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Vangelo secondo Luca 9,18-22

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

COLUI CHE VIVE

La questione dell’identità di Gesù, intravvista da molti e riconosciuta da Pietro a nome degli apostoli, ci viene ripetutamente presentata dagli Evangelisti nella liturgia di queste settimane. In realtà la domanda di Gesù ci percuote ogni giorno, perché ogni giorno e ogni momento siamo chiamati a riconoscerlo e testimoniarlo, superando incertezze, delusioni, sprofondamenti della fede. Chiediamo la grazia di riconoscere il Gesù vero, colui che muore rifiutato, risorge il terzo giorno ed è presente nella nostra vita.

Vangelo secondo Luca 9,1-6

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

PER INCARICO E CON LA FORZA DI GESU'

Come possiamo annunciare Gesù al mondo? Per incarico e con la forza di Gesù. La missione non si compie per interesse personale o per portare la nostra ‘civiltà’ e la nostra ‘cultura’. Il contenuto dell’annuncio è più grande di noi: è Gesù stesso. La salvezza non è opera delle nostre mani: i Dodici lo sperimentano per il potere che Gesù concede loro sui demoni e sulle malattie. Gesù li invia privi di ogni supporto umano, perché risplenda la forza del suo ‘mandato’.

Vangelo secondo Luca 8,19-21

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

LA FAMIGLIA DI GESU’

Maria e familiari vogliono raggiungere Gesù e trovano l’ostacolo della folla. Da questa folla stanno emergendo coloro che ‘ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica’: non solo discepoli, ma nuovi fratelli e sorelle e madre che vengono a costituire la sua nuova famiglia che non ha confini. Proprio Luca ha scritto all’inizio del suo Vangelo che Maria, la Madre di Gesù, è diventata Madre di questa famiglia, avendo risposto all’angelo Gabriele: “Accada secondo la tua Parola”.

Vangelo secondo Luca 8,16-18

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

UNA LUCE DIFFUSA

Gesù ci dona se stesso e la sua parola che illumina la vita, affinché la sua luce illumini tutti coloro che entrano nella stanza del mondo. Non una dottrina segreta, da iniziati o da specialisti, ma una sapienza di vita. L’evangelista Luca lo dice anche nella prospettiva della missione della Chiesa dei primi tempi che attraverso gli apostoli e tanti cristiani diffondeva la luce del Vangelo e annunciava la salvezza di Cristo a tutti i popoli della terra, senza remore e senza esclusioni.

Vangelo secondo Marco 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

UNA NUOVA PROSPETTIVA DI VITA

Guardare ogni giorno Gesù come Messia che dona la vita, apre una nuova prospettiva. In famiglia, nel lavoro, nella scuola, nella vita sociale cambia la prospettiva: viviamo non per il nostro tornaconto e la nostra comodità, ma per una missione che il Signore ci affida. Siamo padri e madri, educatori e compagni di strada nell’ambiente in cui viviamo: testimoniamo la gioia di servire il Signore nei fratelli che incontriamo, tenendoci liberi dalla pretesa di risultati e gratificazioni. La nostra ricompensa è l’amicizia del Signore Gesù.

Vangelo secondo Matteo 9,9-139,9-13

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici’. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

LA CHIAMATA

Quale grazia più grande dell’incontro con un uomo che ti sveglia dall’abitudine e dal torpore e ti chiama a seguirlo per una via più grande e più vera? Ci domandiamo spesso come ha fatto Matteo ad alzarsi subito per seguire Gesù. Domandiamoci anche cosa aveva in cuore quale inquietudine, quale desiderio e domanda. Nell’incontro con Gesù, risveglia in lui il guizzo di una intuizione: “Quest’uomo che mi chiama mi vuol bene. Affido a Lui il mio destino”. Una grazia che può ancora accadere.

Vangelo secondo Luca 8,1-3

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

UNA GRANDE COMPAGNIA

La Chiesa è una grande compagnia di persone che stanno con Gesù. La notazione dell’evangelista Luca è preziosa: non solo i dodici apostoli seguono Gesù, ma anche un gruppo di donne, quelle citate e ‘molte altre’ ‘ che li servono con i loro beni’. Fin dall’inizio il cristianesimo si presenta come un’amicizia con Gesù, che ci rende amici superando ogni barriera e coinvolgendo ogni tipo di persone. Nel tempo, la Chiesa vive quando diventa un’amicizia coinvolgente che si dilata. Un miracolo che ancora permane.

Vangelo secondo Luca 7,36-50

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

IL PROFUMO DELLA DONNA PECCATRICE

Questa scena è uno spettacolo di vita e amore, come solo una donna ha la grazia e l’ardire di compiere. L’audacia di entrare in un convito di soli uomini; lacrime, baci, profumo. Il fariseo, e tanti altri con lui, si scandalizza. Il cuore e l’intelligenza di Gesù sono più grandi, e l’amore manifestato a Gesù da quella donna ottiene il perdono dei suoi molti peccati. E’ il gioco della grazia: un dono gratuito che Dio concede a chi riconosce e ama Gesù.

Vangelo secondo Luca 7,11-17

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

“NON PIANGERE”

La com-passione per quella donna sospinge Gesù a far ritornare in vita il ragazzo morto. Gesù non programma i miracoli, nè li fa per ‘dimostrarsi’ grande o bravo. Egli reagisce agli incontri, si lascia provocare dagli avvenimenti cercando il bene di tutti coloro che trova sulla sua strada. I suoi interventi straordinari diventano segno e promessa di una salvezza definitiva che Gesù potrà ottenere per tutti attraverso la sua morte e risurrezione.