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Gesù l’unico vero Maestro – diceva il Vangelo domenica scorsa. Cosa ci dirà la prossima domenica? Scopriamolo insieme stasera ore 21 in Cattedrale a Chioggia

Vangelo secondo Luca 16,1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».

UN PO' DI SCALTREZZA

Gesù fa di tutto per stimolarci a prendere iniziativa usando un po’ di inventiva e di scaltrezza. Porta persino l'esempio dell'amministratore infedele, non per invitarci a imitarne gli imbrogli, ma per provocarci a essere prudenti come serpenti, oltre che semplici come colombe. Dio non vuole fare a meno di noi nella costruzione del suo Regno, ma ci domanda di utilizzare intelligenza e cuore, grandi o piccoli, istruiti o incolti. Ciascuno con un compito, tutti lanciati nell'unica missione.

 Vangelo secondo Giovanni 2,13-22

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

UNA CHIESA, UNA COMUNITA’

 

Ciascun cristiano ha una chiesa di riferimento, non solo come luogo in cui prega con altri cristiani, ma anche come punto di riferimento e comunità di appartenenza. Si crede e si vive non in modo solitario, ma nel legame di una fraternità e nel vincolo di una tradizione. Neppure la singola chiesa o comunità vive solitaria, ma dentro la comunione della Chiesa cattolica. La Basilica del Laterano a Roma è la cattedrale del Papa, riconosciuta come ‘Chiesa Madre di tutte le chiese della Città e del mondo’.

Vangelo secondo Luca 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

LA PREFERENZA

Rinunciamo alla casa, ai soldi, ai vestiti, e diventiamo tutti come San Francesco? La vita insegna in che cosa consista la vera rinuncia per un cristiano, che sia genitore, lavoratore, o magari prete. La ‘rinuncia’ coincide con una ‘preferenza’, come dice Gesù in questo Vangelo: amare Lui più di ogni altra persona cara. Così si impara ad amare con verità e senza possesso il padre, la madre, i figli, gli amici, i parrocchiani e tutti gli altri. E si riprende a vivere con gioia.

 

Vangelo secondo Luca 14,15-24

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

ALTRI INVITI

Continuano gli inviti. Gesù apre. Non si ferma al primo cerchio, non si blocca ai primi rifiuti, che anzi gli diventano motivo per allargare gli inviti. E’ un bel criterio per quanti sono impegnati nell’azione pastorale, e anche per tutti coloro che svolgono un compito nella società. La delusione è in agguato dietro ad ogni rifiuto. Gesù insegna a non tirare i remi in barca, ma ad aprire l’orizzonte. La Chiesa in uscita allarga la sua navigazione a tutte le periferie.

Vangelo secondo Luca 14,12-14

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

INVITI A PRANZO

L’esperienza di chi mette in pratica il suggerimento di Gesù, dice che i poveri, invitati a tavola, non sono più solo persone bisognose; diventano uomini e donne, e li puoi riconoscere come amici. Cambia il loro atteggiamento nei tuoi riguardi, e cambi tu nel guardarli e trattarli. Per favorire questo, è opportuno che tu non sia solo, ma che tu condivida l’accoglienza con persone amiche. Si allarga la cerchia della comunità e il clima di fraternità si tocca con mano.

Il MAESTRO oggi ci parla nella liturgia della Messa.

Vangelo secondo Matteo 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

IN CERCA del PADRE

Il Vangelo ci provoca a non farci chiamare padre o maestro. Eppure, di padri e maestri abbiamo bisogno. Non possiamo costruirci da soli le strade per le quali camminare, né da soli indovinare la direzione da prendere. La maturità non consiste in uno spoglio individualismo. La maturità è relazione e figliolanza, è amicizia e compagnia. Dove trovare dunque un padre e un maestro, una guida e un sostegno? Lo troviamo in chi a sua volta riconosce un padre e segue un maestro. Percorrendo questa trafila, arriviamo all’unico vero Maestro, autore e protagonista del Vangelo: Gesù guardava e seguiva il Padre che sta nei cieli. La libertà si realizza nell’appartenenza e nella sequela. E’ una grazia sperimentare l’affetto, l’aiuto, la guida, la dolce autorità del padre e del maestro. San Paolo scrivendo agli abitanti di Tessalonica, dice di essersi comportato come ‘una madre che ha cura dei suoi figli’. Il top è guardare e seguire chi guarda e segue Cristo.

Per te che sei cristiano: Non tralasciare, domani, di occupare il 'tuo posto' accanto ai fratelli e di fronte a Gesù, nell'Eucaristia della Domenica. Ciao!

don Angelo

Vangelo secondo Luca 14,1.7-11

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

I PRIMI POSTI

Non per ipocrisia e per ottenere poi un complimento compiaciuto, ma per serena umiltà: non occupare i primi posti. I primi posti li dà la vita, dove la Provvidenza dona la possibilità di vivere, amare, lavorare: lì dove sei, nella salute e nella malattia, nel riposo e nel lavoro. I primi posti non si ottengono sgomitando: non offrirebbero felicità. Si ottengono nel cuore di Dio e anche nel cuore dei fratelli: quel tanto che basta per continuare a rispondere ogni giorno alla propria vocazione.

Oggi ore 21 leggiamo il Vangelo insieme in Cattedrale

Vangelo secondo Luca 14,1-6

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa.
Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.
Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.

ESPERIENZA DIRETTA

Questa volta è Gesù stesso a prendere l’iniziativa sulla questione del riposo del sabato. Egli non dà una spiegazione teorica, ma compie con decisione il gesto del miracolo: “Lo prese per mano, lo guarì, lo congedò”. Poi affronta di petto i suoi interlocutori, mettendoli di fronte a una situazione che potrebbe capitare a loro personalmente. Solo l’esperienza diretta conduce a una vera convinzione. Vale per ogni fatto della vita ed è il metodo della fede cristiana: Vieni e vedi!

Vangelo secondo Giovanni 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

APERTURA ALLA VITA

La nostalgia e la memoria che attraversano questa giornata – in chi ha la possibilità di considerarla realmente – vengono attraversate dall’annuncio della Parola di Dio nella liturgia della Chiesa: Dio ci ha creati per la salvezza totale, fino alla risurrezione del corpo. Oggi possiamo dunque rinnovare la nostra fede in Gesù risorto e la nostra speranza, che ci permettono di vivere più degnamente, mentre la preghiera e la carità accompagnano i nostri cari all’incontro con il Signore.