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L’ECO DEL PELLEGRINAGGIO 

Gli amici sorprendono. Anche chi non partecipa al Pellegrinaggio notturno Macerata-Loreto ne riceve il riverbero. Soprattutto chi lo vive per la prima volta ne parla con cuore nuovo: la Messa all'aperto nell'erba verde del campo sportivo, i nuovi canti, la compagnia di anziani e di tanti giovani che ti fanno arrivare alla casa di Maria sfinito e contento. Sembrava di non arrivare mai a vedere l’immagine desiderata; all'alba, scorgendo il profilo della cupola della Basilica, pareva fatta; ecco invece l'infinito saliscendi delle ultime colline. La prossima volta converrà arrivare ultimi, per indugiare nella casa di Maria senza dover lasciare in fretta il posto agli altri che sopraggiungono. All'altare di Maria ci si prenota per il prossimo anno. ...continua a leggere "Macerata-Loreto: raccontano gli amici"

Vangelo secondo Matteo 5,27-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

UN BENE PIU’ GRANDE

Perché sono così dure le parole di Gesù? Sono dure per arrivare alla verità della persona, cioè al suo cuore. Ogni peccato, assai prima di esprimersi in un'azione esteriore, fermenta nel profondo del cuore umano. Con determinazione Gesù ci invita a salvaguardare il nostro vero bene. Usa un linguaggio paradossale: taglia, getta via. Quante volte nella vita sperimentiamo che vale la pena perdere un piccolo bene, al fine di salvaguardare o guadagnare un bene sicuramente più grande?

 

I cristiani vivono la festa del Corpus Domini.
Ecco come:
A Chioggia, questa sera alle ore 20 il vescovo Adriano con i sacerdoti della città celebra la Messa.
Subito dopo, cioè verso le ore 21, inizia la Processione Eucaristica.
Il Pane consacrato è Gesù che ci accompagna lungo il Corso di Chioggia, fino a Vigo, arrivando alla fine nella Chiesa di Sant'Andrea.
Faremo ala al Signore con le lampade accese. I ragazzi - alcuni con la vestina bianca - getteranno petali di fiori al passaggio dell'Eucaristia.
Quella del Corpus Domini è l'unica grande processione prescritta dalla liturgia della Chiesa.

Vangelo secondo Matteo 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

LA VERA GIUSTIZIA

Com’è la giustizia dei farisei? Esteriore, formale, finta. E la giustizia che Gesù chiede? Quella che converte il cuore fino ad amare l’antipatico e il nemico. Non puoi considerarti a posto perché fai un’offerta in Chiesa o dai una moneta a un povero. Piuttosto, compi un passo di riconciliazione e di pace verso un fratello che ti guarda male. Com’è possibile? Solo il dono di Dio Padre, umilmente domandato e docilmente corrisposto, apre la strada alla conversione e dona l’energia della misericordia.

 

Vangelo secondo Matteo 5,17-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

LA LEGGE CHE CI COSTITUISCE

Cos’è la Legge, se non l’espressione della struttura creata da Dio? Persona, uomo e donna, famiglia, la società nella sua costituzione fondamentale: con tutte le varianti delle varie culture, ma con l’inevitabile configurazione determinata dall’origine, per cui un sasso è un sasso, un animale è un animale, una persona è una persona. Si può sovvertire questo ordine? Lo si può solo portare a compimento, realizzandolo secondo tutte le sue potenzialità. Per questo il Figlio di Dio è diventato Figlio dell’Uomo.

Giovanni, sei vissuto pochi attimi e guarda quanto amore hai saputo generare

Si sono svolti ieri i funerali di Giovanni, il neonato buttato dal balcone dalla madre a Settimo Torinese. La sua esistenza non è stata inutile, come ricorda MONICA MONDO

13 GIUGNO 2017 MONICA MONDO

La madre non c’era, ai funerali del piccolo Giovanni. Morto dopo i primi respiri, chissà se ha avuto il tempo di un pianto. Chissà se ha aperto gli occhi, se ha visto sua madre avvolgerlo in un panno e gettarlo giù dalla finestra. Chissà cosa passa nella mente di un neonato che agonizza, in mezzo alla strada, al buio, chissà se si è reso conto del tempo, e quanto tempo è passato, prima che mani pietose lo raccogliessero e cercassero di tenerlo stretto alla vita. Se l’imprinting conta anche per le persone, il piccolo deve aver sentito tanto amore, intorno a sé, dopo il gelo di quello strappo da un ventre che non voleva riconoscerlo, non aveva messo in conto il suo essere.

La madre guardava da quella finestra, mentre i soccorsi increduli e inorriditi accorrevano su quel marciapiede, via residenziale di Settimo, periferia di Torino. Non è nemmeno la storia usata di qualche donna sbandata - un’immigrata, una zingara, avrà pensato la gente - perché la madre, poi sentita e spinta a confessare dalle forze dell’ordine, è italiana, lavora, ha un’altra figlia, e come niente fosse dopo il parto segreto si è preparata per portarla all’asilo. Follia? Forse. O forse il male, che è così banale da insinuarsi nei barlumi di pensiero di una madre, e renderla un’assassina.

