Vai al contenuto

Vangelo secondo Marco 16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

UNA BELLA NOTIZIA

Marco, seguace di Paolo e poi ‘segretario’ di Pietro, risponde a suo modo all’invito di Gesù a ‘proclamare il Vangelo ad ogni creatura’. Primo fra tutti, Marco raccoglie in modo sistematico il racconto della vita di Gesù annunciato Pietro. Il suo Vangelo è costituito soprattutto da fatti, da quello che càpita attorno a Gesù e da quello che Gesù fa. Il Vangelo – ‘buon annuncio’ – è Gesù stesso, con la sua vita, le sue azioni, le sue parole. Una bella e grande notizia.

 

Vangelo secondo Giovanni 12,44-50

In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

GESU’, TRA FEDE E OPPOSIZIONE

Il rapporto di Gesù con colui che lo ha mandato nel mondo, Dio Padre, è decisivo; dice la sua origine divina e la sua identità filiale. Inoltre determina il valore della sua missione: Gesù dona quello che riceve dal Padre, comunica la sua parola e realizza per noi la sua salvezza. Gesù reagisce di fronte ad alcuni Giudei increduli, mentre alcuni capi già credono in lui ma non lo dichiaravano pubblicamente. Cosa potrà dunque accadergli?

 

Vangelo secondo Giovanni 10,22-30

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

RICONOSCERE GESU’

Le parole esprimono e le opere danno testimonianza: Gesù è il Cristo, il Messia atteso. Chi può riconoscerlo? Le sue pecore, cioè le persone che aprono mente e cuore ad accogliere la sua presenza per quello che Lui è e non per quello che esse pretendono. In questo modo, anche nel portico di Salomone, nel tempio, lì dove i primi cristiani continueranno a trovarsi dopo la risurrezione del Signore, echeggia la presenza nuova Dio, che il tempio non può contenere.

Vangelo secondo Giovanni 10,1-10

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

PERCHE’ ABBIAMO LA VITA

Quanti estranei, quanti ‘ladri e briganti’ lasciamo entrare nel recinto della nostra vita? C’è un livello di distrazione, superficialità, curiosità che ci apre ai quattro venti e finisce con il produrci disorientamento e delusione. Dovremo dunque porre dei limiti alla nostra conoscenza delle cose e delle persone? La fedeltà al nostro Maestro e Pastore ci farà percepire che cosa scegliere e che cosa seguire, certi che Gesù è venuto perché abbiamo la vita, e l’abbiamo in abbondanza.

 

 

Vangelo secondo Giovanni 10.11-18

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

SALVATI COME PECORE, AMATI COME FIGLI

Il tempo di Pasqua ci accompagna a riconoscere Gesù risorto e presente, Pastore che sostiene e guida la sua Chiesa. E’ bello sapere che ci conosce per nome e ci ama uno ad uno. E’ bello sapere che ha anche ‘altre pecore’. E’ bello sapere che ci vuole non dispersi e isolati, ma uniti nella Chiesa, nella comunità e nell’amicizia cristiana: “Vi ho chiamati amici”. Guardiamo con questi occhi e amiamo con questo cuore i nostri pastori, i nostri fratelli e sorelle cristiani, e tutti coloro che incontriamo nella vita.

Vangelo secondo Giovanni 6,60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

DA CHI ANDREMO?

Le Parole di Gesù sul pane della vita sorprendono e scandalizzano la gente. Come credere che il suo corpo diventi cibo e il suo sangue bevanda? Come credere che Lui, il Figlio dell’uomo possa ‘salire là dov’era prima’. E dov’era ‘prima’?  Tuttavia nessuno dei Dodici si allontana da Gesù. Perché? Pietro riconosce che le parole di Gesù aprono il panorama della vita su un altro confine, verso una vita che non muore: chi le pronuncia viene da Dio. Da chi andremo, dunque?

Vangelo secondo Giovanni 6,52-59

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

LA SUA CARNE E IL SUO SANGUE

Mangiare la sua carne e il suo sangue: sono parole impossibili. Come potrebbero attuarsi, se non per la potenza del Dio creatore, che con lo Spirito Santo domina ogni realtà esistente? Gesù porterà a realizzazione queste parole nell’ultima Cena. Inoltre, come potrà accadere che mangiando la Sua carne si vivrà in eterno? Ancora è in gioco la potenza di Dio creatore; sono in gioco l’amore del Padre, il sacrificio e la risurrezione del Figlio, la potenza dello Spirito Santo.

Vangelo secondo Giovanni 6,44-51

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: ‘E tutti saranno istruiti da Dio’. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

IL PADRE CI ATTIRA

Dio Padre ci attira donandoci un desideroso di pienezza di vita e di felicità infinita. Ci attira e ci istruisce attraverso il Figlio Gesù, Profeta e Maestro. Ci accompagna attraverso la Chiesa. Ci nutre e ci sostiene attraverso il Pane che è Gesù. Partecipando a questo pane, riceviamo una semente di vita che germoglia per l’eternità. La nostra vita è generata da un grande Amore, cammina dentro una grande Compagnia, è attesa da un grande Abbraccio.

Vangelo secondo Giovanni 6,35-40

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

FEDE E FIDUCIA

Il Padre che ci ha creati non ci vuole perdere, e ci consegna a Gesù. A sua volta Gesù vuole il nostro bene e compie la volontà del Padre. E noi, che cosa desideriamo se non entrare in questo vortice di amore? Cosa dovremo fare? Accendere ogni giorno il desiderio di Lui, domandare di riconoscerlo dentro le circostanze della vita – tutte! Credere in Lui, cioè vivere con fiducia, abbandonandoci come un bambino nelle braccia della madre.