In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».
LA VERA GIOIA
La gioia della missione ben compiuta fa esultare i discepoli che tornano da Gesù. Mentre li accoglie, Gesù raddrizza il loro sguardo: non dovranno gloriarsi della potenza che viene loro concessa, quanto piuttosto del fatto che i loro nomi sono scritti nel cuore di Dio. A loro – come a noi – conviene rimanere piccoli, e quindi ben disposti ad accogliere il dono di Dio, che è il suo stesso Figlio, Gesù davanti a noi: lo vediamo e lo ascoltiamo.
In quel tempo, Gesù disse:
«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
GRATITUDINE
Guardando la nostra vita, ci accade di rimanere impressionati nel constatare quanto è stata ampia e intensa la visita di Gesù in casa nostra. Senza perdere tempo a rammaricarci per il fatto che non ce ne siamo accorti subito, dobbiamo invece lasciare libero corso alla gratitudine a Dio e alla condivisione con i fratelli. La visita del Signore Gesù e i doni che ci ha fatto sono per tutti, e possiamo comunicarli già con la gioia che si disegna sul nostro volto.
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
COME SEGUIRE
Lo slancio di chi decide di seguire Gesù è cosa bellissima, ma deve rapportarsi alla misura della sua persona. Gesù è sempre accogliente verso chi lo guarda e lo riconosce, ma lancia il suo interlocutore sempre oltre, abolendo ogni parzialità e ogni condizionamento. Egli sa bene che non solo una catena ma anche un sottile filo di nylon può impedire all’uccello di spiccare il volo. Alla vigilia della festa di San Francesco ricordiamo il suo spogliamento totale, per seguire Gesù.
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
LA CUSTODIA DEGLI ANGELI
Il Signore Dio accompagna i suoi figli con la solidarietà degli Angeli. Gli Angeli guardano la faccia del Padre che è nei cieli, e il volto e il cuore di ogni uomo che desidera essere felice e percorre le strade del mondo per giungere a vedere Dio. La solidarietà fra gli esseri creati ci sospinge ad affidarci al nostro Angelo Custode e ad affidare ogni fratello al suo Angelo. A nostra volta, siamo sollecitati a proseguire l’opera dell’Angelo guardando e custodendo i nostri fratelli.
Oggi alla Messa della Comunità ho lasciato la Parrocchia della Cattedrale e ho partecipato all'ingresso del nuovo Parroco.
Ecco il testo e il parlato dell'Omelia e qualche foto.
Domenica 26.a - 30 settembre 2018 – Omelia in occasione del congedo dalla Comunità della Cattedrale+ È straordinario e commovente il modo in cui il Signore ci accompagna mentre viviamo. Oggi egli ci raduna nella compagnia dei discepoli che lo seguono in questa comunità parrocchiale. E vedono spuntare all'orizzonte un altro annunciatore e forse vorrebbero rivendicare solo a se stessi il compito e la missione. Gesù allarga il nostro cuore. La missione è più grande, si allarga a nuove dimensioni, cammina nel tempo e oggi nella comunità della Cattedrale di Chioggia acquista il volto del nuovo parroco. Un nuovo dono nella trafila dei pastori di questa Chiesa.
+ Ma lo sguardo è più ampio. Lo spirito concesso a Mosè non è una sua esclusiva ma viene effuso sui 70. Nella Pentecoste accade di più: lo Spirito scende sui 120 e viene annunciato che i nostri figli e le nostre figlie diventeranno profeti. Stiamo partecipando all'azione di Dio che rinnova la vita ed edifica la sua presenza nel mondo. Il popolo di Dio e i suoi profeti, il popolo di Dio e la sua guida. Siamo qui amati, scelti, pronti a proseguire e a ricominciare.
Ma che cosa fa di noi il suo popolo, che cosa fa di noi la Chiesa di Dio nel mondo? Che cosa ci costituisce discepoli del Signore?
+ Forse la fedeltà a una tradizione che ci viene tramandata, ricca di valore e di valori, illuminata da presenze significative di preti, suore, laici? Questa tradizione ha ancora la forza di muoverci, di farci vivere? La fedeltà a quello che abbiamo ricevuto da altri e che magari noi stessi abbiamo vissuto in passato, regge di fronte al logoramento del mondo e all’urto delle circostanze della vita?