Avrà pensato: è mio, l’ho fatto io, ne faccio quel che voglio. Non lo voglio, lo butto via. Purtroppo, è quel he capita in tanti ospedali, prima ancora che i neonati vengano alla luce. E a nessuno viene in mente di parlare di assassinio. Forse la madre di Settimo è una donna disturbata, forse è sola, disperata, forse. Quante donne lo sono, e trovano conforto e sostegno. Possiamo giustificare qualunque atto di morte, se proprio ci impegniamo, senza esserne convinti, senza accantonare l’amaro di una narrazione che ci sembra incompleta e ingiusta, irragionevole. È più semplice credere a un Male così potente da obnubilare la ragione, e renderci belve, incapaci di pietà e cuore, concentrati solo sul nostro prorompente egoismo, che ci fa schiavi. Non lo voglio, lo butto. Poteva pensarci prima, avranno pensato in tanti, l’aborto è legale. Senza riflettere che sarebbe stata la stessa identica cosa.

Ma la morte di Giovanni non è stata vana, e le parole del sacerdote che ha celebrato la Messa funebre per lui suonano così nuove e cariche di speranza, di tenerezza. Giovanni, ha detto a una chiesa piena di popolo, commosso e attonito, il tuo nome è scritto nel cielo. Non importa se non te l’hanno dato i tuoi genitori, ma ti è stato donato da sconosciuti padri e madri che ti hanno trasmesso il loro bene, e affidato al santo protettore di Torino. Giovanni, sei vissuto pochi attimi, e guarda quanto amore hai saputo generare, intorno alla tua esile vita. Guarda, piccolino, dal cielo dove certo vedi la gloria e godi la vita piena, come sei riuscito a far piangere, pensare, muovere gli animi induriti; quante domande ci metti in testa, quanta pena e partecipazione.

Non ci sono parenti, in chiesa, che preghino per te. Non hai parenti, ma tutta la comunione dei santi è con te. Quelli lassù, dovunque sia il lassù da cui ci guardi. E quelli quaggiù, che hanno pregato intorno alla tua bara bianca coperta di fiori, e hanno portato pure i loro bambini, senza aura di contaminarli con la morte. Giovannino, tu mostri a un pezzo di mondo di borgata, e da qui a tanti che leggono la tua storia, che nessuna vita è inutile o sprecata. Tu hai un compito grande, vegliare sula tua sorellina, che nulla ha saputo di te. Non ha accarezzato una pancia accogliente, trepidando per vederti in viso. È rimasta sola, una mamma in carcere, inconsapevole, indifferente, per ora. Si capirà se per pazzia o durezza. Ma tu puoi pregare anche per lei, per questa madre che si è dimenticata di te. Ricordandoci che abbiamo una Madre e un Padre che di noi non si scordano mai.

Se il male è orrendamente banale, e sfonda ogni giorno la nostra serenità, il bene non lo è mai: il bene è stupefacente, si irradia, apre, genera lacrime e sorrisi, e forza. Chissà che quella comunità stordita grazie a te non si stringa intorno a quel bravo parroco, cogliendo nelle sue parole la grazia di una fede che trasforma gli uomini e vince la morte. Grazie di esserci, prega, e perdona

Vangelo secondo Matteo 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

SALE E LUCE

Il sale e la luce che abbiamo ricevuto, sono per dare chiarore e sapore alla nostra vita e a quella delle persone che ci vengono affidate: figli, amici, colleghi, e chiunque le circostanze e la nostra vocazione ci facciano incontrare. E’ bellissimo poter riscontrare che la vita di certi grandi santi – come Antonio di Padova – continua a irradiare questa luce e a diffondere questo sapore. Continuano così l’incarnazione di Gesù e la sua opera di salvezza per il mondo.

 

Vangelo secondo Matteo 5,1-12

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».

LA STRADA DELLA BEATITUDINE

Dopo le feste pasquali e dopo la domenica della Trinità, riprendiamo il cammino dal primo grande discorso di Gesù nel Vangelo di Matteo. E’ l’annuncio di una felicità che viene donata a tutti coloro che sulla terra - poveri, afflitti, miti, affamati di giustizia, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati, insultati - attendono un riscatto non dalla potenza umana, ma dal Regno di Dio che viene attraverso Gesù. La felicità percorre la via che dal cuore di Cristo arriva al cuore dell’uomo.

 

Vangelo secondo Giovanni 3,16-18

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

IL VOLTO DI DIO

Come è fatto Dio? Possiamo scorgere il cielo di Dio camminando per le vie della terra, come quando osserviamo le nuvole muoversi sotto la luna in una serata dopo il temporale. Dio ci permette di vedere il cielo dalla terra. Nel grande mare e nel minuscolo insetto, nelle stelle della notte e nei pianeti che splendono al mattino, nei sentieri delle galassie che percorrono lo spazio senza confini, avvertiamo con un brivido l'immensità di Dio. Ma Dio non è soltanto immenso ed eterno. Nel Figlio eterno che cammina per i sentieri terreni e ama con il nostro cuore, scopriamo che Dio è intelletto e amore. Attraverso il Figlio riconosciamo Dio Padre e gustiamo l'amore dello Spirito Santo che entra nel cuore degli uomini. L'acqua dell'infinito oceano di Dio non ci sta nella nostra conchiglia, ma ne percepiamo il fascino e ne gustiamo l’attrattiva. Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Unigenito Figlio, che ha aperto i cieli e ha mostrato il volto del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Un solo Dio in tre persone.