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Vangelo secondo Matteo 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

SALE E LUCE

La vita non ha abbastanza sapore per essere gustata  né abbastanza chiarore da poter essere guardata. Gesù, che nel Vangelo si definisce luce del mondo, domanda che un riflesso della luce con la quale Egli ci illumina, venga comunicato al mondo. L'equivoco, l'ignoranza, la pigrizia, il pregiudizio, impediscono di vedere la realtà della vita e di assaporarne la bellezza e il valore. Ripartire da Gesù, attraverso chi l'annuncia e lo testimonia, risveglia cuore e mente, e dona energia al cammino.

Vangelo secondo Matteo 10,7-13

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

LA NOVITA’ CRISTIANA

Come avranno letto il Vangelo coloro che per primi lo vivevano? Barnaba è un cristiano convertito dal giudaismo, divenuto discepolo e collaboratore di Paolo nell’opera missionaria. Eccolo girare di città in città, ricco dell'avvenimento nel quale è stato coinvolto, l'incontro con Cristo. La novità cristiana entra nel tessuto del mondo antico e ne sconvolge i rapporti attraverso la pratica della gratuita, della carità, della fraternità, nella fede di Gesù Figlio di Dio. Il mondo comincia a cambiare per una sorgente nuova di vita.

Vangelo secondo Marco 3,20-35

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

DALL’OPPOSIZIONE ALLA FAMILIARITA’

Contro Gesù. Comprendiamo che a Gesù si oppongano gli scribi sapienti venuti da Gerusalemme con una ‘commissione di inchiesta’, per la verità piuttosto ingenua. Gesù, accusato di scacciare satana per mezzo di satana, ha buon gioco a difendersi in contropiede, rintuzzando l’obiezione. Più strana è l’opposizione dei familiari, incapaci a riconoscere e accettare la novità di Gesù maestro e taumaturgo, essi che per anni lo hanno visto esercitare il mestiere del falegname. In questo turbinio di contrasti, Gesù si sgancia con un colpo di genio che provoca un rimbalzo improvviso e decisivo: la sua famiglia è un’altra, ha una diversa misura e una diversa estensione. L’abbraccio di Gesù coinvolge tra i suoi familiari coloro che compiono la volontà del Padre suo e lo seguono. Dal porto di questo riconoscimento del Cuore di Gesù, salpano verso un orizzonte senza confini le barche, le barchette, i barconi della grande flotta della Chiesa.

Vangelo secondo Luca 2,41-51

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.

INCONTRO DI CUORI

La festa del Cuore Immacolato di Maria è riverbero della festa del Sacro Cuore di Gesù. Nella storia reale è avvenuto l’inverso: dal Cuore di Maria è nato il Cuore di Cristo. L’amore Maria e di Gesù non è solo sentimento. E’ una reale volontà di bene per noi, e ci sospinge e sostiene ad occuparci delle cose della vita come cose del Padre nostro. Custodiamo nel nostro cuore, come una semente che cresce, l’amore di Dio che ci viene donato dal Cuore di Gesù e Maria.

Vangelo secondo Giovanni 19,31-37

Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

ACQUA E SANGUE

Lo sguardo acuto del discepolo che Gesù amava, riporta una testimonianza piena di realismo e ricca di simbolismo. Il liquido acquoso e sanguigno sgorgato per il colpo di lancia dal fianco di Gesù morto in croce – secondo i Padri della Chiesa e tanti fedeli – rappresentano l’acqua del Battesimo che fa nascere i cristiani e il sangue dell’Eucaristia che ci risana. Tutta l’opera Signore e il suo sacrificio si concentrano nel suo Cuore trafitto, dal quale sgorgano i due fiumi che dànno vita al mondo.

Vangelo di Marco 12,28-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

DISCEPOLI DEL MAESTRO

Lo scriba approva Gesù, il Maestro! Gesù intravvede la posizione buona di quell’uomo. Conoscere è importante, per avere chiari i comandamenti come strada di moralità, che conduce alla realizzazione della persona e alla corretta impostazione della società. Gesù, mentre dice allo scriba che non è lontano dal regno di Dio, gli prospetta un nuovo passo. Quale? Non ci salvano la conoscenza e la sapienza, ma la sequela. I discepoli del Gesù, non solo ne imparano e conoscono la dottrina, ma lo seguono come Maestro.

Vangelo secondo Marco 12,18-27

In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

UN COLPO D’ALA

Quale speranza di vita abbiamo? Vorremmo non finissero i beni terreni: la salute, la giovinezza, la carriera, la capacità di fare, la fama. Soprattutto vorremmo non finisse l’amore che riceviamo e quello che doniamo. Con un colpo d’ala, Gesù innalza il nostro desiderio e ci fa intravvedere un cielo più grande, una felicità più bella, un amore infinito. Vivendo secondo questa prospettiva possiamo gustare le realtà terrene – come il matrimonio e la verginità - secondo la promessa che già contengono.

Vangelo secondo Marco 12,13-17

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

QUALE TRIBUTO?

Sono tanti i tributi che paghiamo a Cesare, non solo in termini finanziari. C’è anche il tributo che rischiamo di pagare alla mentalità comune, alle convenzioni sociali, al mantenimento del buon nome e via di seguito. La lealtà verso lo Stato non dovrà trasformarsi in connivenza con leggi ingiuste, né piegarsi a sostenere culture e pratiche immorali. Non possiamo togliere a Dio quello che è di Dio. Persone e cose appartengono a Lui: occorre guardarle con il suo sguardo e il suo cuore.

 

Dal Vangelo secondo Marco 12,1-12

In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]:
«Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?».
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.

LA VIGNA QUOTIDIANA

Oggi Gesù ci affida una vigna: sono le ore della giornata, le occasione che accadono, gli incontri che facciamo. La vigna quotidiana è una possibilità aperta, un luogo di impegno offerto al nostro desiderio di bene e di felicità per noi e per gli altri. Quando la nostra libertà si mette in gioco per diventare risposta a Colui che ci ama e ci consegna i mattoni della giornata, allora può sorgere un tratto di nuova costruzione, utile e bella.