+ Forse basta una decisione di bontà, di buona volontà, basta un insieme di valori, di buoni pensieri e buoni propositi, ideali, prospettive di rinnovamento, un nuovo progetto e nuovi programmi pastorali, iniziative originali e coinvolgenti, atti di bontà e carità, tutto questo potrà giungere a muovere il cuore, a convincerci ad essere cristiani e a compiere la missione cristiana? Basta tutto questo a provocarci a convincerci, a cambiare una vita? Quello che accade con il cristianesimo è un fenomeno assolutamente nuovo, è un fatto imprevedibile che appartiene a una nuova e radicale iniziativa di Dio.
+ Era buona, docile, fedele alle regole del suo popolo la ragazza di Nazaret di nome Maria. Ma l'annuncio dell'Angelo fa accadere in lei e per lei una cosa imprevista, impossibile all'uomo. Offre una vicinanza, una presenza inaudita di Dio, che prende le sue viscere di giovane donna, la sua carne e il suo sangue. Esalta la vita fino alla glorificazione della persona nell’Assunzione al Paradiso.
+ Cosa accade nei due che pendono dalle labbra di Giovanni Battista e si muovono seguendo il suo annuncio "Ecco l'Agnello"? Giovanni e Andrea seguono l’uomo nuovo Gesù e gli chiedono dove abita e stanno con lui tutto quel giorno e tutti i giorni della loro vita.
Quello che accade alla Samaritana al pozzo, a Zaccheo sull'albero, alla donna che arriva ai suoi piedi a spargere il profumo. Una scossa, un turbamento, un cambiamento, una rivoluzione nella vita, un amore, un attaccamento, uno slancio che prende tutta la persona, corpo e anima, cuore e ragione, tempo ed eternità.
Così è accaduto a noi. Una cosa imprevedibile, un avvenimento non preventivato, un fatto che ci ha presi dentro un rapporto, dentro un amore, dentro una compagnia di amici che lo seguono, arrabattandosi con i propri limiti, ma da lui conquistati. Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna, tu solo sei il contenuto, lo scopo, l'origine, l'amore della vita.
Per questo – per te, con te o Signore Gesù - possiamo perdere una mano o un piede, un occhio o un mucchio di denaro, possiamo perdere il tempo della vita, gli onori e il successo, per guadagnare te. Guadagnando te ritroviamo la nostra anima, conquistiamo la nostra felicità, acquistiamo la vita.
È quello che ci è accaduto, che mi è accaduto e continua ad accadere, in questi 78 anni di vita, in questi 54 anni di vita sacerdotale, 51 di vita in parrocchia. Questi ultimi 8 anni hanno costituito una ricchezza, come l'oro purificato nel fuoco e ricondotto al suo pieno valore. Attraverso la corrispondenza e la non corrispondenza, attraverso le occasioni grandiose e quelle quotidiane che questa immensa e splendida cattedrale ha offerto, attraverso la compagnia e la solitudine, la parola e il silenzio, le case e le calli e il Corso, i parrocchiani e i cittadini, i collaboratori e i turisti, i vicini e i lontani, gli amici e gli estranei, i bambini ricchi di semplicità e di affetto, gli anziani fedeli, gli adulti e le famiglie, attraverso la compagnia e il servizio di persone esperte e semplici, attraverso la solidarietà di altri sacerdoti e il sostegno del Vescovo, attraverso le Suore che hanno manifestato l'amore a Cristo accogliendo i semplici e i poveri e servendo la liturgia della Chiesa, attraverso le occasioni clamorose e quelle semplici, Cristo si è imposto nella mia vita, mi ha attratto come il discepolo che Egli amava, mi ha stretto al suo petto.
A me, a noi, è accaduto, sta accadendo come allo staretz Giovanni nel racconto dell'Anticristo del grande scrittore e filosofo russo Soloviev. Un giovane uomo di trentatré anni diventa il grande benefattore dell'umanità, il suo pacificatore, sostituendo finalmente il maestro crocifisso di Nazaret. Ora egli vuole riunire intorno a sè tutte le religioni e vuole unificare i cristiani divisi. In un grande concilio a Gerusalemme promette ai cattolici che restituirà loro il potere temporale e tutti i privilegi, ai protestanti promette l'università della parola e del libro della Bibbia, agli ortodossi un grande museo che raccolga tutte le loro tradizioni. Molti acclamano e si concedono al nuovo potere universale, al nuovo ordine mondiale. Allora simile a un cero candido si alzò in piedi lo starets Giovanni e rispose con dolcezza: «Grande sovrano! Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità".
