Giacinta non riuscì a trattenersi e svelò il segreto alla mamma: “Oggi ho visto la Madonna”. Essi avevano visto la Madre del cielo. Nella scia che seguivano i loro occhi, si sono protesi gli occhi di molti, ma… questi non l’hanno vista. La Vergine Madre non è venuta qui perché noi la vedessimo: per questo avremo tutta l’eternità, beninteso se andremo in Cielo. ...continua a leggere "“Carissimi pellegrini, abbiamo una Madre!”"

2° - Credo in solo Dio: Padre, Figlio, Spirito Santo
Giovedì 17 novembre 2016

1. Un Dio vivo e personale

Domenica 32.a anno liturgico, 6 novembre, Vangelo di Luca 27,38. Mosè a proposito del roveto, dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Il Dio che si manifesta nell’A.T. è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe: un Dio personale che chiama per nome le persone e si coinvolge con loro. Dio è distinto da tutte le altre realtà e potenze esistenti.
Il politeismo identifica Dio con le potenze della terra.                                                     Dio invece è uno ed unico, distinto dal mondo e superiore ad esso (trascendenza), eppure presente e attivo nel creato e nella storia degli uomini (immanenza).
La formula cristiana Credo in un solo Dio, deriva dalla forma ebraica dell'atto di fede: “Shemà Israel. Ascolta Israele: Jahwè, il tuo Dio, è unico".

2. Il nome di Dio

In Esodo 3,14, Dio rivela il suo nome a Mosè: "Io sono colui che sono": JAHVE'.
Il tetragramma (in ebraico יהוה) è un caso tipico di differenza fra pronuncia e forma scritta. La sua pronuncia è concessa solo al Sommo sacerdote. È formato da quattro consonanti e perciò la sua corretta pronuncia non è evidente. La maggior parte delle confessioni cristiane lo legge come "Jahvè". I Testimoni di Geova e altri leggono: "Geova". Nella Bibbia degli Ebrei, la sua pronuncia viene sostituita con altri nomi, specialmente "il Nome" e Adonai (l'Eterno). In Alessandria d’Egitto due secoli e mezzo prima di Cristo i Settanta traducono: Dio è colui che è. Dio si presenta con un nome: non è più solo l'Essere trascendente e incomunicabile, ma è immanente alla storia e cammina con noi. Mosè dice: "Io sono mi ha mandato a voi": un Dio per gli uomini, un Dio che soccorre e libera,
fa vivere e accompagna il suo popolo.

3. Credo in Dio Padre, Figlio, Spirito Santo - La fede nella Trinità nasce nella storia di Gesù

Un giorno appare al mondo una cosa nuova: un uomo viene riconosciuto come Figlio di Dio fin ‘da principio’. Gesù si presenta non solo come inviato da Dio o suo intermediario, ma come Figlio che intrattiene con Dio un rapporto unico: viene a noi dal Padre; nella sua vita terrena realizza la volontà e le opere del Padre, per riconsegnare tutto a Lui (Giov 1,1-3).
Il Figlio Gesù manifesta una pretesa inaudita: si dichiara più grande del tempio, di Abramo, di Mosè, di Giona e di Salomone. Usa lo stesso potere che Dio ha nel perdonare i peccati; domina le forze della natura e compie i miracoli; chiama a una sequela assoluta. Si rivolge continuamente al Padre negli avvenimenti della vita. La parola Padre viene pronunciata da Gesù non meno di centosettanta volte. Gesù si rivolge a Dio in un modo diverso da come fanno gli uomini. Egli chiama Dio Padre con la parola Abba, registrata in Mc 14,36 e in Gal 4,6 e Rom 8,15.
I nemici di Gesù hanno ben capito le sue parole e i suoi atteggiamenti quando affermano: “Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio” (Gv 10,31-33).
Gesù si attribuisce perfino il nome stesso con il quale Dio si è dichiarato nell’Antico Testamento:
“Io sono”(Gv 8,28,42,58). Egli è il Primogenito e l’Unigenito, Colui nel quale il Padre ha fatto ogni cosa.
Anche con la sua umanità viene presa dentro questa figliolanza: è l’umanità del Figlio di Dio! Lo si vede in modo completo in Gesù risorto, che poi sale alla destra del Padre e viene riconosciuto come Dio e Signore.

Attraverso la vita e la personalità di Gesù, intravvediamo che in Dio vi sono un 'Io' e un 'Tu', in dialogo e comunione piena e totale: il Padre e il Figlio.   Nella storia umana di Gesù riscontriamo inoltre che il dialogo tra Padre e Figlio include un terzo personaggio.
Il Padre infatti ha donato al Figlio il suo Spirito, e il Figlio ha agito nella potenza dello Spirito che il Padre gli ha dato. “Vi manderò un ‘altro’ Paraclito che vi condurrà alla verità tutta intera”(Giov 14,15-18).
Nei Vangeli e negli altri libri del Nuovo Testamento, l’unico Dio si presenta con un triplice nome e volto, senza che venga rotta l'unità che lo costituisce: le tre 'forme' con le quali si esprime dicono la pienezza e varietà di vita presente in uno stesso Essere. Gesù si manifesta come una persona distinta dal Padre eppure profondamente unita a Lui, fino a dire ‘Io e il Padre siamo una sola cosa’ (Gv 10,30).

Ecco quindi il nome intero di Dio rivelato e mostrato da Gesù nei vangeli: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio (Padre) la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi”(1 Cor 13,13).
PADRE, FIGLIO, SPIRITO SANTO: UN SOLO DIO IN TRE PERSONE: TRINITA' ...continua a leggere "IL “CREDO”"

CHI E’ DIO?

Chi è Dio? Qual è il suo nome?
Con queste domande abbiamo iniziato giovedì 17 novembre 2016 l’incontro di Catechismo per adulti.
E’ un Dio vivo, un Dio che è persona, un Dio che si rivela e parla con noi. Non è un Dio che si nasconde, ma un Dio che fa il percorso degli uomini. “Dio non è dei morti, ma dei viventi: perché tutti vivono per lui” Vangelo di Luca 27,38.
Abramo ne sente la voce, ma non sa ancora che a parlargli è Dio. È nell’Esodo 3,14 che Dio appare, e rivela il suo nome a Mosè “Io sono colui che sono”: Jahvè.
Ma il nome di Dio allora non si poteva pronunciare, e nella Bibbia degli Ebrei la sua pronuncia viene sostituita con altri nomi. Per questo motivo noi oggi non sappiamo come gli Ebrei pronunciassero il Suo nome. Dio quindi non è un Dio del tempio, ma un Dio che ci segue, che cammina con noi, che si interessa a noi.

2000 anni fa un Uomo venne sulla Terra, non come semplice messaggero di Dio. Egli disse: “IO SONO”, attribuendo a sé il nome con il quale Dio si era presentato a Mosè. Egli è il Primogenito e l’Unigenito. I suoi nemici gli dicevano: “Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio”. L’uomo Gesù viene riconosciuto come Figlio di Dio fin “da principio”, da prima ancora del ‘principio’ della creazione del mondo: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”.
Gesù si rivolge a Dio chiamandolo Padre – Abbà. Non lo chiama mai con il nome impiegato nell’Antico Testamento. Fino a dire : “Io e il Padre siamo una cosa sola.”
Allora qual è il nome di Dio? Il nome compiuto di Dio è: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Un solo Dio in tre persone. La Santissima Trinità!

Giusy