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La Parola di Dio accompagna la vita. Gesù ci invita a stare con lui nella sua barca. Stasera in Cattedrale - Chioggia - ore 21

Vangelo secondo Luca 5,33-39

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

GLI AMICI DELLO SPOSO

Non solo dichiara leciti tutti i cibi, ma considera gli amici degli invitati a nozze: così ci tratta Gesù. Sa che verranno tempi difficili, percossi dalla croce e dalla persecuzione, e attraversati dall'incertezza e dalla confusione. Accade come quando una donna - la sposa - per generare una nuova creatura patisce i dolori del parto. Il Signore che ci ha creati per la vita, porta a compimento il disegno della nostra felicità chiamandoci a percorrere la via della croce fino alla risurrezione.

Vangelo secondo Luca 5,1-11

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

PRENDI IL LARGO

Cosa è accaduto nel cuore di Simon Pietro in questa avventura con Gesù? La delusione per la pesca senza risultato, la fiducia in Gesù, la straordinaria pescata, la sorpresa, la nuova chiamata… Da non reggere!! Di fronte a un fatto di questa portata, a Pietro non rimane che abbandonarsi a quell’Uomo nuovo e seguirlo. Una nuova barca, un nuovo mare, un nuovo viaggio, una nuova pesca. Con una fiducia e una sequela che lanciano la vita!

Dal Vangelo secondo Luca 4,38-44

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagòghe della Giudea.

DALLA CASA ALLA STRADA

I santi imitano Gesù. Gesù solleva la suocera di Pietro; al mattino si reca in luogo deserto a pregare. Egli continua a guarire a Cafarnao e nelle altre città del mondo, attraverso l’opera di chi lo ama e assiste i fratelli bisognosi in casa e in strada, fino ai confini del mondo. I santi amano Gesù, lo pregano nell’Eucaristia e ne ritrovano il volto e le membra doloranti nelle persone. Così ha fatto Madre Teresa di Calcutta, e così fanno tante persone che continuano la sua opera.

Vangelo secondo Luca 4,31-37

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

LA LOTTA DI GESU’

Dalla sinagoga di Nazaret a quella di Cafarnao. Gesù, che frequenta la sinagoga al sabato come ogni fedele israelita, svolge la sua missione. Questa volta incontra l’ammirazione degli ascoltatori, ma insieme scatena l’opposizione di satana. La missione di annuncio e realizzazione del Regno si scontra con il dominatore del mondo: Gesù gli invade il territorio e lo sbaraglia dal cuore degli uomini. Il Salvatore entra nel mondo e prosegue la sua opera, fino alla croce e alla risurrezione. Fino alla fine del mondo.

Vangelo secondo Luca 4,16-30

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

ANNUNCIO DI SALVEZZA

Nei giorni feriali ritorniamo ad essere accompagnati dal Vangelo di Luca. Troviamo Gesù nel suo inizio nella sinagoga del suo paese dove annuncia la sua identità e missione. In lui si compie la promessa del profeta per la liberazione del popolo. Davanti ai suoi paesani, questa appare una pretesa inaudita. Lo scandalo che continua a ripetersi nel tempo è questo: la salvezza viene da un uomo. Occorrono povertà di spirito e vigilanza per riconoscere in Gesù il Figlio di Dio e seguirlo.

Vangelo secondo Marco 7,1-8.14-15.21-23

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

UNA RELIGIONE DI VITA

La concretezza e la vivacità del Vangelo di Marco - che ritorna dopo l'intenso percorso con il Vangelo di Giovanni nel mese di agosto - quasi ci sconcerta. Gesù scavalca le formalità religiose e va dritto al cuore dell'uomo e alla sua esperienza di vita. Non ci si salva con le pratiche esteriori; le mani pulite non garantiscono un cuore puro; non esistono cose materiali in se stesse cattive. Solo dal cuore dell'uomo nascono propositi perversi e azioni malvagie, che danneggiano la persona e corrompono il mondo.
La presa di posizione di Gesù sovverte l'ordine religioso come normalmente viene raffigurato e introduce una concezione di religione come vita e come moralità.
La religione cristiana, cioè il rapporto con Dio attraverso Gesù, conduce a cambiare il rapporto con la realtà, trasformando il cuore dell'uomo e le sue azioni. Gesù è venuto nel mondo non per impiantare una nuova struttura religiosa, ma per rendere il cuore capace di bene e risanare il mondo. Occorre dunque lasciarsi incontrare dalla grazia della sua misericordia per essere liberati dal male e venire sospinti al bene.

Vangelo di Matteo 25,1-13

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

ATTESA DELLO SPOSO

Che cosa è necessario per accogliere uno sposo o una sposa? La pazienza della vigilanza. Già lo sappiamo, lo sposo e in specie la sposa sono sempre in ritardo; hanno tempi che non corrispondono a una normale misura e il loro arrivo è sempre una sorpresa. Non possiamo perdere l'occasione di incontrarli solo perché ci stanchiamo di attendere o perché abbiamo un'altra cosa da fare. Procuriamoci una larga riserva dell'olio della pazienza. Arriva lo sposo Gesù e ci convoca alla sua festa.

Vangelo di Matteo,24,42-51

Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti.

PER UNA VITA CHE VALE

Non siamo i padroni della nostra casa, non siamo i padroni della nostra vita. Non possiamo maneggiare il bene e il male a nostro piacimento. Siamo di fronte al Padre che ci ha donato la casa, la vita, le persone, e tutto il bene che già c’è al mondo e che noi possiamo contribuire ad accrescere. Da qui nasce un senso di responsabilità bella e fiera, come di colui al quale viene affidato un grande compito per una grande missione. Una vita intensa e utile.

Vangelo di Marco 6,17-29

In quel tempo Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

IL SACRIFICIO DEL MARTIRE

La natività del Battista è piena di promesse, mentre il suo martirio racconta violenza, crudeltà, falsità e tradimento. Diventa così testimonianza di fedeltà, verità, integrità. Il martirio del Battista apre a Gesù la strada per intensificare la sua missione e predisporsi al suo stesso sacrificio. Nel Battista e in Gesù, il martirio, pur non ricercato né voluto, diventa offerta al Padre, come espiazione per il peccato che stringe il cuore degli uomini e produce il male del mondo.