Gesù e tutto quello che deriva da lui, la vita e la chiesa: questo è l’amore e il compito del cristiano, di me, di don Danilo, di noi, di tutti.
GRAZIE A CHI OGGI MI ACCOMPAGNA CON UN PREGHIERA.....
Vangelo secondo Marco 9,38-43.45.47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
UN VANGELO TAGLIENTE
Un Vangelo tagliente. E’ il caso di dirlo: un Vangelo che induce a tagliare la mano che ti scandalizza, il piede, l’occhio. Mano, piede, occhio sono i nostri ‘strumenti’ di relazione e di contatto con la realtà di cose e persone. Ed è nei rapporti con persone e cose che la nostra personalità si apre o si chiude, cresce o si mortifica. Nel profondo di ogni azione e di ogni sentimento, c’è un cuore, il nostro cuore aperto o chiuso, disponibile o angoloso. Un cuore capace di accogliere e riconoscere, valorizzare e sostenere anche chi è diverso da noi e realizza il bene in maniera diversa. O forse non realizza il bene, ma è semplicemente un povero, una persona bisognosa, un bambino che ha sete, e che noi possiamo aiutare sporgendolo alla fontana o donandogli un bicchiere d’acqua. Alla fin fine, il Vangelo va a concretizzarsi nei gesti semplici e quotidiani. Il nostro stesso bene, il nostro destino, si gioca nella ‘banalità del bene’ che ogni giorno il Vangelo ci spinge a compiere.
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
MERAVIGLIA DEGLI ANGELI
L’opera del Creatore è senza confini. Dio crea miliardi di galassie e miliardi di miliardi di stelle. Crea miliardi di esseri animati e di uomini. Scopriamo ogni giorno di più la vastità dell’opera della creazione, nella sua misura grandiosa e infinitesimale. Possiamo meravigliarci della creazione degli Angeli e del loro servizio per la gloria di Dio e la cura degli uomini? Di alcuni Angeli la Bibbia racconta la personalità e il compito. Tutto si tiene e tutto collabora alla storia della salvezza.
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
LA STRADA DI GESU’
Gesù si trova in un luogo solitario a pregare, nota l'evangelista Luca. Nel rapporto con il Padre, Egli prende coscienza della sua identità filiale e della sua missione. Le folle che lo rincorrono, cosa pensano di lui? Hanno risposte parziali. E gli apostoli che stando con lui lo vedono vivere, cosa dicono? La risposta di Pietro è centrata, ma non coglie quella dimensione dell'identità di Gesù che verrà determinata dalla vicenda pasquale. Per capire Gesù occorre accompagnarlo nella sua strada di morte e risurrezione.
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
ALLA RICERCA DI GESU’
Gesù è un mistero insondabile. Non solo per Erode e la sua furbizia che indaga con maligna curiosità. Per ogni discepolo Gesù è ‘di più’, è l’infinito che si trasfonde nel finito, è Dio che ‘si restringe’ nell’umano. Ogni giorno lo desideriamo e cerchiamo ‘di vederlo’, scrutando i segni della sua presenza nella storia e riconoscendolo nelle circostanze. Egli ci abbraccia e ci accompagna nella chiesa e nei suoi sacramenti.
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
LIBERI NELL’ANNUNCIO
Gesù non perde tempo. Non attende il compimento della sua missione, né la fine del ‘corso di addestramento’ dei discepoli. Per essi basta quello che hanno visto e udito: le parole, le azioni, l’atteggiamento di Gesù e nello stesso tempo il Mistero della sua persona che di giorno in giorno si svela ai loro occhi e dentro il loro cuore. Non dovranno quindi portarsi dietro particolari ‘strumenti’, nè elaborare particolari strategie. Il Regno di Dio ha bisogno soltanto di persone ‘colpite e convinte’.
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