Vai al contenuto

Vangelo secondo Matteo 9,14-17

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

LO SPOSO PRESENTE

Si può far digiuno a un pranzo di nozze? Quando Gesù è con noi, è tutta una festa. Egli è lo sposo, l'amico, la gioia, la pace. Accade che la sua presenza sia velata dal Mistero e venga nascosta dalla sofferenza e dalla fatica. Non perdiamo tuttavia la memoria di averlo visto e seguito e continuiamo a vederlo con i segni della passione anche nelle avversità, attraverso le quali si logora la nostra vecchia fede e ne nasce una nuova, più stabile e matura.

 

Vangelo secondo Matteo 9,9-13

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

LA PREFERENZA DI GESU’

I suoi discepoli, Gesù li va a pescare su tutti i mari. Li scova anche tra gli intrighi del tavolo delle imposte. Matteo, il pubblicano, riceve le tasse per conto degli occupanti romani e, come tutti, ne trae un personale ulteriore vantaggio. La voce di Gesù che lo chiama e la sua risposta si corrispondono immediatamente. Gesù si muove con libertà; non domanda alcuna precondizione alla chiamata. Certamente Gesù, oltre che per i piccoli e i poveri, ha una particolare preferenza per i peccatori.

Vangelo secondo Matteo, 9,1-8

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”?  Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

UN UOMO SALVATO

Nel racconto rapido e semplificato di Matteo, che toglie tutti i particolari descrittivi dell’episodio del paralitico calato dal tetto, arriviamo subito alla conclusione. In una sola battuta Gesù guarisce anima e corpo del paralitico e dichiara la propria identità divina. E’ lui il salvatore, che guarisce corpo e anima. Gesù salva l’uomo intero, con un’azione che comincia dal cuore dell’uomo, dalla liberazione dal male profondo, principio di ogni alienazione e di ogni decadimento.

Vangelo secondo Giovanni 20,24-29

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

UNA FEDE IN COMUNIONE

Grazie a Tommaso, non ci vergogniamo dei nostri dubbi e delle nostre domande; non possiamo limitarci a credere ‘per sentito dire’. Come Tommaso vogliamo toccare con mano, verificando con la nostra personale esperienza. E allora, perché Gesù ‘rimprovera’ Tommaso? Normalmente, veniamo provocati alla fede dall’annuncio dei testimoni che già hanno visto e udito. La fiducia nei testimoni apre la strada alla nostra personale verifica ed esperienza. In questo modo, la fede personale accresce la comunione con quanti credono prima di noi e con noi.

Vangelo di Matteo 8,23-27

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

CHI E’ COSTUI?

Quando ci si avventura in mare aperto insieme con Gesù, non si è garantiti dalle tempeste. Ci sono momenti in cui si sperimenta che non basta alcuna abilità di nocchiere. Allora ci si accorge in modo diretto e intenso che solo il Capitano della barca è la nostra salvezza. Egli trattiene le onde e dirige i venti, perché si volgano a nostro vantaggio. La fede dei discepoli viene provocata a un nuovo riconoscimento: Chi è costui che ci conduce nella traversata della vita fino al porto sicuro?

Vangelo di Matteo 8,18-22

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

UNA MISURA D’INFINITO

Gesù affascina con il suo messaggio e la presenza. Nasce il desiderio di seguirlo, come accade allo scriba, che avrà notato la differenza di Gesù rispetto ai suoi maestri. Gesù non si concede facilmente. Non basta l’entusiasmo del momento, occorre una decisione per la vita. Gesù si propone per una scelta intera, che prende tutto il cuore, e risponde all’esigenza più profonda della persona. Per un di meno non si può vivere. Gesù corrisponde alla misura del nostro desiderio di infinito.

Vangelo secondo Luca 9,51-62

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

SEGUIRE GESU’

Un infuso di devozioni, una pennellata di fede, un fremito di preghiera: è questo il modo di seguire Gesù? Un drappello di seguaci che va per la sua strada senza guardare in faccia nessuno e minacciando sventure per chi non li accoglie? Una sequela generosa ma piena di condizionamenti, attraversata da sotterfugi, minata da riserve?
Gesù vuole che ci consegniamo a un unico amore; domanda che lo seguiamo con una decisione intera, senza cedere a ripensamenti e rimpianti.
Quanti cristiani, uomini e donne, abbiamo visto vivere così! Monaci e sacerdoti, padri e madri, giovani e ragazze, suore e missionari, si sono consegnati a Gesù e vivono la propria condizione verginale o coniugale, di lavoro o di malattia, attratti da un unico amore e dediti ad unica missione, nelle circostanze variabili della vita, di prosperità e di persecuzione, di salute e di malattia, di libertà e di persecuzione. In essi risplende il volto del Signore che salva il mondo.

Vangelo secondo Matteo 16,13-19

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

FONDATA SULLA FEDE

La Chiesa non è un’istituzione formale, guidata da addetti e funzionari. La Chiesa nasce dallo sguardo di fede di chi riconosce Gesù, e dalla chiamata alla responsabilità e alla missione che Gesù compie nei riguardi dei suoi. Pietro gode di una luce particolare che lo rende chiaro e determinato nell’affermare l’identità del Figlio di Dio. Insieme con Paolo, chiamato e illuminato in un tempo successivo, costituisce il fondamento della fede e della comunione della Chiesa che Gesù ha voluto per la salvezza degli uomini.

Vangelo secondo Luca 15,3-7

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

UN CUORE CHE AMA

Dio ama con un amore infinito che si esprime nel Cuore umano del Figlio Gesù. Non un amore generico e generale, ma specifico e personale, come il pastore che conosce le sue pecore per nome e va in cerca della centesima che si era perduta. Un cuore che ama, vibra, si appassiona e si commuove. Lo vediamo nel vangelo, rispetto a ciascuna persona che Gesù incontra, la samaritana e Zaccheo, bambini e malati, peccatori e persecutori. Lasciamoci abbracciare e commuovere dall’amore del Cuore di Gesù.