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Vangelo secondo Matteo 8,1-4

Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

UOMINI LIBERI

Scendiamo con Gesù dal monte delle beatitudini e continuiamo a guardare il Signore mentre si muove e incontra le persone. Il lebbroso che lo avvicina permette a Gesù di realizzare quello che ha annunciato. Non solo quell'uomo viene guarito dalla lebbra, ma viene riammesso nella comunità e liberato dalla impurità legale. Gesù toglie le barriere esteriori e interiori. Rende gli uomini liberi di affrontare la vita, come figli riconosciuti e amati, come fratelli che si riconoscono e si accolgono.

Vangelo secondo Matteo 16,13-19

in quel tempo, Gesù, giunto nella regione di cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «la gente, chi dice che sia il figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

IL FONDAMENTO DELLA FEDE

Un passaggio sorprendente: Gesù edifica la Chiesa sul fondamento che è Pietro, e a lui affida i suoi stessi poteri, ratificati anche in cielo. Pietro è un uomo ardente e pieno di fede, che tuttavia si lascia sballottare da personali contraddizioni e dalle circostanze, com’è documentato nei Vangeli e negli Atti. Gesù non punta sulla coerenza morale, ma sulla fede di Pietro e sul suo amore. Accade lo stesso nella scelta di Paolo e degli altri seguaci. La fede e l’amore a Cristo sono fondamento della Chiesa e principio di nuova moralità.

 

LE PAROLE VIVE 

Continuano a soffiare all'orecchio le parole del Generale dei Gesuiti, padre Sosa, nelle quali si afferma che - non essendoci i registratori ai tempi di Gesù – ‘come facciamo a sapere le parole esatte che lui ha pronunciato?’ Ben per noi che a quei tempi non esisteva la tecnologia e tutto era affidato ai sensi e al cuore delle persone. Le parole di Gesù non ci sono arrivate nella precisione formale di un registratore, ma nell'intensa vibrazione che hanno suscitato negli ascoltatori. Gesù aveva degli amici: un Dio con amici cari che lo seguivano. ...continua a leggere "Vangelo in diretta"

Vangelo secondo Matteo 7,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

L'ALBERO E I FRUTTI

La società commerciale produce più rifiuti che frutti. Gli involucri che avvolgono i prodotti che comperiamo sono da buttare, e tra qualche tempo butteremo anche il prodotto acquistato. Dove sono i frutti generati, a loro volta capaci di generare altri frutti? Il ciclo virtuoso mostra la positività della vita di ciascun essere e dell'intera creazione. Allo stesso modo, le piante cattive generano frutti cattivi. Possediamo il buon discernimento per giudicare e per scegliere.

 

Vangelo secondo Matteo 7,6.12-14
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

Un TESORO DA CONDIVIDERE
Ci è stato consegnato il tesoro prezioso dell'amicizia con Gesù. Un tesoro che non va buttato ma piuttosto condiviso con tutti. Di che cosa possiamo essere più grati, se non del dono della vita e del dono della fede? Potessimo vivere la regola d'oro: donare ad altri questi beni preziosi che sono stati donati e continuamente vengono donati a noi. Doni gratuiti: e tuttavia per conservarli occorre ogni giorno passare per una porta stretta che ci apre al panorama più bello e gustoso.

Vangelo secondo Matteo 7,1-5

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

L'UNICO GIUDICE

Si sente dire talvolta che il monoteismo genera dittature. Sarebbe più giusto dire che l'unico Dio ci fa tutti fratelli e genera vera uguaglianza tra gli uomini. Fino al punto che nessuno può ergersi a giudice dell'altro. Abbiamo già Colui che ci giudica tutti, e al quale ci affidiamo per un giudizio di misericordia. Gesù taglia via ogni presunzione e ogni sentimento di superiorità e ci sospinge a vivere lieti e grati come figli e fratelli.

 

Vangelo secondo Matteo 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

LA LIBERTA’ DEI FIGLI

Le convenzioni bloccano l’anima. Intorno a noi, tutti vogliono che corrispondiamo a un’immagine prestabilita e imposta dall’andamento generale. Parlare, vestire, ragionare, vivere secondo il fiume che attraversa città e invade paesi, penetra nelle ossa e condiziona il cervello. Figli del mondo o figli di Dio? Quanto vale un figlio per un Padre? Sappiamo di valere più di due passeri e perfino i capelli del nostro capo sono contati, da uno a diecimila. Siamo figli desiderati, amati, custoditi: da quando veniamo concepiti fino a quando diventiamo vecchi e inabili. Niente va perduto di quel che siamo e di quel che viviamo, il dolore o la gioia, l’incomprensione o il successo. "Due passeri non si vendono forse per un soldo? Non abbiate paura, voi valete più di molti passeri" dice Gesù. Siamo figli di Dio, ricchi dei suoi beni e fervidi per un desiderio di bene. Capaci di guardare, accogliere, sorridere. Domandiamo la grazia di amare la vita e di mantenere la libertà della fede, nel cuore e davanti agli uomini. Forse qualcuno ci riconoscerà e anch’egli verrà riconosciuto come figlio. Fedeltà e fiducia: il dono di grazia è più grande.

Vangelo secondo Luca 1,57-66.80

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

UN BAMBINO

Occorre sempre che nasca un bambino. Il mondo ricomincia sempre da una nascita. Chi accoglie il bambino - genitori, parenti e amici - viene provocato a un sussulto di novità e a uno slancio di rinnovamento. Un bambino apre una nuova strada. Giovanni Battista apre la porta al vero Uomo Nuovo che entra nel mondo, e ne annuncia la venuta. La novità invade il mondo quando la vita viene posta a servizio di Colui che ha la forza e la grazia di salvare ogni uomo.